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Modi de dir 'n trentìm/ 13 – Di Cornelio Galas

Tredicesima puntata dei modi di dire e frasi fatte della tradizione dialettica trentina

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FAR SONINE – Per i bambini: ninna nanna ninna oh…
 
TIRARSE FOR DA LE STRAZE – Non aver più bisogno delle fasce (quelle che si usavano prima dei pannolini). Quindi diventare autosufficiente, almeno da questo punto di vista. Si dice anche quando una situazione impegnativa è stata superata.

METER ’L CUL ’N LE PEADE – Andarsela a cercare. Mettersi nei guai. Non solo col deretano.
 
I AMIZI I È COME LE MOSCHE: FIN CHE GH’È DA MAGNAR I È TUTI ’N COSINA – Prima di dire che chi trova un amico trova un tesoro forse è meglio mettere sotto chiave la dispensa?
 
I SOLDI I È COME I CORNI: CHI LI G’HA SE LI TEGN – I soldi sono come le corna: chi li ha se li tiene.

LA DONA L’È COME ’L TEMP: LA CAMBIA A OGNI MOMENT – Come dire che la meteoropatia colpisce di più il genere femminile. Forse.
 
ALE DONE E ALE SCALE NO SE GHE GIRA MAI LE SPALE – Non è solo un problema di equilibrio.
 
SE TE VOI VEDER EN BEL DIAOLIN, VESTISI NA MORA DE ZELESTIN – Consigli di moda: gli abbinamenti da evitare.
 
TRE ROBE PARA VIA L’OM DA CA’: EL FOC, L’ACQUA E NA DONA CATIVA – Per l’ultimo caso pare non ci siano adeguate, specifiche, polizze assicurative.
 
LA ROBA LA ’NDRIZA LA GOBA – Il denaro fa sparire tutti i difetti. Tranne l’avidità.
 
L’AMOR L’È MATA E ORBA, EL MATRIMONI L’È EN BON OCULISTA – «Non pensavo fosse così…».
 
CO LE CIACERE NO SE SGIONFA DONE – Appello all’incremento demografico.
 
CHI NO S’AIUTA SE NEGA – Vedi anche: «Quando l’acqua la tòca el cul s’empara a noàr».
 
N’ASEN BEN VESTI’ NO SCONDE LE RECE – Quando i dettagli rovinano tutto.
 
NO BISOGN MAI FIDARSE DEL SEREN D’INVERNO, DEL NUGOL D’ISTA’, DELA VECIA SALUTE E DE MASSA FELIZITA’ – Situazioni anomale delle quali è meglio diffidare. Soprattutto per il “dopo”.
 
QUANDO LE MERDA LA SALE SUL SCAGJO, O LA FA SPUZA O LA FA DANO – Anche la merda ha diritto di essere merda, che non provi a pretendere di più
 
VARDETE DAL PE’ DEL MUL, DAL MORDER DEL CAGN E DAL CETIN CHE TEN LA CORONA ‘N MAN – Come dire: attenzione ai calci, ai morsi ma anche all’ipocrisia.
 
A OGNI PORTA EL SO BATEDEL – A ognuno il suo picchiotto, i suoi problemi.
 
NO TOCAR CAGN CHE ROSEGA NÉ ZUGADOR CHE PERDE – Il primo è impegnato a mangiare l’osso. L’altro è rimasto… all’osso.
 
SE TE VEDI FUM, O CHE L’È FOC O CHE L’È UN CHE HA CAGA’ DA POC – Elemento importante per l’indagine: l’odore.
 
DIO MANDA ’L FRET A SECONDA DEI VESTIDI – Di qui l’importanza di vestirsi «a cipolla».
 
L’ANIMA A DIO, EL CORPO A LA TERA E LA ROBA A CHI LA VA – Post mortem.
 
CHI BESTEMIA GH’A EL DIAOL SU LA SCHENA – Diaolporco el savèvo… e ’l spìzega anca.
 
