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Trentino Rock, dagli anni '60 a oggi/ 36 – Ultima puntata

Riflessioni e programmi al termine di una storia lunga 50 anni insieme ai veri protagonisti della musica trentina, che non finisce qui....

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Ho sempre creduto che il musicista sia un artista anomalo e molto diverso da tutti gli altri.
Il musicista deve pianificare bene, deve organizzare, deve studiare e prepararsi molto, deve allenarsi in modo costruttivo e coerente, deve ascoltare gli altri e deve soprattutto saper convivere insieme agli altri. Ma per ironia della sorte quando sale su un palco e comincia un concerto rimane da solo con le sue conoscenze e con lo spartito nel cuore.
Ho sempre pensato che tutti i musicisti avessero qualcosa di importante da dire, ma ero anche consapevole che mai nessuno era andato a chiedere nulla che li riguardava.
Ho sempre avuto la sicurezza che dietro un musicista ci fosse una storia, a volte triste, piena di rimpianti, di dolori di insicurezza, ma anche di orgoglio e ambizione.
 
Ebbene, avevo ragione io!
Quando proposi al direttore Guido de Mozzi di scrivere la vera storia delle Band Trentine, lui mi guardò in silenzio e dopo 10 secondi disse:«potrebbe funzionare.»
Poi in quella afosa giornata d’estate cominciammo a parlare delle band degli anni 60 e 70, della politica e delle lotte di quegli anni, di cosa aveva rappresentato la musica per i giovani di allora.
Mi accorsi subito che tutti gli argomenti erano ancora molto attuali, ma soprattutto che entrare nel cuore delle persone e capire la loro forza e le loro debolezze sarebbe stato per me e per i lettori una straordinaria esperienza emotiva.
 
Con la pubblicazione di ogni intervista, i lettori sono aumentati esponenzialmente e così anche le numerose e-mail e messaggi di ringraziamento.
È stupefacente come molti messaggi siano giunti non dai musicisti ma da persone normali che in quel periodo avevano una o l’altra band come punto di riferimento e che seguivano costantemente nei posti dove avvenivano i concerti.
Durante questi mesi mi sono accorto che i musicisti trentini erano come un gigante addormentato che lentamente di stava risvegliando. Questa professione, erroneamente, non viene riconosciuta da molti dimenticando i sacrifici, gli studi ed il tempo che i musicisti impiegano nella loro vita per imparare il proprio strumento facendo in contemporanea anche un altro lavoro.
Ma non è tutto. La categoria dei musicisti è l’unica che non ha un sindacato ben definito, che non chiede soldi alle istituzioni, che non protesta in piazza. Per questo è la più… silenziosa di tutte.
I musicisti parlano con la musica, comunicano attraverso il ritmo e la melodia, crescono con le emozioni di chi suona e chi ascolta.
 
In questa storia delle band trentine a partire dagli anni 60 fino ai nostri giorni, sicuramente mancano dei gruppi importanti. Li voglio citare perché ritengo siano stati molto importanti per la musica trentina.
Mancano i Luremal, un gruppo storico nato negli anni 60 e costruito dai fantastici fratelli Pisetta. Purtroppo l’unico fratello rimasto ha declinato il nostro invito per evitare di ricordare i momenti felici e spensierati dell’epoca.
All’appello manca anche un’altra band che negli anni 70 ha portato forte innovazione e un nuovo modo di fare musica, La corte dei Miracoli. Dopo la morte pochi mesi fa del loro leader Orlando Da Col, i protagonisti della Band hanno deciso di annullare l’intervista che era già stata programmata.
 
La difficoltà di rintracciare i protagonisti ha reso impossibile anche altre interviste a delle band che a parer nostro entravano di diritto nella storia della musica.
Parliamo della Gitone Band, dei Baraban, dei Giardini da Tea, dei Mass Media, del grande Goran Kuzminac e dei Bastard sons of Dioniso.
Altre due band contattate varie volte non ci hanno più richiamato per fissare l’appuntamento per l’intervista, scelta pienamente rispettabile, anche se ovviamente poco condivisibile.
Se ho dimenticato o trascurato qualcuno chiedo umilmente scusa.
 
