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Modi de dìr en trentìm/ 1 – Di Cornelio Galas

Trentanove frasi fatte trentine, utilizzate come «linguaggio automatico», cioè espressioni dotate di un significato figurativo distinto dal suo significato letterale

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SEITAR A FAR POLITO – Continuare a far nel migliore dei modi. Essere insomma poli-abili, quasi poli-glotta nei modi di far bene quello che si conosce.
CIAPAR PER EL SCANALUZ – E’ quello che di solito fanno gli strozzini. Prendere per la gola, non sempre e non solo in senso figurato.
NAR SMONANT – Menar el can per l’aia. Non venire alla conclusione. Vedi anche: «Tìra e smónega».
FAR SPACO – Far spicco. Far bella mostra di sè. Magari con uno spacco mozzafiato …
SCALDARSE ‘L PISIN – Innvervosirsi. Creare una situazione fisiologica in base alla quale l’urina si riscalda, provocando reazioni inconsulte. Non solo l’esigenza di andare alla toilette.
NO DAR DA DIR – Fare in modo che non ci sia proprio nulla da dire sul proprio operato. Non assurgere agli onori della cronaca. Per nessuna ragione.
TEGNIR ‘N STROPA – La stròpa è la ritortola di vimini con cui si legavano i tralci delle viti. Quindi la frase significa tenere a freno, in soggezione. Soprattutto i bambini.
FAR DE FER E MANARA – Usare il ferro e l’accetta. Impiegare ogni mezzo per riuscire a portare a termine un impegno, un lavoro. Raggiungere ad ogni costo un obiettivo.
TIRAR NA STRISA – Tirare una striscia. Meglio: barrare qualcosa, cancellare con un segno un debito, un ricordo, una persona. «Su quel lì hò tirà na strìsa».
FAR DO CREPI – Fare due tuoni. Ovvero alzare la voce, mettersi ad urlare improvvisamente, infuriarsi come se fosse scoppiato, di colpo, un temporale.
NAR FOR PER LE FROSCHE – Frosche sta per frasche. Di palo in frasca, andare fuori dal seminato, andare su tutte le furie. Vedi anche: «Nar fòr de carezàda», «Nar fòr dai somenàdi».
VOLTAR EL PUTIN EN CUNA – Il leader russo non c’entra. Come si cambia posizione al piccolo nella culla, così si cambia un discorso magari appena… nato.
FAR ALA VILIACA – Un lavoro fatto male che imporrebbe la fuga da parte dell’autore? Sicuramente un lavoro fatto male a prescindere dall’azione conseguente.
AVER ENGIOTI’ EN PAL DE FER – Si usa in tono canzonatorio rispetto a chi stenta a piegare la schiena, a piegarsi per lavorare. Schiena dritta ma non per autonomia di pensiero e rigetto delle imposizioni. Proprio perché c’è questo palo di ferro nel corpo che impedisce la manovra…
TAIAR EL MAL PER MEZ – Dirimere un contrasto con l’applicazione del giusto mezzo in fatto di colpe e torti. Smussare, cercare di conciliare posizioni apparentemente inconciliabili.
PITOST CHE STARGHE VIZIN A UN CHE BATE SU LEGNA, MEIO STARGHE VIZIN A UN CHE CAGA – I rischi sul posto di lavoro ancora prima dell’entrata in vigore della 626. Insomma, meglio non stare vicino a chi spacca legna: qualche pezzo potrebbe schizzare. Nel dubbio meglio turarsi il naso nell’altra situazione.
EL BOTON DE LA GUDAZA – Il bottone della madrina. L’ombelico.
DIR MESA BASA – La Messa bassa è quella di tutti i giorni, officiata senza sfarzi, in tono dimesso o comunque diverso dalla Messa domenicale, festiva, per matrimoni o funerali. Significa borbottare, brontolare le proprie ragioni quando non si ha il coraggio di esporsi a viso aperto. Si usa anche per indicare come delle persone tramino qualcosa in combutta parlottando sottovoce.
DAR ZO A L’ORBA – Picchiare senza alcuna moderazione: dove cojo cojo.
DAR NA SDRELADA – Sdrèl è un bastone nocchiuto. Fa molto male …
CIAPAR ‘N TROZ – Letteralmente: prendere un sentiero. In realtà si tratta di trovare un ritmo, una cadenza, pigliare l’andazzo.
TOR SU ‘L DO DE COPE E NAR – Se briscola è denari il due di coppe vale ben poco. Meglio però accontentarsi anche di questa carta, ovvero del poco che ci si è trovato in mano e abbandonare il gioco. Si usa quando si profilano guai nel perseverare su una strada tortuosa …
AVER AVERI A PAESOTI – Avere dei possedimenti nei paesini? No. In realtà si fa (ceva) riferimento a figli illegittimi sparsi un po’ ovunque …
DAL CORER AL SCAMPAR – La differenza tra le due azioni è minima. Cambia la causa. Si usa comunque al posto di pressappoco, circa, più o meno. Vedi anche: «zircumzìrca».
EN ‘L SO IESUMARIA – Cioè, nel suo raccoglimento, dentro di sé. Assorto nei suoi pensieri (non sempre preghiere).
EL SE BINA A UNA – Va riferito al cielo. Quando le nuvole su mettono insieme e minacciano pioggia.
MIS MAS – Confusione. (dal tedesco: mischmasch). «L’è tut en mìs màs…». Come diceva Bartali: «Tutto da rifare».
BARONI DE ‘L SOL – Una volta i medicanti a Trento, avuta la minestra della carità pubblica, si disponevano lungo le mura di piazza Fiera per godersi il sole, la loro unica ricchezza.
SENTIRSEN TANTE CHE TERA – Un rimprovero duro, una serie di di brutte parole tante quanto l’estensione del pianeta terrestre.VEGNIR A LE BELE – Redde rationem. «Se te me vègni a le bèle …». E, dopo l’«incontro»: «A le tànte l’è vegnù a le bèle».
SAVER DE CHE PE’ UN EL ZOPEGA – Conoscere il lato debole dell’avversario o comunque avere informazioni utili su come affrontarlo al meglio.
ARAR STORT – Andare fuori strada. Anche senza l’aratro. Al contrario: «aràr drìt», rigare dritto.
NO TROVAR ‘N ARBOL DE PICARSE – Non trovare un albero per impiccarsi. Insomma, non saper prendere una decisione drastica e trovare subito una scusa fasulla.
FAR DE LE SOE – Fare quelle cose, di solito non positive, comunque originali, per le quali si è da tempo conosciuti dagli altri.
DAR ENDRIO LE SO CAMISE – Equivale alla liquidazione dopo il licenziamento.
DAR ENDRIO LE SO BALOTE – Restituire le palline. Ritirarsi da un affare, rompere una trattativa.
FAR CAMPANO’ – Sì, suonare le campane. Ma con estensione del significato anche alla diffusione di notizie che dovrebbero essere tenute segrete o rimanere tra poche e fidate persone.
DE OGNI PET FAR A CANONADA – Gonfiare le cose (di qui problemi di aerofagia e ed eccessiva, potente flatulenza?), esagerare, imbastire una speculazione su fatti di poco conto.
DAR ‘N BASO SUT – Un bacio senza passione, con pochissimo trasporto (e senza scambio di saliva?).
METER ‘N TE ‘N TASER – Mettere a tacere. Far sì che non se ne parli. Operare perché qualcosa sia insabbiato.

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