A BRUSA CAMISA – Improvvisamente. Di colpo. Pare che il termine derivi da spiacevoli sorprese quando, utilizzando il ferro da stiro a brace, inavvertitamente si bruciava appunto la camicia …
 
BUA – Male, dolore. Di solito riferito ai bambini: «Te fa bua? Endove?»
 
CAGARELA – Diarrea. Ma anche paura: «Gh’o fat vegnir la cagarèla … ah el me sta lontan adès».
 
CALTRO – Cassetto di un mobile, palchetto di una libreria. Non è uno scaltro mutilato.
 
DIAOLINI – Non sono piccoli diavoli. Si tratta delle conseguenze del freddo soprattutto su mani e piedi. Formicolìì acuti e dolorosi. «Madona che frèt, gh’ò i diaolini anca ai pèi. Eh sì che che ho mès i calzòti gròssi neh».
 
ENGREMENIR – Vedi la voce precedente: intirizzire per il freddo. Engremenì vuol dire anche aggranchito, tutto raccolto su se stesso… magari per riscaldarsi. O volte sta per rincoglionito.
 
EN FRACO – Come dire all’ennesima potenza. Nel senso che si tratta di unità di misura indeterminata. Esempio: «En fraco de legnade»: ne ho prese o date tantissime, non so quante.
 
GIASENA – Bacca di mirtillo. Nero o rosso. «Ampòmola» è invece il lampone.
 
ISCIA – Canneto, salceto. Vedi località Ischia Podetti vicino a Trento.
 
LELA – Non è nome proprio di donna. Sta per lentezza, fiacchezza. «Menàr la lèla»: andamento lento, gingillarsi.
 
MATERION – Mattarellone, spensierato, chiassoso. «Che ateriòn che l’è to marì… semper drio a tute le dòne del paés. Ah scusa, ma no te ’l savévi?».

NEÓ – Nulla a che fare con problemi della pelle. È il nipote. «Neóda» la nipote. «Nevodarìa»:  tanti nipoti insieme.

ÓSTREGA – Viene dal dialetto veneto. Imprecazione, esclamazione, stupore. Certo, non si riferisce all’ostrica, ma alla parola Ostia, che a volte è bene evitare. Ma va detto che in Toscana sta per sputo catarroso… molto simile alla polpa delle ostriche. Barèa…
 
POLITO – Voleva dire anticamente pulito. Poi è diventato sinonimo di «fatto bene». «Me racomando putèi neh, far polìto»: ovvero comportarsi bene, eseguire nel migliore dei modi un determinato lavoro.
 
RAFANAS – Confusione, guazzabuglio, ammasso confuso di cose. Vedi anche Festival rock in Vallagarina.
 
SGARAMBEA – Scheggia. «Oscia m’è restà ‘na sgarambèa nel dé… varda se te ghe la fai a tirarmela via… pian però, no cosìta».
 
TIRACHE – Bretelle. Anche «tirabraghe». Tornate di moda. Da non confondere con «Scirache»…
 
TE SEI FORA COME EL VARON – Dall’alluvione del torrente Varone nell’Alto Garda. Per indicare chi è andato fuori di testa.
 
AMÀ NO TE SARAI SE PER TI SOL TE PENSERAI – L’egoismo e l’amore non vanno d’accordo.
 
AMAR E NON ESER AMÀ L’È COME FORBIRSE EL CUL E NO GAVER CAGÀ – Non occorre la traduzione…
 
CHI MASSA LA SMENA PREST O TARDI LA SPUZA – Chiaro al riferimento anche a problemi di alitosi.
 
QUANDO DE MEN BISOGN SE GH’A, PU LIBERI SE STA – L’autosufficienza rende liberi. Soprattutto da quelli che prima o poi finiscono per diventare debiti, magari impagabili.
 
NO SE POL CANTAR E ’NTANT PORTAR LA CROS – Cantare ed essere addolorati? Stride. Anche se lo spettacolo deve continuare, si sa…

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