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Trentino Rock, dagli anni '60 a oggi/ 29 – Jumpin' Shadows

Un cammino lungo 50 anni insieme alla musica Blues

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Il progetto musicale della «Band Jumpin’ Shadows» nasce 8 gradi a sud dell’equatore, esattamente all’isola di Bali in Indonesia.
È l’inverno del 1998, Giorgio Cascone ormai risiede da quasi 2 anni in Indonesia per lavoro. Walter Gottardi lo chiama spesso al telefono nel cuore della notte ignorando a volte le differenze di fuso orario.
I due sono amici da tempo e in queste lunghe telefonate cominciano a parlare di musica, di progetti e di obiettivi da raggiungere.
 
Giorgio Cascone (foto sotto) sentendo l’amico si commuove, è assalito spesso dalla nostalgia.
Il grande entusiasmo e l’innata energia di Walter Gottardi convincono l’amico a far le valige e tornare in Italia.
Quando Cascone ritorna in Italia si trova di fronte al fatto compiuto. Ad aspettarlo oltre all’amico bassista Walter Gottardi ci sono anche Fabio Rasini alle tastiere, Claudio Bridi alla chitarra e Lorenzo Raffaelli alla batteria. Tutti attendono il loro Leader, via si parte: Jumpin’ Shadows decolla!
 
La filosofia della band appare subito chiara, scegliere per il repertorio dei brani che hanno singolarmente ed in modo diverso emozionato la vita dei componenti o che ne sono stati la vera colonna sonora dei protagonisti. Il percorso appare subito chiaro, la tipologia di musica predominante proposta in live sarà legata al blues.
 

 
La band durante i 10 anni di sopravvivenza subisce degli assestamenti, si alternano i batteristi Bruno Holzer ed Elio Concadoro e, in sostituzione di Claudio Bridi, per un periodo impegnato negli studi classici vengono chiamati Charley Deanesi e Paolo Tranquillini.
In 10 anni la band suona in tutta la regione con successo in circa 80 concerti, alcuni dei quali molto apprezzati.
 
Poi però cominciano a emergere i segni di due filosofie diverse all’interno della band.
La coesistenza fra le due anime, l’una dichiaratamente più Rock, l’altra invece decisamente improntata sul jazz raffinato, diventano una spaccatura insanabile all’interno del gruppo.
Difficile unire due tipologie di musica così diversa, impossibile trovarne punti in comune.
Fra molte tensioni, accese liti e malintesi, che tutt’ora durano fra i componenti della band, l’avventura di Jumpin’ Shadows finisce dopo 10 anni di musica e tanto entusiasmo.
 
È la prima volta che nella nostra carrellata di interviste dedicata alla musica trentina ospitiamo un bassista.
È con noi infatti Walter Gottardi (foto sotto), apprezzato musicista ormai da molti anni ed uno dei protagonisti della band Jumpin’ Shadows.
 

 
Qual è stato a parer tuo il decennio più importante per la musica?
«Credo che siano pochi i dubbi a riguardo, – ci risponde Walter Gottardi – gli anni 60 sono stati la vera rivoluzione della musica. Mai più nella storia musicale ci potrà essere un altro decennio così fulgido ed attivo dal punto di vista musicale»
 
E quali i cambiamenti che hai riscontrato in questi ultimi 40 anni che tu hai vissuto da musicista?
«I cambiamenti musicali sono derivati a parer mio dalle capacità dei musicisti di rinnovarsi e dalla spinta mediatica e soprattutto economica. L’esempio del blues ne è parte integrante. Il blues infatti esiste da sempre e si è ramificato nel corso degli anni in altre tipologie di musica, rimanendo però come unico punto di riferimento.
«Oggi si può dire che il Blues accomuna molte sensazioni ed è forse l’unica musica che ha davvero un linguaggio universale.»
 
Perché hai scelto di suonare il basso?
«Avevo 12 anni ed entrando in un bar da un vecchio juke box stava andando la canzone Whole Lot A Shakin' Goin' On di Jerry Lee Lewis. Sentendo il pulsare del basso nella canzone ne fui piacevolmente impressionato, fu come una folgorazione. Poi l’avere casualmente a casa una copia del Fender Precision scala corta ha fatto il resto.»
 
Hai avuto dei punti di riferimento in questi anni?
«Gary Thain degli Uriah Heep, Roger Glover dei Deep Purple e Paul Mc Cartney dei mitici Beatles
 
Ci sono dei musicisti Trentini che hai stimato particolarmente?
«Sono molti, a partire da Charlye Grosselli, per passare da Silvano Catoni, senza dimenticare Stefano Colpi e Fabrizio Larentis dei Varycella Naphtaline»
 
Hai avuto un maestro?
«Da ragazzino seguivo molto Mauro Lusuardi, ero innamorato della sua capacità e padronanza nel suonare il basso e cantare contemporaneamente»
 
Cambieresti qualche tua decisione legata alla musica?
«No perché non ho mai avuto nessuna ambizione professionale. In questi anni ho solo suonato per passione e quello che ho ricevuto in cambio dalla musica lo ritengo importante e gratificante. Forse mi sarebbe piaciuto iniziare prima le collaborazioni con Alessandro Luchi, Bruno Holzer, Fabio Rasini e Giorgio Cascone. Ho anche una grande incompiuta nel mio cuore, non aver avuto la possibilità di fare qualcosa di veramente importante con il grande cantante Elvis Calò.»
  
