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Passeggiando tra le righe/ 1 – Di Valentina Zamboni

Titolo: Vedere – Autore: Mattia Zadra – Editore: Cicorivolta Edizioni – Pagine: 163

A volte sarebbe bello che gli adulti si fermassero un attimo e si mettessero in ascolto dei giovani, sarebbe bello che riuscissero a vedere, dico VEDERE, quello che questi ragazzi hanno da raccontare…
Mattia Zadra ha un'età molto vicina alla mia eppure mi ha fatto capire che spesso ognuno di noi è portato a sottovalutare il lavoro e le passioni di chi ha qualche anno in meno di noi, tutti proiettati al futuro, al domani, nessuno che apre gli occhi sull'oggi, sui giovani di oggi che sì, saranno adulti domani, ma che oggi sono giovani che vivono e si esprimono con una profondità e uno stile che potrebbe stupirci.
 
Mattia Zadra è nato a Trento il 12 gennaio 1991, attualmente risiede a Mezzolombardo.
Studia al Liceo Scientifico e lavora part-time per una ditta di pulizie.
Nel tempo libero ama leggere, scrive e pratica il muay thai (un tipo di lotta, simile alla kick box).
Ama l'arte e gli animali, odia l'ignoranza (che non per forza dev'essere sinonimo di poca cultura).
Lo abbiamo intervistato per voi.
 
Ciao Mattia. Sei molto giovane innanzitutto cosa fai nella vita?
«Io nella vita, oltre a scrivere, frequento il liceo scientifico e faccio un lavoro part-time per una ditta di pulizie, così da avere una mia autonomia economica e non dover pesare troppo su mia madre.»
 
Come è nata la tua passione per la scrittura?
«La mia passione per la scrittura è nata tutto d'un tratto. Parecchie volte ho pensato che mi sarebbe piaciuto scrivere, ma non ci avevo mai provato seriamente.
«Poi una sera, dopo aver letto un libro, Soffocare, di Chuck Palahniuk, ho capito che un libro può dare molto più di quanto non pensassi, e così in quell'istante mi sono messo al Pc e ho iniziato a digitare goffamente le prime parole che hanno poi portato al compimento di Vedere, il mio primo romanzo.
 
È abbastanza raro trovare un ragazzo della tua età con la passione per la scrittura, cosa pensano i tuoi coetanei di questa passione?
«Concordo, i ragazzi che scrivono (ma pure quelli che leggono, a dire il vero) non sono molti. Tra i miei coetanei l'atteggiamento riscontrato comunque è quello di un certo rispetto per quel che faccio, indipendentemente dal fatto che abbiano letto il libro o meno. Credo mi riconoscano quantomeno il merito di provarci a combinare qualcosa, di esprimermi, e questo mi fa piacere.
«Ci sono alcuni casi in cui sono riuscito a far leggere il mio romanzo a gente che altrimenti un libro non lo avrebbe toccato manco con un bastone e la soddisfazione più grande è vedere che ora quelle stesse persone si leggono un libro al mese e mi chiedono consigli su quali autori possano leggere.
«Già solo questo mi dà la motivazione per continuare a scrivere.»
 
Non sempre la passione per la scrittura va di pari passo con quella per la lettura... Tu leggi molto?
«Nel mio caso le cose coincidono. Sono un lettore appassionato, e credo che chiunque voglia scrivere dovrebbe esserlo. Negli anni sono arrivato a formare una libreria personale di un centinaio di libri, e cerco sempre di leggere appena ho del tempo (e pure quando non ne avrei magari).»
 
Quali sono gli autori nei quali ti riconosci maggiormente?
«Gli autori nei quali mi rivedo di più sono Chuck Palahniuk, Irvine Welsh e Charles Bukowski. Poi però cerco sempre nuovi stimoli e nuovi ispiratori, e tra questi vi metto anche alcuni classici, come Leopardi, Svevo, Hemingway, Fante e Kerouac.»
 
La tua è una scrittura istintiva o dietro a ogni frase si cela un lavoro più complesso?
«Il mio modo di scrivere si basa sostanzialmente sull'ispirazione. Se non c'è ispirazione faccio a meno di scrivere. Questo porta a periodi vuoti con conseguente frustrazione, ma se non altro evito di scrivere cose che poi mi ritroverei inevitabilmente a dover cancellare in blocco.
«Sulla lapide di Bukowski è incisa la frase Non farlo, tratta da uno dei suoi componimenti più belli, nel quale consigliava appunto ai giovani come me che vogliono provare a scrivere, di non farlo se non esplode da dentro, se non è quindi in parte istintivo. Ed io di certo mi sento di seguire il suo consiglio.
«Però, come sappiamo, il lavoro dello scrittore non è solo quello di scrivere il libro, ma anche quello di documentarsi su quello che scrive (così da evitare di dir fesserie).
«Proprio in questo periodo mi sto interessando molto alla psicologia e ad un argomento molto curioso come lo sono i sogni lucidi. Tutto questo in vista della revisione finale che dovrò fare ad uno dei romanzi che ho pronti nel cassetto.»
 
La nostra è una società che vede poco (come afferma giustamente Matteo Chiavarone nella sua recensione), questo si nota quotidianamente. Quali sono gli eventi che ti hanno spinto a sollevare il velo che cela questo vedere mancato.
«Mah, la vita di ognuno è composta da eventi che prima o poi portano al dover fare i conti con la realtà. Io sono giovane, e nel mio caso quel momento è arrivato prima del solito.
«Questo però non implica per forza di cose che sia una cosa bella. Anzi, spesso sono le esperienze brutte a farci crescere maggiormente, o quantomeno per me è stato così. Quel che è certo è che ora ho imparato ad osservare molto di più ogni sfaccettatura di quel che ci circonda, e questo mi aiuta anche ad apprezzarne maggiormente le cose belle.»
 
Chiunque avesse curiosità o domande da fare all'autore non esiti a contattarmi.
A presto!
 
Valentina Zamboni
v.zamboni@ladigetto.it
 

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