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«Legge Pari Opportunità, un passo verso la Cultura di genere»

Nostra intervista esclusiva all’assessore provinciale Lia Beltrami. – Di Minella Chilà

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Una legge sulle Pari Opportunità in Trentino, un importante strumento per far sì che la «cultura di genere» divenga parte integrante della nostra realtà locale.
Il 6 giugno il Consiglio provinciale ha approvato la nuova legge in materia di pari opportunità, a cui è stato dato ampio risalto nel nostro giornale.
Sono 22 articoli che rappresentano il frutto del testo unificato dei tre disegni di legge presentati da Margherita Cogo e Sara Ferrari, Caterina Dominici e Lia Beltrami, con l'appoggio della Consigliera d'opposizione Penasa. La nuova legge per le Pari Opportunità, non è stato un «parto indolore» nel senso che durante i lavori ci sono stati diversi momenti di tensione, a causa di alcune esternazioni «poco felici» in aula di certi consiglieri d'opposizione.
Abbiamo rivolto alcune domande alla dott.ssa Lia Giovanazzi Beltrami, Assessore Provinciale alla Solidarietà Internazionale e alla Convivenza, per capire meglio e più da vicino la «portata» di tale provvedimento legislativo, per la nostra comunità.
 
Assessore Beltrami, alla fine quali sono state le ragioni che hanno prevalso e che hanno portato all'approvazione del Disegno di Legge?
«Rispetto al percorso che ha portato all’approvazione di questa nuova legge provinciale è necessario sottolineare che si è trattato dell’esito finale di un processo di mediazione a volte molto complicato. Quello delle pari opportunità è un tema delicato perché indiscutibilmente trasversale ad ogni ambito: famiglia, lavoro, economia, istruzione…
«Si tratta di una dimensione che necessariamente deve essere considerata dalla società moderna, ma per divenire parte integrante di essa deve per sua natura prevedere il passaggio attraverso diverse fasi fra le quali quelle del confronto, del dibattito e purtroppo a volte anche dello scontro.
L’essere comunque approdati all’approvazione di questa legge significa però che le ragioni che rendono necessario che un approccio di genere permei la nostra realtà sono state alla fine comprese ed accettate dalle diverse forze politiche.»
 
Qualcuno si chiede «...ma ci voleva proprio una legge per stabilire la parità tra uomo e donna in Trentino»?
«La risposta più immediata è sì, ci voleva una legge! Ma non per stabilire un principio valido ovviamente a priori, e cioè che tra uomo e donna deve vigere la più completa parità, ma per far sì che la cultura di genere divenga parte integrante della nostra realtà locale.
«Come ho affermato nella relazione con cui ho avuto modo di presentare il disegno di legge al Consiglio provinciale lo scorso 5 giugno, le Pari Opportunità tra uomo e donna sono una condizione essenziale per la realizzazione di una società matura, equa e costruttiva.
«Nonostante il cammino compiuto da molte donne coraggiose in varie epoche storiche, il risultato appare ancora molto lontano. E l’Italia non si pone ai primi posti nella cultura della parità.»
 
Cosa risponde a chi ha «riportato» che questa legge comporterà nuovi, ulteriori ingenti oneri a carico delle casse della Provincia?
«Rispondo, dati alla mano, che ciò non corrisponde al vero. Nei giorni seguenti all’approvazione della legge, sulla carta stampata sono comparse delle notizie assolutamente false rispetto ai costi che le nuove disposizioni normative implicherebbero.
«Infatti il costo relativo a tutti, e sottolineo tutti, gli organismi e le misure che la legge prevede è stato descritto come il costo della sola Commissione pari opportunità, la quale non è assolutamente l’unico ambito su cui la normativa è intervenuta.»
 
Sono stati istituiti nuovi strumenti dalla legge per garantire la parità di genere? E quali saranno, a titolo di esempio, i principali benefici per le donne lavoratrici?
«Rispetto all’importantissimo tema dell’occupazione femminile e, soprattutto, delle discriminazioni di lavoratori e lavoratrici sul luogo di lavoro, è stato potenziato il ruolo della Consigliera di parità che rappresenta il primo organismo di tutela per questi aspetti.
«L’articolo 12 della legge prevede delle specifiche disposizioni per il contrasto del fenomeno delle dimissioni in bianco, ossia di quei licenziamenti mascherati che nell’80% dei casi riguardano le donne. La norma prevede che anche dietro segnalazione di casi di dimissioni in bianco, di cui può venire a conoscenza la Consigliera di parità, e a seguito di accertamento dell’avvenuta violazione della normativa in materia di lavoro da parte di aziende che abbiano avuto accesso ad incentivi economici provinciali, queste possano vedere revocati gli aiuti loro concessi.
«Desidero sottolineare la portata di questo specifico articolo e il suo allinearsi con le disposizioni che a livello nazionale, sullo stesso tema, sono state introdotte da parte del Ministro Fornero nella recentissima riforma del lavoro.»
 
