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La bellezza plastica della Forra di Ponte Alto

Scheda storico scientifica di una gola millenaria scavata dalle acque del Fersina

La Forra di Ponte Alto val bene una visita: alle porte di Trento si apre una gola millenaria scavata dalle acque del torrente Fersina che fin dal 1500 ha visto l’uomo impegno nella lotta impari di imbrigliare l’impeto della natura con opere di ingegneria idraulica. Nel tempo questo connubio riuscito tra natura e uomo ha garantito alla Città del Concilio sicurezza dall’impeto delle acque alpine, energia elettrica e acqua.
Questo breve viaggio intende restituire il legame ed il fascino di un luogo presente nella memoria della città ma a molti ancora sconosciuto.
 
 Uno straordinario monumento naturale 
Un tempo il Torrente Fersina, dopo aver percorso la Val dei Mocheni, si dirigeva verso sud-est lungo la Valsugana e confluiva nel Lago di Caldonazzo.
Circa 7000 anni fa i detriti depositati dai ghiacciai, in ritiro dopo la fine dell'ultima glaciazione, si accumularono nella piana di Pergine creando una «diga» che costrinse il Fersina verso ovest, nel suo corso attuale.
Il torrente ha quindi dovuto farsi strada erodendo strati di rocce calcaree depositate nel corso di ben 140 Milioni di anni (perlopiù Scaglia Rossa), fino a creare una forra profonda un centinaio di metri, oggi conosciuta come Orrido di Ponte Alto.
In molti punti l’incisione si restringe in modo impressionante, tanto che non si riesce a vederne il fondo. Scendendo nella forra ci si immerge in un mondo cupo e ombroso, saturo di umidità.
Qua e là, su qualche balza, crescono gli ultimi alberelli e isolati esemplari di tasso, miracolosamente abbarbicati.
Sulle pareti strapiombanti, fradice per lo stillicidio, crescono rare felci, con lunghe foglie verdissime e lucide. Incuranti del frastuono prodotto dal torrente vorticoso, il merlo acquaiolo e la ballerina gialla fanno la spola in cerca di cibo tra gli spruzzi incessanti.

 Un pezzo di storia dell’ingegneria idraulica 
Alla bellezza naturale dell’Orrido si unisce la presenza di una delle più antiche opere di sistemazione idraulica d'Europa, la cosiddetta «Serra di Ponte Alto», realizzata per volere del Principe Vescovo di Trento Bernardo Clesio nel 1537.
Si tratta di uno sbarramento che intercetta il materiale solido trasportato dal torrente Fersina, per evitare che possa raggiungere la città di Trento causando esondazioni.
La costruzione originale della Serra era costituita da una struttura in legno e raggiungeva la ragguardevole altezza di circa 20 m.
Più volte demolita dalla furia delle acque, dopo innumerevoli rifacimenti e consolidamenti il suo aspetto attuale è legato all'ultima ricostruzione eseguita nel 1850 dall'Impero austro-ungarico con grossi conci squadrati in pietra: ha uno spessore di 6 metri alla base e un’altezza di 43 metri circa.
 
L'enorme struttura risulta interrata per circa i 2/3 dell'altezza totale per effetto del deposito alluvionale formatosi in seguito alla realizzazione di una Controserra denominata «Madruzza», posizionata 80 m a valle della Serra al fine di stabilizzare l'alveo a valle dell'opera e di altezza pari a circa 41 m.
Queste due opere di regimazione danno luogo a due spettacolari cascate, una delle quali può essere ammirata da vicino scendendo una scala a chiocciola scavata nella roccia.
Presso Ponte Alto è presente anche un bacino artificiale costruito per alimentare la centrale di Ponte Cornicchio, situata in centro città: entrò in funzione il 6 maggio 1889 e fu la prima centrale idroelettrica dell'Impero austroungarico e una delle prime al mondo. L’acqua del bacino viene convogliata al «Vascone» di S. Donà, a monte della forra: da qui un tempo una condotta forzata raggiungeva direttamente Ponte Cornicchio, con un salto di 86 metri. Nel 1993 la centrale è stata spostata all'altezza di S. Donà, presso Ponte Lodovico.
A Ponte Alto sono presenti anche alcuni pozzi dell'acquedotto di Trento, che rifornisce la città e i sobborghi. Delle condotte in roccia portano l’acqua fino alle vasche di accumulo delle Laste e di Via Venezia.
 
 Una romantica attrazione turistica 
La Cascata dell’Orrido di Ponte Alto è stata una delle prime attrazioni turistiche della città di Trento.
Decine di splendide cartoline di inizio secolo raccontano il fascino romantico dell’orrido e la forte attrazione che esercitava sui primi turisti che scoprivano il Trentino.
Fino alla chiusura per motivi di sicurezza, negli anni Ottanta, era gestito dalla famiglia Tomasi, proprietaria della villa che dà sulla forra.
I Tomasi stessi si fecero carico di rendere accessibile il sito, costruendo il percorso di visita. Negli ultimi anni il degrado delle strutture aveva però reso impossibile un accesso in sicurezza.
Nel 2015 il Servizio Bacini montani della PAT ha progettato un intervento di manutenzione straordinaria degli accessi che ha previsto il completo rifacimento del percorso nella parte prospiciente la forra.
Sono stati realizzati due nuovi poggioli di affaccio alle cascate e un camminamento a sbalzo coperto da una struttura paramassi.
I recenti lavori consentono oggi l’accesso all’Orrido e restituiscono alla Città di Trento uno dei luoghi più suggestivi.

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