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Attaccate due chiese cristiane in Kenia: almeno nove i morti

Gli attentati sono avvenuti nella parte nord orientale del Paese, quella più esposta alle bande armate somale

Di ritorno dal Kenia, dove abbiamo trascorso una settimana vicino alle missioni cristiane sostenute dai volontari trentini, non possiamo non occuparci di fatti gravi come questo.
Si deve sapere che il Kenia è in guerriglia con la Somalia, da dove spesso penetrano bande armate che compiono razzie, violenze e scorribande nella più totale illegalità internazionale e umana. È la versione terrestre di quel fenomeno odioso che sul mare si manifesta come pirateria.
 
La città di Garissa si trova nell’area del Nord Est del Kenia e per questo è più esposta di altri centri dove comunque le bande somale si fanno sentire con una certa frequenza.
Due le chiese cattoliche colpite in questa città, colpevoli solo di essere cristiane.
Ogni volta che l’esercito somalo compie operazioni contro le bande somale, queste reagiscono contro quelli che ritengono obbiettivi significativi ma soprattutto incapaci di reagire alla loro violenza.
 
La domenica le chiese non vengono solo frequentate dai fedeli in preghiera, ma anche dai bambini e dagli anziani che trovano ricovero e ospitalità umana in ambienti decisamente migliori delle loro povere abitazioni.
Pasti caldi e parole di conforto, magari accompagnate dai canti religiosi che in Africa riescono ad essere particolarmente coinvolgenti.
 
In alcune di queste chiese ci siamo stati anche noi per ammirare la volontà dei nostri missionari che cercano qualcosa che va ben oltre i bisogni materiali della gente: la «pacificazione», in un posto che vede troppo spesso scorrere il sangue.
Tra un anno si voterà per le elezioni della repubblica semi presidenziale del kenia e per questo le chiese stanno diventando posti dove si invoca ciò che unisce e non ciò che divide.
 
Ed è qui che è avvenuto questo doppio attentato oggi, che è domenica, e che i banditi somali colgono come occasione per mascherare la loro violenza bestiale come guerra di religione.
Non è ancora chiara la situazione, ma al momento i morti accertati sono nove.
Il Kenia sa come reagire per proteggere la propria gente, ma resta il fatto che l’ONU dovrebbe dichiarare delitto contro l’umanità qualsiasi violenza fatta in nome della religione.

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