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Speciale Iran/ 1. La via per diventare ayatollah – Di L. Fontana

In vista delle elezioni iraniane del 14 giugno, un viaggio alla scoperta della figura più potente e più controversa del paese

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Venerdì il popolo iraniano sarà chiamato alle urne per eleggere il successore di Mahmoud Ahmadinejad, già presidente per due mandati dal 2005 e quindi non più eleggibile.
Indipendentemente da quale sarà il risultato, non c'è dubbio su chi sia già il vero vincitore di queste elezioni: l'ayatollah Alì Khamenei.
A più di trent'anni dalla Rivoluzione Islamica, la figura dell' ayatollah è ancora il perno attorno cui ruota la vita politica e religiosa dell'Iran.
 
Ma cos'è realmente un ayatollah? E soprattutto quali sono le tappe per arrivare a ricoprire questo ruolo chiave?
 
Anche se solitamente questa figura richiama subito alla mente la Rivoluzione Islamica del 1979 in Iran ad opera di Ruhollah Khomeini, l'ayatollah non è un'esclusiva iraniana. Infatti, molto più in generale è un titolo concesso ad alcuni esponenti del clero nell'Islam sciita.
Oltre che in Iran, dove si trova comunque la maggior concentrazione, sono presenti ayatollah in tutti quei paesi dove esiste una consistente comunità sciita, come Iraq, Libano o Siria.
L'ayatollah, letteralmente «Segno di Allah», è un esperto di studi islamici, in particolare di diritto religioso, etica e filosofia, che ha ottenuto la stima e la devozione dei fedeli.
Non esiste un percorso ufficiale da seguire per arrivare a ricoprire questa carica, ne tantomeno vengono richiesti requisiti specifici.
 
Il primo passo sulla via per diventare ayatollah è rappresentato da decenni di studi nelle hawza, le scuole islamiche.
I due centri di riferimento per gli studi nell’Islam sciita sono le città di Qom in Iran e Najaf in Iraq.
Quest'ultima è considerata la terza città santa dell'Islam, la più visitata dopo la Mecca e Medina.
Najaf riveste un'importanza particolare per gli sciiti, in quanto ospita la tomba di Alì, considerato da questi il legittimo erede di Maometto e primo Imam.
Terminati gli studi, l'aspirante ayatollah inizia a dare lezioni nella hawza di appartenenza e inizia a raccogliere intorno a sé un numero sempre maggiori di seguaci.
Una volta ottenuta l'ammirazione e il rispetto dei superiori e dei suoi pari, gli viene concesso il titolo di ayatollah da parte dei suoi insegnanti, con il quale può iniziare a rendere pubbliche le sue interpretazioni delle leggi religiose.
 
L'ayatollah, a cui non è imposto il celibato, può aspirare dopodiché al titolo di Grande Ayatollah o «Grande Segno di Allah».
In questo caso il percorso da seguire diventa più formale, in quanto il titolo viene assegnato da un consiglio di saggi sciiti ad un ayatollah che ha raggiunto fama nazionale, a cui i fedeli si rivolgono spesso per richiedere interpretazioni giuridico-religiose per la vita di ogni giorno.
Il grado più elevato che si possa raggiungere nel clero sciita è invece quello di «marja al-taqlid», che significa «fonte di emulazione».
 
I marja sono davvero pochi ai giorni nostri.
Fra di loro c'è Alì al-Sistani, grande ayatollah della Hawza di Najaf e punto di riferimento dei sciiti nel mondo.
Più accidentato è stato invece il percorso del già citato Khamenei, attuale Guida Suprema in Iran.
Alla morte di Khomeini il 3 giugno 1989, Khamenei venne scelto come successore.
Tuttavia, la Costituzione prevedeva che solo un membro del clero con almeno il titolo di ayatollah potesse ricoprire il ruolo di rahbar (guida suprema).
Con solo il titolo inferiore di hojatoleslam, Khamenei venne quindi promosso in fretta e furia al grado di ayatollah per permettergli di ricoprire la carica.
 
Per questo motivo, molti suoi detrattori lo hanno soprannominato «ayatollah in una notte» e non l'hanno mai riconosciuto come «fonte di emulazione».
Il compito che spetta in modo esclusivo ai marja è quello di emettere le fatwa, gli editti ad esecuzione obbligatoria.
Un esempio su tutti è la famosa fatwa emessa nel febbraio 1989 da Khomeini contro Salman Rushdie, autore de «I Versi Satanici».
L'ayatollah decretò la condanna a morte dello scrittore, poi rifugiatosi in Gran Bretagna, colpevole di blasfemia.

Nella Repubblica Islamica dell'Iran, potere religioso e politico si fondono nella figura della Guida Suprema, che gode dell'appoggio del clero sciita di cui è membro. Khamenei, quindi, nomina: 6 dei 12 membri del Consiglio dei Guardiani, che a sua volta decide chi può presentarsi alle elezioni presidenziali; i comandanti dell'Esercito; i giudici; i vertici della radio e della tv di Stato.
La Guida Suprema viene scelta dall'Assemblea degli Esperti, composta da 86 membri del clero sciita.
Oltre all'Assemblea degli Esperti molti altri organi statali sono composti da uomini del clero, come il già citato Consiglio dei Guardiani.
 
Alla carica di presidente, nonostante per candidarsi sia sufficiente essere un musulmano fedele alla Repubblica Islamica, si sono avvicendati diversi esponenti del clero, fra cui lo stesso Khamenei (presidente dall'ottobre 1981 alla sua nomina a Guida Suprema), Rafsanjani (1989 – 1997) e Khatami (1997 – 2005).
Ahmadinejad è stato il secondo presidente iraniano non appartenente al clero sciita, dopo Abolhassan Banisadr (1979 - 1980).
Resta da vedere se questa sua estraneità all'ambiente clericale sia stata una delle cause dei rapporti non sempre idilliaci con Khamenei e se queste elezioni porteranno alla presidenza iraniana una figura più vicina all'attuale Guida Suprema. 
 
Laura Fontana

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