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Celebrata Anna Gaddo, la stilista trentina che ha vestito il mondo

L’occasione è stata la presentazione del libro della sua vita professionale nella sala di rappresentanza della Regione

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Più che la presentazione del libro della sua vita professionale, è stata una vera e propria celebrazione di Anna Gaddo, la sartina di Barbaniga che ha vestito la moglie dello Scià di Persia, la Regina d’Olanda e il fiore della società del mondo.
Con lei, nella sala di rappresentanza della Regione, il senatore Franco Panizza, l’assessore provinciale Michele Dallapiccola, il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, il presidente degli Artigiani trentini Roberto De Laurentis e, va da sé, l’autrice del libro, Luisa Gretter Adamoli.
La serata è stata presentata da Sonia Leonardi. In sala, circa 150 persone.
 
Quando la fragilità romantica degli anni Sessanta venne forgiata dalla rivoluzione giovanile destinata a passare alla storia come Sessantotto, Mary Quant aveva dimostrato che la donna poteva vestirsi ogni giorno come meglio credeva, che con una minigonna e una maglietta risolveva tutto.
Indubbiamente un passo avanti per la donna, che usciva dalle catene delle convenzioni. Per questo Mary Quant venne insignita del titolo di baronetto.
Eppure fu proprio allora che la moda Made in Italy iniziò a crescere e farsi strada nel mondo. Ma cosa aveva la moda italiana, e in particolare la nostra Anna Gaddo, da riuscire non solo a sopravvivere alla Beat Generation ma addirittura a esportare nel mondo le proprie creazioni?
 

 
La ragione di tanto successo va fatto risalire a due elementi portanti della vita di Anna.
Il primo è che la sua creatività è quella di un’artista sia figurativa che espressiva. Insomma era sia una pittrice che una poetessa. Per lei la donna era l’ispirazione, la tela da dipingere. Il tessuto era la tavolozza. L’insieme finito era la poesia che portava la sua firma.
L’ispirazione veniva da sola, quando meno se lo aspettava. Spesso di notte la vedevano alzarsi, scendere in sartoria e tagliare il tessuto. Come facesse a vedere il capolavoro mentre prendeva la forbice e il filo, non lo sa nessuno. Certo è che, nei suoi vestiti, la donna viveva.
Il secondo elemento del suo successo artistico sta nell’anima libera che alberga dentro di lei. Non ha mai cercato di seguire le tendenze moda, perché era lei che le faceva. La sua creatività era l’espressione del momento storico in cui si trovava a operare.
La sua creatività è tuttora l’espressione della vita che lei respira e trasmette a chi le sta vicino. Sua figlia Cristina e sua nipote Jessica ne sono la prova vivente. Per questo, come Mary Quant, venne insignita con la masisma onorificienza: Grand'Ufficiale.
 
 
 
Studiando la vita di Anna Gaddo siamo in grado di ricostruire l’incipit di quella grande vittoria italiana che fu il Made in Italy della moda italiana. E questo libro di Luisa Gretter Adamoli ne è il percorso didattico.
Una citazione per tutte. Agli inizi degli anni Settanta Anna Gaddo aveva intuito il mutamento sociologico che sconvolgeva il mondo femminile e cercò di far vestire la sua donna di una nuova sensualità che di debole non aveva proprio più nulla.
La consapevolezza che la donna si sarebbe gestita sempre più da sola ispirò Anna, che da sempre ha respirato la libertà propria degli artisti.
Era esattamente come un pittore che dipingeva i suoi quadri interpretando non quello che vede ma quello che sente, o meglio che vive. Per questo ripetiamo che la sua arte è sia espressiva che figurativa.
 
  
 
Non deve essere stato facile per l’autrice del libro, Luisa Gretter Adamoli, riassumere in 320 pagine il materiale che la stilista trentina ha accumulato in questi 55 anni.
Di soli documenti legati alla stampa e alle sue sfilate, Anna Gaddo ha raccolto un centinaio di faldoni.
I suoi bozzetti sono migliaia e da soli giustificherebbero una raccolta iconografica in una esposizione.
I suoi vestiti potrebbero rappresentare il materiale di un museo d’arte contemporanea. Sempre senza tempo, sempre attuali.
Eppure non potremmo definire un Bignami il libro dei 55 anni di Anna Gaddo, scritto da Luisa Gretter Adamoli per la Curcu & Genovese, perché il volume è un’estrapolazione sapiente di «una vita di stile» articolata in quello che possiamo definire «uno stile di vita».
Un racconto armonico arricchito dal fiore di documentazioni preziose, di fotografie storiche, di aneddoti magistrali, che compongono la sua carriera e la sua ascesa.
 
G. de Mozzi 
 

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