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Mattarella: «Chiara Lubich, si può essere forti solo se si è miti»

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione in onore di Chiara Lubich, nel centenario della sua nascita

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto, presso il Centro Mariapoli di Cadine, all’incontro: «Trento incontra Chiara», promosso nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari.

Nel corso della cerimonia, accanto agli interventi delle autorità, sono stati ripercorsi i tratti più significativi della figura di Chiara Lubich e sono state offerte alcune testimonianze.
La cerimonia si è conclusa con l’intervento del Presidente Mattarella.

Di seguito il servizio sull'intervento del Presidente Mattarella.


 
 Discorso del sindaco di Trento Alessandro Andreatta 
Rivolgo il benvenuto mio personale e della Città di Trento al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le dobbiamo un ringraziamento speciale per la Sua presenza tra noi oggi e soprattutto per la Sua capacità di essere sempre un prezioso punto di riferimento politico e morale, una guida autorevole e un'ispirazione per tutti i cittadini e in special modo per chi ha l'onore di lavorare nelle Istituzioni
Saluto tutte le autorità e tutti i presenti.
È per me davvero una gioia essere qui a celebrare una cittadina di Trento che ha dedicato la sua vita a un'ideale di cui il nostro tempo ha più che mai bisogno: l'ideale dell'unità. Nell'immediato dopoguerra, quando i cittadini d'Europa non avevano ancora smesso di chiamarsi nemici l'un l'altro, Chiara Lubich seppe guardare oltre i confini, le barriere politiche e linguistiche, le macerie della violenza e della vendetta, dei torti e dei risentimenti. Non è un caso che Chiara abbia maturato la propria vocazione alla fraternità a Trento, una città di confine, dilaniata dai conflitti del secolo scorso, ma anche spazio dell'incontro e del confronto, ponte e cerniera tra il Mediterraneo e l'Europa.

La ragazza che quasi ottant'anni fa si mise al servizio dei poveri continua ancora oggi a invitarci all'apertura, all’accoglienza, all’impegno per gli altri e con gli altri. Perché fin dall’inizio quella di Chiara non è stata un'esperienza personale, isolata, solitaria ma un impegno che si comprende solo se visto alla luce del paradigma della relazione. Per questo è importante parlare di Chiara e del movimento che si è creato attorno alla sua figura, di Chiara e degli amici che hanno condiviso insieme a lei un viaggio che ha unito nazionalità, fedi, culture. Di Chiara e del suo desiderio di dialogo con i vicini e anche con i lontani.
Di volta in volta, per lei il «tu» con cui relazionarsi sono stati il suo vescovo, le sue prime compagne o, per esempio, Igino Giordani, uno dei fondatori della nostra Repubblica nella Costituente e insigne studioso e scrittore. Il tu sono stati i fedeli di tutte le religioni, perché Chiara era convinta che ogni popolo, ogni cultura affondi le radici in una stessa, comune umanità.
Nasce da questa apertura totale la persuasione che la fraternità tra gli uomini non sia solo possibile, ma obbligatoria, come Chiara stessa ha ben spiegato in un discorso al Parlamento europeo: «Chiunque, da solo, si accinge oggi a spostare le montagne dell'indifferenza, se non dell'odio e della violenza, ha un compito immane. Ma ciò che è impossibile a milioni di uomini isolati e divisi, pare diventi possibile a gente che ha fatto della fraternità universale il movente essenziale della vita.»

Oggi siamo qui anche per provare a non tradire le consegne ricevute da una donna che è sempre stata nel cuore della Chiesa e nello stesso tempo alle sue frontiere, laddove pochi altri sono riusciti a spingersi. Una donna che, dalla sua posizione avanzata, ha saputo confrontarsi con tutti. Una donna profondamente credente che tuttavia condannava il proselitismo in quanto anticristiano: «Il proselitismo è amore di sé, del proprio gruppo, della propria chiesa, mentre noi dobbiamo avere l’amore dell’altro», ha scritto. È chiaramente una lezione per tutti, non solo per i credenti. È un invito ai laici, a noi amministratori, a chi ha un ruolo pubblico ad essere sì appassionati, ma non manichei. A sostenere le proprie ragioni, ma mai fino all’irragionevolezza. A considerare la propria controparte un interlocutore piuttosto che un avversario o, peggio, un nemico da combattere.
Continuare ad esplorare il pensiero di Chiara Lubich, riscoprirlo e rileggerlo alla luce degli eventi di questo nostro presente è un modo per affrontare il mondo con una dote supplementare di speranza, virtù che scarseggia più che mai di questi tempi. Grazie allora al Movimento dei Focolari e agli amici di Chiara, che hanno promosso queste celebrazioni.
Grazie Presidente che, con la Sua presenza, onora la memoria della nostra concittadina e l'intera comunità trentina.

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