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Nella botte piccola – Di Gianni Pasolini

«Salute!» La consapevolezza di ciò che si beve ci renderà più soddisfatti?

Passate le feste, come sempre, viene il periodo più duro per tutti gli amanti dei festeggiamenti sfrenati… fare i conti con la bilancia!
Con tutti i pranzi e le cene super caloriche, i brindisi infiniti e le lunghe sessioni sul divano al calduccio, improvvisamente, ti alzi una mattina e ti accorgi che sei diventato tu il panettone!
 
Comunque non sono qui per parlare di quanti minuti di corsa al giorno dovete affrontare in questo freddo gennaio, a noi poco interessa il giro vita ma il vino, le bevande alcooliche ed affini ed oggi mi va di parlarvi di una cosa molto seria e cioè gli effetti dell’alcool nei confronti del nostro fegato e del nostro organismo.
D’altronde è una cosa alla quale è bene prestare attenzione per chi, come me, è avvezzo al consumo quasi quotidiano di alcool, sia per lavoro che per piacere.
 
Meglio sapere prima a cosa si va incontro piuttosto che svegliarsi una mattina e dover fare i conti con i danni derivanti dall’abuso.
Ovviamente riporto informazioni che tutti possono reperire, non sono un dottore, ma un consumatore ed anche un sommelier, e la mia professionalità mi guida moralmente, con umiltà, ad essere un educatore prima di essere un venditore di vino per il cliente.
 
Come tutti sanno, l’alcool agisce sul nostro organismo a più livelli, prima di tutto fisico, con danni a fegato, alle cellule cerebrali ed in generale a tutto l’organismo, non solo per effetto dell’alcool, ma anche dei conservanti messi nel vino, cosa che tutti spesso sottovalutano, checchè se ne dica dei vini cosiddetti «naturali» o «biologici» con poche sostanze chimiche dichiarate.
Ma il vino, per essere «conservato» tanto quanto un alimento, deve essere addizionato di anidride solforosa, quindi una sostanza che non fa troppo bene al nostro fisico.
 
A livello mentale l’abuso di alcool porta alla dipendenza psico-fisica tanto quanto una droga, ad un aumento dell’aggressività, a comportamenti antisociali, con annessi incidenti stradali, etc.
Senza scatenare una caccia alle streghe, è bene comunque ricordarle spesso queste cose, poiché è facile sottovalutare l’effetto dell’alcool, soprattutto perché considerato un elemento «aggregante» della società moderna, pericolosamente di moda nei giovani con i famosi «aperitivi».
 
Fortunatamente lo Stato tutela una parte di popolazione avendo  portato a 18 anni il limite minimo di età per consumare l’alcool.
Ma veniamo al dunque.
Quale il senso, allora, di quest’articolo?
 
Ciò che mi permetto di suggerire a tutti è quelli di usare il cervello mentre assaggiate, non solo bevendone meno per evitare di ubriacarsi, ma di goderne anche con la mente durante la degustazione.
E’ proprio in questo modo che il vino ci parla, ci comunica tutto: la sua storia, da dove viene, cosa rappresenta, i profumi ed i sapori che possiede, suadenti o scontrosi, inebrianti o pungenti.
 
Ci fa scoprire quanto seria e faticosa è la ricerca della perfezione nel vino da parte dei contadini, quanto emozionante può diventare una fragranza che porta la mente e lo spirito in posti lontani.
Bere meno per bere meglio è uno slogan molto famoso e rappresenta al meglio la filosofia di noi amanti di tutte le cose buone.
 
Sia per il cibo che per il vino applicare un piccolo sforzo nel comprendere ciò che si sta mangiando e bevendo porta ad una consapevolezza che gratifica la mente e lo spirito, associando l’atto del semplice consumo ad un momento più alto di rispetto verso se stessi, di comprensione di ciò che ci circonda e che spesso non vediamo e di grande civiltà.
A voi la scelta.
 
Gianni Pasolini                                                                        
g.pasolini@ladigetto.it 

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