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«Sparate sul pianista»... Patrick Trentini – Di Sandra Matuella

Intervista esclusiva al pianista e compositore trentino che venerdì 27 settembre presenterà il suo nuovo disco presso il negozio Delmarco di Trento

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«Sparate sul pianista» è il temerario titolo del nuovo disco del pianista e compositore trentino Patrick Trentini e che verrà presentato venerdì 27 settembre alle 17.30 presso il negozio Delmarco, a cui seguiranno due recital in gennaio, a Bolzano e Trento.
Questo disco ha scalato in poco tempo le classifiche raggiungendo il 1° posto su Amazon e il 3° su iTunes tra gli album di classica più venduti in Italia (tutti gli aggiornamenti su www.patricktrentini.it e sulla sua pagina Facebook).
 
«Sparate sul pianista» è un emozionante recital articolato in undici brani, frutto di un intenso e talvolta tormentato percorso introspettivo: questo disco è una vera e propria dichiarazione d’amore alla musica e, soprattutto, alla vita, da parte di uno dei musicisti più raffinati e originali della scena pianistica italiana, che vanta un importante percorso artistico: dopo il diploma in pianoforte con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di Trento (dove ha inoltre conseguito il compimento medio di violoncello) Patrick Trentini ha svolto un’intensa attività legata alla musica del novecento e contemporanea, sia come solista che in formazioni cameristiche.
Ha diretto, eseguito o inciso in prima mondiale opere di molti autori contemporanei, tra i quali Riccardo Zandonai, Marco Tutino, Nicola Campogrande, Antonio Braga, Andrea Mascagni, Roman Alìs, Manuel Palau e molti altri.
Ha preso parte a svariate produzioni di Pocket Opera Italia (in qualità di pianista e maestro sostituto); ha lavorato inoltre con i Cameristi di Verona e - soprattutto - con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, con la quale ha collaborato per oltre un decennio sia in qualità di accompagnatore per concorsi e audizioni che - principalmente - come pianista in orchestra, suonando sotto la guida di decine di direttori (Giorgi, Michniewski, Tamayo, Mandeal, Mazzola, Ebere, Martin, Keuschnig, Kuhn e molti altri).
Patrick Trentini ha tenuto più di 300 concerti nelle principali città italiane (Milano, Napoli, Bergamo, Lucca, Brescia, Bolzano, Pisa, Trento, Verona, Vicenza, Pescara, Ancona, Imola, Udine...) e straniere (Madrid, Reyjavík, Tourcoing...).
 
Vanta inoltre dodici premi (tra assoluti e di categoria) su altrettante partecipazioni a concorsi pianistici nazionali. Alcune sue esecuzioni sono state trasmesse dalla RAI e dalla Radio di Stato islandese.
Su L’Adigetto.it Patrick Trentini presenta in anteprima «Sparate sul pianista», ad iniziare dal titolo dell’album che suona come invito «pericoloso» ai suoi ascoltatori.
 
«Il titolo del mio album ha una funzione precisa; Sparate sul pianista significa rompete gli schemi, è un invito al giudizio da parte dell'ascoltatore.
«Voglio sentirmi dire dai miei followers cosa piace della mia musica e perché, voglio che sappiano dove e perché nascono i brani, quali ispirazioni mi portano alla scrittura di un determinato passaggio.
«Questo titolo è poi un segno di convinzione; mi riconosco totalmente nel mio nuovo lavoro, e conseguentemente non temo la critica. Dopo tanti progetti cameristici da qualche anno infatti sono tornato con molta determinazione al solismo, supportato in tal senso dall'appoggio importante delle mie due etichette, Soundiva e Halidon, due realtà milanesi che hanno un ruolo di assoluta rilevanza nella discografia italiana e che hanno dimostrato di credere sinceramente nella mia produzione.
«Non nascondo però che la partenza che ha avuto l'album a livello di classifica (ha raggiunto il 1° posto su Amazon e il 3° su iTunes tra gli album di classica più venduti in Italia) ha sorpreso anche me.»
 