In questa storia Trentina della musica mancano anche alcuni importanti musicisti, questo perché non si sono riconosciuti in nessuna band importante oppure la difficoltà di integrarsi con altri musicisti li ha portati a suonare in molte band che magari non hanno avuto la giusta visibilità e il meritato successo.
Sono del parere che ogni musicista, dal più al meno bravo, abbia comunque dato molto alla musica trentina.
Grazie ad ognuno di loro, sono nati altri dieci, cento, mille musicisti.
 
E se negli anni 60 il suonatore era visto come simbolo della trasgressione e delle rivendicazioni  politiche e giovanili, a partire dagli anni 70 in poi suonare è diventato un vero e proprio stile di vita, quasi un modo di essere.
Oggi lo sappiamo, il pubblico è cambiato, gli spettatori da ascoltatori si sono trasformati in protagonisti.
Il bombardamento musicale mediatico ha reso la figura del musicista meno importante, forse meno rispettata.
Proprio per questo penso che ci si debba rinnovare anche noi (mi inserisco nella categoria perché anch’io musicista) trovando nuove strategie per diffondere la musica in modo diverso e per far tornare il musicista una figura di primo piano nel panorama dello spettacolo trentino.
 
Alcuni lettori mi hanno scritto chiedendomi come mai non abbia inserito, in questa storia delle Band trentine, nessun gruppo di giovani musicisti attuali. La risposta è semplice: perché i giovani musicisti trentini non hanno ancora una storia da raccontare. Il mio augurio è che qualcuno tra qualche anno la scriva per loro: vorrà dire che hanno lasciato qualcosa.
 
Questa grande storia dal web virtuale si trasformerà in realtà in un grande concerto Live che il 23 Giugno si terrà in contemporanea in piazza Fiera e piazza Battisti durante la Magica notte delle Feste Vigiliane.
Il grande successo in termine di lettori di queste interviste ci ha spinti ad organizzare questo grande evento.
Tutti gli articoli di Trentino Rock sono stati letti mediamente da circa 3.500 lettori, con punte superiori ai 4.000 per alcune Band.
La più letta in assoluto ad oggi è l’intervista al cantante Elvis Calò, ma crediamo che questo suo piccolo primato sia dovuto al fatto di abitare e cantare ormai da anni negli Stati Uniti: molti clic sono giunti proprio dalla Grande Mela.
 
Il grande evento del 23 Giugno, a nostro modo di vedere, potrebbe essere epocale e soprattutto una grande opportunità per il mondo musicale di far sapere a tutti che i musicisti trentini sono vivi e pieni di motivazioni ed entusiasmo.
I gruppi che hanno deciso di partecipare al grande evento Trentino Rock live hanno capito il senso della manifestazione, e in questa hanno individuato non un punto di arrivo ma di partenza per una nuova stagione musicale trentina.
Non a caso ci saranno quasi tutte le più grandi band trentine della storia.
 
Oltre a questo verranno anche consegnati dei premi alla carriera, perché riteniamo giusto dare un riconoscimento a chi alla musica Trentina ha dato davvero tanto senza mai chiedere nulla in cambio.
Anche la conduzione dell’evento non è stata scelta a caso, in Piazza Fiera Daniele Brunetti e Ivana Csako con la loro versatilità e ecletticità condurranno in modo frizzante e ironico, presentando, imitando, cantando e ballando.
In Piazza Battisti invece Marco Consoli, personaggio molto conosciuto nel mondo dell’arte e della cultura trentina, insieme a Francesca Mazzalai presentatrice televisiva, garantiranno sobrietà e molta professionalità.
 
La vera storia delle band trentine dal 1961 ad oggi si chiude qui.
Ma il nostro giornale nelle prossime settimane metterà online la «Casa del Musicista», uno spazio riservato a tutti i musicisti Trentini che vorranno dire qualcosa di sé.
Particolare attenzione sarà data alle band di Trentino Rock Live che potranno pubblicare date foto e qualsiasi cosa relativo ai loro concerti in regione.
Allo studio ci sono anche dei nuovi spazi per coinvolgere sempre di più gli operatori del settore spettacoli e le numerose location dove la musica Live è ancora ricercata e gradita.
 
