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Famiglie Cooperative: un anno di moderata soddisfazione

Nonostante il momento di crisi generalizzato, nel 2011 le cooperative di consumo hanno mantenuto invariata la quota di mercato

Nonostante il momento di crisi generalizzato, nel 2011 le Famiglie Cooperative hanno mantenuto invariata la quota di mercato.
Il fatturato delle 76 società (e dei 368 punti vendita) ha raggiunto i 338 milioni 417 mila euro (+2,90% nel confronto con lo stesso dato di dodici mesi prima).
 
E’ quanto è emerso, oggi pomeriggio alla sala della Cooperazione, durante il convegno di settore del consumo, occasione di analisi, incontro e confronto tra chi è impegnato ogni giorno a servizio dei consumatori.
Al tavolo della presidenza: Diego Schelfi, presidente della Cooperazione Trentina, il suo vice per il settore consumo, Marina Mattarei, il direttore generale della Federazione Trentina della Cooperazione, Carlo Dellasega, e il responsabile del Settore Famiglie Cooperative della Federazione Giuseppe Fedrizzi.
 
Anche i punti vendita periferici (e non solo le grandi superfici) hanno fatto segnare buoni risultati. Sostanzialmente si acquista spesso e tutti i giorni perché il consumatore, socio o cliente, ha compreso l’importanza di avere un negozio sotto casa, un negozio di vicinato.
«La cooperativa non è solo uno strumento pratico – è stato detto – ma, in un tempo di difficoltà, è anche e soprattutto un ideale, un modo di essere tra la gente, una modalità di fare comunità.»
 
Attenzione particolare è stata riservata alle vendite promozionali che hanno soddisfatto al meglio e concretamente le esigenze della clientela. Il costo del personale, dopo tre anni di costante crescita, ha fatto segnare una leggera flessione.
«Non sostanziale nei numeri – spiega Fedrizzi - ma nel significato perché indica un’inversione di tendenza pur alla luce del rinnovo del contratto nazionale.»
 
Famiglia Cooperativa è sinonimo di realtà commerciale al passo con i tempi.
Sono stati 16 i milioni di investimenti (e 50 nel triennio 2009-2011) che hanno permesso di ampliare e modernizzare le strutture di vendita.
 
Non sono restyling ma anche aperture che hanno permesso di aumentare la capillarità di azione di questo modello commerciale a servizio dell’intero territorio trentino.
«Anche la parte finanziaria esprime numeri positivi – aggiunge Fedrizzi – Nonostante un aumento dei tassi di interesse per il costo del denaro, il saldo fra oneri e proventi finanziari è attivo.»
 
 La funzione sociale e il ristorno
La prima viene espressa nei duecento piccoli punti vendita che, in altrettante località, rappresentano l’unico servizio commerciale.
A beneficiarne sono oltre 104 mila persone.
«E’ un onere ma anche un onore – conclude Fedrizzi – Onere perché è un punto vendita che rappresenta un peso economico. Un onore perché riflette nel concreto la funzione sociale, elemento distintivo della cooperazione di consumo.»
Il secondo, invece, è uno strumento adottato da un nutrito gruppo di Famiglie Cooperative.
Nel 2011 sono stati «ristornati» ai soci sotto forma di buoni acquisto ben 700 mila euro.
Come dire: la fedeltà premia.
 
 Controllo di gestione
Nuova funzione a cui è stato dedicato un collaboratore a tempo pieno.
E’ stato sviluppato, in partnership con l’Osservatorio della cooperazione di consumo trentina, uno strumento attraverso il quale le Famiglie Cooperative possono monitorare costantemente la propria azienda.
Invece, all’indirizzo internet www.cooperazionetrentina.it, si possono consultare utili report sui dati di bilancio, analisi economiche, finanziarie e altre informazioni come il numero di soci, dipendenti.
 
 Unificazioni
Altro tema toccato durante i lavori del convegno appartiene alle aggregazioni. Le motivazioni per creare realtà di dimensioni maggiori sono più di una: capacità di produrre reddito e di patrimonializzarsi, darsi una organizzazione efficiente, investire nell’innovazione e nel miglioramento della rete di vendita, investire nella formazione di dipendenti e amministratori, razionalizzare l’utilizzo delle risorse umane, essere competitivi, presidiare il territorio e contrapporsi alla concorrenza, realizzare economie di scala, disporre di una rete di vendita che comprenda anche negozi in grado di garantire una buona redditività.
Obiettivo: dare un significativo contributo al territorio servito e ai consumatori.
 
 La socialità
Il tema è stato sviluppato dalla vicepresidente della Federazione, Marina Mattarei.
«La socialità è la Famiglia Cooperativa – ha detto – e il socio è la figura centrale della cooperativa.»
Ha poi elencato una serie di iniziative indirizzate ai soci e a chi sceglie di fare il proprio ingresso nella base sociale di una Famiglia Cooperativa.
Ad esempio il colloquio istituzionale con il nuovo socio per fargli capire cosa significa farsi ed essere socio di una cooperativa di consumo.
Non solo un vantaggio economico ma molto di più.
Oppure consegnargli la «Carta dei Valori» e il distintivo della Cooperazione che rafforzi il suo senso di appartenenza. Ma anche le visite agli organismi centrali della Cooperazione Trentina.
Oppure la produzione di iniziative di comunicazione che raccolgano le testimonianze di soci, amministratori e collaboratori utili a fare memoria storica ma anche a trasmettere un messaggio di come la Famiglia Cooperativa sappia essere buona impresa ma soprattutto buona cooperativa.
 
 Il dibattito
Tra gli altri hanno preso la parola il presidente di Sait, Renato Dalpalù e il presidente di Federconsumo, Pierluigi Angeli.
Dalpalù ha ringraziato la squadra della Federazione Trentina della Cooperazione nel suo complesso per il prezioso e costante ruolo di collaborazione, fondamentale per fare squadra sempre nel rispetto dei ruoli e delle funzioni.
Angeli, da parte sua, ha evidenziato l’importanza di fare sistema.
«Se non riusciamo a fare sistema – ha evidenziato - il sistema lo fanno gli altri.»
Ha poi ricordato che il 32% del consumo in Italia è consumo cooperativo.
«Identità del socio, senso di appartenenza perché solo così potremo vincere le sfide future, un movimento unico e coeso in tutte le sue componenti» sono stati messi in luce nelle parole di Diego Schelfi, il presidente della Cooperazione Trentina.

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