Dalle sue note di presentazione del disco, si intuisce che c’è una ricerca interiore anche sofferta, alla base della tua musica: l'ispirazione artistica è nata da questo percorso esistenziale?
«In questo disco c'è tanta vita reale. Tutta la mia produzione musicale è incentrata sulla quotidianità, e in tal senso quest'album è un vero e proprio racconto. Vi è racchiusa una fase dolorosa della mia vita (fortunatamente ora risolta), quando mia moglie ha contratto una malattia gravissima ed io mi sono trovato con lei sofferente da un lato e mia figlia di un anno dall'altro; sembra impossibile, ma in un periodo così difficile (e nella sua successiva risoluzione) sono nate tante cellule che poi sono diventati i brani veri e propri di questo CD.
«Ci sono poi un paio di dediche, come 97 metri scritto per Paolo Palamara, un amico podista scomparso in prossimità del traguardo della mezza maratona di Rieti, e Ancora un viaggio, pensato per Lorenzo Corbolini con il quale ho avuto la fortuna di suonare spesso prima che il destino ce lo portasse via. In genere nascono assieme le cellule che poi daranno origine ai brani e i titoli delle idee medesime, che poi vengono sviluppate secondo vari procedimenti compositivi.»
 
A livello compositivo si coglie un suo dialogo molto personale con i diversi stili del musicali del passato, che spazia dal virtuosismo romantico agli echi dell’impressionismo francese, dai riferimenti precisi al minimalismo americano al jazz più cool.
L'impressione che si riceve inoltre, è quella di una musica che vuole comunicare, e che prende le distanze da quell’area della musica contemporanea volta alla ricerca più spinta, ma che all'ascolto risulta di difficile comprensione.
«Non avrei potuto leggere analisi migliore. La musica è alchimia, è emozione, non sperimentazione. La pagina musicale dev'essere intrisa di scelte che tocchino nel profondo le corde dell'animo, non di tentativi o calcoli.
«Non è un caso se i grandi del passato continuano ad emozionare e non è un caso se il pubblico cerca sempre di più l'immediatezza dell'ascolto.
«Va fatta una precisazione importante: se un'opera artistica è di facile fruibilità non è affatto superficiale, anzi: significa solo che mira ad un pubblico più vasto, non necessariamente di addetti ai lavori, e che - magari - ha più livelli di comprensione, sia per l'ascoltatore più esperto e smaliziato che per chi si accosta per la prima volta ad un certo tipo di genere.»
 
A questo disco ha collaborato Lorenzo Cazzaniga, un nome importante della musica italiana. Ci può raccontare come è arrivato a lui e come avete lavorato insieme?
«Ho conosciuto Lorenzo mediante amicizie comuni, e in un attimo siamo diventati amici a nostra volta. La sua esperienza è stata importantissima in tutte le fasi di editing del suono, ma non ho mancato di chiedergli indicazioni e consigli anche su altri aspetti di questa produzione.
«La collaborazione con lui non è stato un evento isolato, siamo tuttora regolarmente in contatto e continuo ad interpellarlo in merito a molte mie scelte artistiche. Di certo è e sarà il mio fonico di riferimento.
«Non voglio dimenticare, poi, l'apporto importantissimo a questo album che è derivato dalle grafiche di Alessio Pellegrini e dalle foto di Primo Cassol, due amici e due grandi professionisti.»
 
A questo disco seguiranno dei recital, magari con dei momenti di improvvisazione musicale durante il concerto?
«Per il futuro c'è molta carne al fuoco. Ci saranno (tra la fine dell'estate e l'autunno) un paio di presentazioni live del CD, seguite da due eventi concertistici cui ne seguiranno altri nel corso del prossimo anno. Il primo appuntamento con un concerto intero sarà per l'autunno a Bolzano in collaborazione con l'Associazione di Jack Sintini, giocatore di pallavolo dell'Itas Trentino Volley che ha affrontato la stessa battaglia di mia moglie e che ora, dopo aver scalato la sua montagna, si dedica con tutta l'anima alla sensibilizzazione in merito.
«Nel prossimo gennaio, poi, sarò in concerto a Trento per i concerti della domenica. Sono infine in corso trattative con molti altri enti, speriamo di ampliare il più possibile la dimensione live.
«In ogni caso in concerto non tendo a improvvisare. Il mio repertorio come autore per il pianoforte solo supera già le due ore, e quindi tengo le mie improvvisazioni come momento intimo e personale dal quale nasceranno le cellule per i prossimi brani.»
 
Sandra Matuella

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