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Roberto Stanchina: «Ex Italcementi? Stiamo perdendo il treno»

L’Assessore comunale per le politiche economiche e turismo protesta per l'immobilismo strategico in una città da tempo proiettata al futuro

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È un fiume in piena Roberto Stanchina, assessore con delega per le politiche economiche ed agricole, tributi e turismo del Comune di Trento.
Era intervenuto alla presentazione dell’ultima fiera ospitata a Trento Fiere e gli avevamo chiesto di fare il punto della situazione sullo stato del nuovo centro polifunzionale che dovrà sorgere a Piedicastello e ospitare anche il centro espositivo della città al posto dell’attuale location di via Briamasco, che passa all’Amministrazione Universitaria.
 
«Trento è in notevole ritardo rispetto a un tema oggi di estrema attualità, strategico per l'indotto economico, quello artistico e quello congressuale.
«Stiamo perdendo terreno rispetto a Bolzano e all'Alto Adige che, grazie alle aperture verso nord, attrae investitori e interessi economici grazie alla sua visione per la predisposizione di una città del futuro.
«Stiamo perdendo terreno rispetto a un territorio altoatesino che riscopre e riapre luoghi come l'ippodromo di Maia per fare tanto altro, molto altro.
«Luoghi che anche da noi ci sono: aeroporto ad esempio, o l'ormai obsoleto stadio Briamasco che potrebbe regalare le ultime soddisfazioni di pubblico… in attesa (forse) della nuova struttura.»
  

 
Mi riferivo al centro espositivo, ma vedo che la problematica è più estesa…
«È strategica e abbiamo già perso troppo tempo. Oggi dobbiamo avere il coraggio di non parlare più di mono-funzioni e di comparti stagni, ma di aprire i luoghi alle più svariate utilità, per rientrare degli investimenti fatti, per mantenere gli investimenti. Affitti per eventi a terzi vuol dire aumentare le entrate immobiliari e pensare così finalmente non solo a ridurre le spese... O limitarsi alla manutenzione.»
 
Cos’è che manca in maniera più urgente alla città di Trento?
«Premetto che quello che le dico non sono parole astratte di un avvio di campagna elettorale, ma fatti tangibili con esempi ben noti. Ce lo dicono i nostri eventi, troppo spesso a numero chiuso per mancanza di spazi, vedi il Festival dell'Economia o il Festival dello Sport, dove in alcuni momenti troppa gente rimane con il naso per aria accontentandosi di un grande schermo per seguire l'uno o l'altro relatore di richiamo internazionale.
«Ma ce lo ricorda la quasi totale assenza dei grandi nomi della musica o dello spettacolo che a causa della limitata proposta (la massima capienza è data dagli ottocento posti del nostro caro Centro Santa Chiara - e meno male che c'è) rinunciano o evitano addirittura le date in Trentino perché non disponiamo di un minimo dignitoso.»
 
In effetti, anche al Festival dello Sport sono venute migliaia di persone da tutta l’Italia per partecipare ai vari interventi. Ma sono più le persone che sono state costrette a rimanere fuori di quelle che hanno potuto entrare nelle sale.
«Ma si rende conto che se la Cassa Rurale di Trento vuole fare un’assemblea non sa dove convocarla?
«Si vogliono inventare tensostrutture provvisorie costose e a volte molto difficili da posizionare e allestire, ma soprattutto poco funzionali e spesso poi carenti di logistica per parcheggi e raggiungibilità.»
 
Ma cos’è che si è fermato a Piedicastello?
«Non si è fermato, ma non ci si rende conto nell’urgenza di queste opere. La questione Ex Italcementi è diventata delicata perché è molto più che una partita immobiliare. Ed è anche molto di più di un protocollo di intesa tra enti.
«Quell'area è respiro e futuro per la città. È il vero e unico spazio strategico di Trento e per questo va sviluppato in funzione di un sistema economico e sociale che guardi non oggi o domani, ma il futuro della città perché non ci saranno altri spazi a disposizione per andare oltre le mura e aprire il nostro territorio al contesto nazionale ed europeo.
«Non è concepibile che un capoluogo di provincia, sempre più fulcro attrattivo di gradi eventi, ritardi pesantemente la realizzazione di un'area che definire strategia è fortemente riduttivo.»
 

 
Vista l’importanza strategica, forse vogliono pensarci su?
«Non mi si dica che la fretta in amministrazione porta a disastri perché parliamo di un tema aperto dal 2012, con bozza di protocollo UniTn, Comune e Patrimonio del Trentino.
«Ma non capire l'importanza di generare indotto per gli imprenditori della città, in un momento economico pieno di fibrillazioni, è sintomo di una stanchezza amministrativa che va assolutamente combattuta.»
 
