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Il libro della settimana – Di Guido de Mozzi

Autrice: Cristiana Pivari Titolo: In prima persona singolare Editore: Il Filo Srl 2007 Pagine 82 (Altre recensioni in Pagina della Cutlura)

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IL CONTENUTO
Proviamo mai a metterci nei panni degli altri, "in prima persona singolare"? A dire "io" e a pensare e agire come un altro penserebbe e agirebbe? Cristiana Pivari lo ha fatto e dal suo esperimento è nata questa coinvolgente raccolta di racconti. Vicende straordinarie nella loro quotidianità, uomini e donne alle prese con situazioni diverse, cariche di significato e di spunti per riflettere. Il sogno di avere a disposizione un'ingente somma di denaro. Il passato che, di continuo, interferisce con il presente, o le azioni altrui che, inevitabilmente, si riflettono e modificano le proprie certezze. La decisione di dire, almeno una volta, ciò che si pensa veramente. I personaggi che popolano il mondo di In prima persona singolare, con armonia e semplicità parlano di sé, si rivelano, testimoni di una società troppo spesso superficiale.

IL COMMENTO
Cristiana Pivari è nata a Trento il 1° giugno 1956, quindi è una nostra illustre concittadina. Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali vale la pena ricordare che nel 2006 ha avuto una menzione al premio «Il camaleonte - Città di Chieri» con il racconto «Una storia non triste». E non sono tristi neanche i 10 racconti che ha raccolto in questa pubblicazione, neppure quelli che ne avrebbero tutti i presupposti, e questo va a tutto rispetto della nostra autrice.
Devo dire che anche a me piace scrivere in prima persona singolare, ma proprio per questo so che una delle cose più difficili per uno scrittore è quello di entrare nei panni di personaggi diversi da quello che si è, ed è quasi impossibile fingere di essere di sesso diverso dal proprio senza tradire il proprio genere. Lei ci è riuscita e questo va a tutto suo onore. Ma è riuscita ad interpretare in prima persona ruoli con età e caratteristiche peculiari completamente diverse l'una dall'altra, e anche qui è stata bravissima.
Di ognuno di questi racconti bisognerebbe scrivere una recensione a sé, ma sono così brevi che non si può farlo senza in qualche modo raccontare anche la storia stessa e, ovviamente, togliendo la mano felice dell'autrice e quindi lo stesso interesse letterario offerto dalla lettura.

Non si dovrebbe farlo tra colleghi, ma voglio lo stesso provare ad esprimere cinque considerazioni sull'amica Cristiana. Forse mi perdonerà, forse no. Ad ogni modo eccone una in premessa, una sul suo modo di esprimersi, poi sulla raccolta nel suo insieme, qualcosa sui singoli racconti e infine una in conclusione.

Anzitutto, così brevi, i racconti di Cristiana Pivari racchiudono il loro significato a volte in una sola battuta, talvolta in un finale a sorpresa, talora in una sottile logica svolta sul filo dell'intera trama. In effetti, dopo aver letto uno o due dei suoi racconti, il lettore si aspetta sempre la sorpresa finale, una logica portante e il significato che ha spinto la nostra Cristiana a prendere il computer e gettare la sua storia. Questa è forse la cosa più interessante, perché anche nei romanzi a lunga gittata l'interesse viene spesso nutrito dal termine di un capitolo, scritto in modo da invitare il lettore a incominciare subito quello successivo.

Il volumetto nel suo insieme è piacevole da leggere, è scorrevole e pieno di sottili espressioni letterarie che ne fanno una vera e propria piccola delizia. Degli esempi con, tra parentesi, il mio occhiello.
- Pagina 17: (Passa parola) «E' un classico. Le voci corrono e quando arrivano sono completamente distorte, in questo caso esagerate. »
- Pagina 31: (L'istruzione) «C'è stato un tempo in cui mi preoccupavo di instillare in piccole menti grandi valori, conditi con regole grammaticali per poterli esporre correttamente, con nozioni si storia e geografia per poterli collocare nel tempo e nello spazio
- Pagina 36: (Provocazione) «E se decidessi di nascere omosessuale?»
- Pag. 53: (Malattia professionale) «... così come li definiva mia suocera, che a furia di "Selezione del Reader Digest" aveva subito anche la selezione naturale dei neuroni».
- Pag. 59: (Una botta e via) «Non dico che soffrisse di eiaculazione precoce, ma di smania di andarsene in fretta, un po' sì
- Pag. 69: (Dire sempre quel che si pensa) «E' pazza.» Penso. «Forse hai ragione.» Dico.

Se poi vogliamo dare un «corpo» alla raccolta, direi che potrebbe essere collocata in una sorta di «ciclo dei vincenti», perché ogni storia alla fine non lascia l'amaro in bocca al lettore (neanche quando finisce tragicamente). Una portante di riscatti, di riprese, di rinunce, di rilanci in avanti, di «pari e patta», che offre e trasmette sempre una vera forma di ottimismo.

Per quanto riguarda i singoli racconti (provo parlarne senza riportare il contenuto), parlerò di alcuni, senza per questo sminuire quelli che non cito.
Nel primo, intitolato «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», l'autrice parla in prima persona da maschietto e merita leggerlo per verificare quello che ho detto all'inizio. Ma è anche il primo della serie ed è la chiave di lettura dell'intera partita.
Il terzo, intitolato «Povera donna» è molto triste, ma è narrato in modo così positivo da rendere accettabile anche la situazione di estremo disagio che vi si trova.
Anche «Figlio di puttana», il sesto della serie, ha un finale a sorpresa. Anche se alla fine della lettura si scopre che «non poteva finire che così», in effetti lo si ammette solo all'ultima riga.
Il penultimo, «Oggi è un bel giorno per morire», offre invece una soluzione inaspettata, tale da rimettere in riga anche i pensieri più neri.
Dulcis in fundo «Nata oggi», ultimo della serie, che rappresenta un po' l'anima dell'autrice, perché ripropone l'evoluzione naturale della Donna. Niente femminismo, sia ben chiaro, solamente presa di coscienza culturale.

A parte la brevità del volumetto (82 pagine, tutto compreso), concluderei dicendo che se questa è stata una prova generale di Cristiana Pivari prima di scrivere un romanzo intero, maturo e complesso, direi che c'è riuscita benissimo e che il risultato è più che incoraggiante. Ci auguriamo quindi di vederla presto sugli scaffali tra i best seller.

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