Ti riconosci un difetto?
«Sono esageratamente pignolo e perfezionista e questo mi porta ad essere oltremodo selettivo e incontentabile.»
 
Il tuo pregio più importante?
«Mi metto a disposizione completamente della Band con costanza ed impegno.»
 
Hai qualche consiglio da dare ai giovani bassisti?
«Per una graduale crescita musicale è indispensabile suonare con molti musicisti anche di estrazioni diverse. Ma oltre a ciò io consiglierei di sentire molta musica e di ogni genere, ma soprattutto di ascoltare tutti gli strumenti cercando di raccoglierne le caratteristiche espressive e le potenzialità di ognuno.
«Questo per creare un proprio stile e per essere così inconfondibile ed unico, come dovrebbe essere qualsiasi artista creativo. È importante anche saper mettersi al servizio della musica integrandosi con tutti gli altri musicisti. Quello che conta è il risultato di un buon insieme che così garantisce la trasmissione totale delle emozioni.»
 
A parer tuo quali sono le caratteristiche che un grande bassista deve avere?
«Un grande senso ritmico e la capacità di creare un groove con meno note possibili in modo da permettere agli altri strumenti di spaziare sulla melodia sopra una decisa e sicura base ritmica.»
 
La tua band ideale?
«Bruno Holzer alla batteria, Alessandro Luchi alla chitarra solista, Giorgio Cascone alla chitarra ritmica, Fabio Rasini alle tastiere e Elvis Calò alla voce.»
 
Cosa ti ha insegnato la musica?
«La musica è il più grande veicolo di aggregazione e socializzazione. Grazie alla musica siamo tutti in grado di parlare un’altra lingua che però tutti conoscono.»
 
Qual è il concerto che ricordi con più emozione?
«Il concerto fatto in memoria di Paolo Flor (cantante dei "Medicamento" morto tragicamente) a Revò nell’Agosto del 1996 insieme a The blues light»
 
Quale corredo usi nelle tue performance musicali?
«Uso tre Fender Jazz Bass d'epoca originali (uno del 1962 e due del 1965) e unaMusic Man Sing Ray 4 del 1990, una Jazz Bass replica fretless (senza tasti) costruito appositamente per me dal liutaio Roberto Vanzo nel 1989.
«Uso esclusivamente corde SIT rock bright stainless Medium Light 0.45/1.05 che sono importantissime e parte fondamentale per caratterizzare il proprio sound.
«Come amplificazione uso uno Heartke 350 Watt con cabinet Trace Elliot da 15'. Uso sempre una regolazione flat, perché non piace equalizzare. Costruisco il suono solo con l'uso delle dita. Occasionalmente suono con il plettro.
«Ho anche un Chorus TC-Electronic ed un Octaver Boss che adopero raramente e solo con il basso fretless. Adotto un radio-trasmettitore wireless della Rexel.»
 
Stai lavorando ad un nuovo progetto?
«Si,insieme a Gigi Giordano (voce e batteria) Emilio Porcelli (chitarre e voce) e Fabio Rasini (Piano e tastiere) sono nati gli After Midnight un gruppo che propone cover Rock, Blues, Rhythm Blues e Pop rock. È un repertorio molto coinvolgente che stiamo perfezionando per proporci in pubblico entro breve tempo.»
 

 
Sicuramente Walter Gottardi entra di diritto nella galleria dei musicisti più eclettici della musica trentina. La sua grande conoscenza della storia della musica e la ricerca quasi spasmodica del suono lo rendono oggi un sicuro e preparato punto di riferimento per tutti i musicisti. Nella sua carriera musicale è spaziato attraverso quasi tutti i generi musicali, dimostrando versatilità ed adattamento, ma seguendo sempre e dovunque un filo logico; Il blues, da dove lui ribadisce sempre nasce qualsiasi filone musicale. «Aver vissuto – ci confida Walter Gottardi – le grandi innovazioni degli anni 60 da così vicino mi ha permesso di capire e di interpretare i grandi cambiamenti epocali della musica.»
 
Anche lui come molti musicisti ammette che forse essere stati musicisti negli anni 60-70 è voluto dire vivere la musica in modo diverso, e con mille opportunità in più di quello che oggi offre questo settore.
La sua ricerca continua della perfezione a parer nostro in alcuni momenti è stato anche un suo limite che però grazie alle sue enormi conoscenze ha superato sempre con brillantezza ed entusiasmo.
In questi 40 anni per lui la musica è stata un vero e proprio stile di vita, una passione che lo ha preso per mano senza mai allentare la presa.
«La musica è arte – conclude Walter Gottardi – e come ogni altra arte esprime emozioni ed è fonte di ispirazione, ed è ovvio che quindi ognuno di noi cerchi di raffigurarsi nella forma di arte che preferisce.»

Forse Walter Gottardi ha voluto in modo diretto ed attraverso la musica comunicare i propri ideali e valori, o forse è stato un modo semplice per staccarsi per qualche istante da questo mondo ed entrare in un vortice di emozioni e sicurezza che solo una piccola nota di basso, eseguita ogni misura di 4/4 può dare ancora ad un grande musicista.
 
Roberto Conci
r.conci@ladigetto.it


Saranno Renzo Meola e Nicola Conci i prossimi ospiti di Giovedì, In Trentino Rock, e ci parleranno della loro band Mezzopalo.

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