Concludo con i ringraziamenti. In questo percorso durato otto mesi ringrazio tutti i musicisti che sono stati molto disponibili e pazienti verso la mia persona, nessuno escluso.
Grazie a loro ho visto il mondo musicale che frequento da 30 anni in modo diverso.
Credevo che la grandezza di un musicista fosse proporzionale al suo grado di umiltà e l’incontro con molti musicisti mi ha fatto capire che avevo ragione.
Sono stati importanti anche i suggerimenti di Lorenzo Raffaelli e Walter Gottardi, che sono stati per il mio lavoro una sorta di memoria storica.
 
Per ultimo voglio ringraziare Il direttore Guido De Mozzi per le sue parole proferite in un pomeriggio d’estate.
«Perché dopo queste interviste – mi disse – non organizziamo una piccola Woodstock Trentina?»
Forse nessuno dei due allora immaginava che sarebbe successo veramente e che il sogno si sarebbe trasformato in realtà.
Ma i veri protagonisti saranno tutti i musicisti che hanno deciso di partecipare e lasciare così una testimonianza indelebile in questo sogno, dove a vincere sarà la musica, ricordando sempre che chi diventa musicista nella vita lo è… per sempre.

Arrivederci a presto 
 
Roberto Conci
r.conci@ladigetto.it

 Anch'io ho voglia di dire qualcosa  
Ho sempre amato la musica fin da quando ero bambino. Ho avuto la fortuna di avere un padre che amava la musica come me e per questo ho potuto ascoltarla dai Canti Gregoriani a Bach, da Mozart a Beethoven, da Offenbach a Strauss, da Verdi a Wagner, da Puccini a oggi, in un periodo in cui la musica era ritenuta tempo perso.
Grazie a quella conoscenza di fondo, da grande ho potuto seguire la musica rock, e per il giornale l’Adige ho intervistato i più importanti complessi del mondo. Forse il direttore del giornale di allora non capiva molto di musica giovanile, ma a maggior ragione gli vada il merito di avermi dato spazio.
Negli anni '70 ho scritto e prodotto per Rai Trento la Storia della Musica rock del Trentino e sono riuscito a registrare tutti i complessi di quegli anni. I nastri di quelle trasmissioni ci sono ancora ma, nonostante le nostre istanze, sembrano destinate a restare lì, nell’archivio dorato di mamma Rai.
 
Quando Roberto Conci è venuto a propormi di scrivere la Storia della musica rock in Trentino, mi sono domandato quale successo avrebbe potuto avere…
Dopo 10 secondi mi vergognai di averci pensato: chi se ne importa se avrà successo o no?
E il progetto è partito. E ha avuto grande successo: ogni puntata è rimasta in testa alle letture per qualche giorno. 
Avete avuto il modo di leggere qui sopra le considerazioni dell’autore Roberto Conci.
Che condivido in pieno. 
Con una sola contestazione: io ho sempre creduto nei sogni, tanto vero che il mio motto è «L’ho sognato, quindi posso farlo».
Ho sognato una Woodstock trentina. Sì, francamente mi bastava molto meno, una giornata allo stadio con i vecchi ricordi. E invece avremo in più l’imprimatur delle Istituzioni: le Feste Vigiliane ci hanno affidato la Notte Magica.
 
Questo per dire ai nostri ragazzi di non smettere mai di sognare.
Prima di me lo hanno detto e dimostrato, a ben più alti livelli artistici, i Beatles, i Pink Floyd, i Led Zeppelin, gli Eagles, i Creedence Clearwater Revival, gli Yes, i Genesis, i Blues Brothers
Lo hanno sognato più di tutti i Bee Gees, il cui leader è in coma da qualche giorno e forse non si riprenderà più. Beh, lo sapete che anche la notizia della probabile fine di uno dei Fratelli B è stata per giorni in testa alle letture del nostro giornale? Erano tutti coloro che hanno amato i Bee Gees
Sì, tutti quei complessi musicali avevano in comune la cosa più bella del mondo: un sogno.
E tutto ciò di cui avevano bisogno era amore.
 
Guido de Mozzi
g.demozzi@ladigetto.it

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