Anche il tema della «pubblicità discriminante» è stato affrontato nella nuova legge. Come sarà possibile intervenire in questo campo?
«La nuova legge ha voluto prevedere alcune disposizioni per contrastare la diffusione di messaggi pubblicitari (ma anche veicolati nella comunicazione) che siano portatori di contenuti che, dando per scontati ruoli e comportamenti associati all’appartenenza di sesso, possano in qualche modo diminuire la possibilità di partecipazione all’uno o all’altro sesso, o addirittura siano offensivi della dignità della persona che appartiene all’uno o all’altro sesso.
«Si può pensare ad esempi di pubblicità in cui un prodotto viene proposto associando un’immagine di donna e un ruolo e comportamento femminile che non ha alcuna attinenza al prodotto.
«La legge attribuisce alla Commissione pari opportunità l’importante compito di raccogliere eventuali segnalazioni da parte di qualsiasi cittadino o cittadina che ritenga di individuare messaggi di questo tipo. In questi casi la Commissione si attiva per coinvolgere l’ente responsabile del messaggio e mettere in atto eventuali azioni correttive.
«Spesso la discriminazione contenuta nella comunicazione e nei messaggi pubblicitari non è assolutamente diretta o voluta: è evidente che nella maggior parte dei casi non siamo sempre consapevoli dei modelli culturali che ci condizionano, e la pubblicità non fa altro che esprimere il modello di genere che permea il momento storico che stiamo vivendo.
«Il compito di chi si occupa di pari opportunità, in questo caso specifico la Commissione, ha proprio il compito di vigilare affinché le differenze tra il modello culturale di uomo e donna non ci imbriglino inconsapevolmente in alcuni comportamenti e riducano le nostre potenzialità.»
 
È stato introdotto il «Bilancio di genere» per dare una nuova interpretazione della spesa pubblica. Cosa vuol dire esattamente, che la costruzione di un campo di calcio è da considerarsi una «spesa maschile», mentre l'apertura di un nuovo cinema rappresenta una «spesa femminile»?
«Il bilancio di genere ha una stretta relazione con il bilancio sociale, condividendone struttura, finalità e destinatari. Come quello sociale anche il bilancio di genere ha lo scopo di elaborare una valutazione della gestione delle risorse e dell’efficacia ed efficienza delle azioni e delle spese effettuate.
«Il bilancio di genere può essere quindi visto come un documento complementare al bilancio sociale, che integra il bilancio con l’analisi della variabile di genere per il raggiungimento di una sostanziale ed effettiva parità tra donne e uomini.
«Alla base del bilancio di genere, infatti, vi è la considerazione che esistono differenze tra uomini e donne per quanto riguarda le esigenze, le condizioni, i percorsi, le opportunità di vita, di lavoro e di partecipazione ai processi decisionali: le politiche, quindi, non sono neutre rispetto al genere, nel senso che lo stesso intervento può determinare una diversa conseguenza su uomini e donne.
«È in questo senso che a partire dal bilancio di genere l’ente pubblico può aggiungere una chiave di lettura e un punto di vista che perfeziona la consapevolezza delle proprie scelte e che dovrebbe consentire di correggere eventuali imperfezioni in un’ottica di miglioramento dell’efficacia delle politiche.»
 
Alcune associazioni di donne hanno criticato la nuova legge, poiché a loro avviso «esclude totalmente ogni riferimento alla discriminazione per orientamento sessuale». Come risponde a queste accuse?
«La nuova legge si colloca all’interno di un percorso ampio e complesso, che senz’altro mette nel conto che saranno necessari nuovi e successivi passi: la strada non finisce qui.
«Il tema delle discriminazioni va senz’altro trattato a tutto campo tenendo in considerazione anche le diversità di razza, religione, etnia e orientamento sessuale, ma forse questo tema necessita di una attenzione specifica.
«Il fatto di concentrare questa legge sulle pari opportunità tra uomo e donna nasce dal fatto che il cammino delle pari opportunità tra uomo e donna ha bisogno di tutta l’attenzione e l’energia per non essere sottovalutato e dato per scontato.
«Va detto che in ogni caso gli uomini e le donne nominati in questa legge includono ovviamente anche le persone diverse per razza, religione, etnia o orientamento sessuale.»
 
Minella Chilà
minella.chila@ladigetto.it

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