Il cambio di amministrazione provinciale ha affaticato i percorsi?
«Non voglio appellarmi a una rivoluzione politica in questo senso ma richiamare la nostra amministrazione cittadina - della quale faccio parte - a uno scatto di orgoglio preciso e doveroso, alla soglia dell'ultimo miglio. Quello in cui chi è in corsa deve dare il tutto per tutto.
«Il comparto Trento-Destra Adige può e deve diventare, forse assieme ad altri due temi strategici per il settore turistico e commerciale, un cavallo di battaglia che porti risultati in tempi stretti essendo ormai da troppo tempo in preda a tentennamenti e ritardi decisionali.
«La mia fermezza sul tema, mista di accorata arrabbiatura non è dovuta al semplice marchio d'autore, per dire un domani che io ho fatto questo (e in questo caso con autocritica direi che non ho fatto) ma parte dalla sicurezza che decidere adesso vuol dire far partire un volano positivo per tutti, che probabilmente ne innescherà diversi altri.»
 
Cos’è che andrebbe fatto in concreto?
«Non so come (questa è materia tecnica) ma in quel luogo la destinazione è nota: centro polifunzionale dove possano trovar posto esposizioni, eventi di spettacolo e concerti, congressi e assemblee con 4.000 posti a sedere (minimo per una città di 120.000 anime), uno spazio esterno che possa essere altrettanto grande per allestire anche l'esterno.
«E, va da sé, una mobilità per arrivarci per raggiungere la città degna di un luogo del futuro, con posti auto che sono vitali oggi per Trento e che a gran voce tanti chiedono da troppo tempo... Molti posti auto.
«Una passerella che congiunga l'area Ex Italcementi con sbocco su Via Verdi (800 metri da piazza Duomo).
«Un centro di ricerca, fiore all'occhiello della nostra provincia, un luogo di ritrovo per l'enorme risorsa che si chiama studenti e università per la nostra città, sia esso inteso come studentato o guardando anche più in là come luogo ricettivo educativo multifunzionale. Un luogo dove c'è vita e non dove si va a dormire.
«È un appello il mio al fare presto, per provare partire con la Trento di domani evitando di dover dire poi con amarezza… peccato, siamo arrivati tardi.»
 

 
Ci sono altri temi che richiedono la massima urgenza?
«Certo e ne ho parlato spesso. Si provi a pensare assieme a quanto sopra, ad avere un collegamento sostenibile con la nostra Trento Alta, il nostro giardino naturale, il nostro Bondone che tanto ha bisogno di destagionalizzare e di non essere solo visto come cenerentola sciistica…
«Con po' di fantasia (non ne serve troppa) si provi a immaginare lo spostamento dello stadio per far spazio a una ponderata espansione urbanistica. Lo stadio troverebbe posto in una delle aree militari smesse, inserito in contesto di sport a tutto tondo per più discipline...»
 
Trento Alta è esplosa negli anni dell’Amministrazione del sindaco Nilo Piccoli, poi è regredita pian piano fino a diventare, come dice lei, l’eterna Cenerentola. Perché non rilanciarla facendo la Funivia Trento-Vason?
«Io credo che ci sia ancora qualcuno che ha le stesse paure di un tempo. Legate ad una visione del nostro territorio ornai anacronistica!
«Mi spiego: la gente oggi si muove alla velocità della luce rispetto a quaranta-cinquanta anni fa, si permette brevi periodi più volte all'anno che per le famiglie di una volta, legate alle tre settimane delle ferie lavorative del papà non potevano permettersi di fare.
«Oggi moltissimi, cercano le maggiori esperienze possibili, concentrandole in un breve tempo, sia per le viste delle città che per godersi i luoghi di pace, soprattutto in montagna.
«Ecco perché il grande impianto potrebbe intercettare quella fetta di turismo che, in città o nei territori limitrofi, magari godendosi i numerosi b&b di qualità, avrebbero la possibilità anche, in tempo reale di recarsi in Bondone, l'inverno per una sciata o l'estate per godersi il fresco.
«Oggi andare in Bondone… se sei mordi e fuggi… è ancora troppo brigoso, è troppo lontano e con una strada che non è propriamente da marchio family, e i papà come me lo sanno benissimo cosa vuol dire avere un figlio che soffre di mal di macchina!
«Il rilancio e la funivia quindi non devono far paura e si deve capire, che il grande impianto potrebbe essere l'unica possibilità per destagionalizzare e godere del Bondone 365giorni l'anno.»
 
Con la funivia, d’inverno si andrebbe a sciare senza usare la macchina, d’estate si potrebbe andare a giocare a golf… Trento è l’unico capoluogo che non ha un campo da golf. Alle Viote ci starebbe benissimo: d’inverno fondo, d’estate golf. Che ne dice?
«Dico semplicemente quello che più volte ho detto, non serve pensare a chissà quale attrezzatura o infrastruttura, con un accordo con l'azienda forestale e con le Asuc, parlando con i vari privati che hanno i fondi in concessione, che ne trarrebbero anche vantaggio economico, si potrebbe pensare a uno sfalcio dei prati in maniera diversa, tenendo alcune aree magari a carico della Pro Loco più curate (i green?) e altre mantenendole con sfalci programmati più fitti sufficienti per giocare. «Minima spesa, massima resa e soprattutto... impatto zero.
«Attenzione, anche qui a non scadere nella polemica, nessuno ha mai parlato di impianti costosi ed esclusivi, perché tutti noi sappiamo che quelli sono economicamente insostenibili su alcuni territori!
«Qui si deve vedere un accordo misto, pubblico-privato. La Pro Loco appunto, che potrebbe avere la regia di gestione.»
 
G. de Mozzi

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