Home | Archivio | Archivio rubriche | Chi ha paura dell'uomo nero? | Gesto drammatico e riflessioni superficiali – Francesco Bricolo

Gesto drammatico e riflessioni superficiali – Francesco Bricolo

Questa improvvisa pazzia delle persone che uccidono i propri cari e poi si uccidono senza apparente motivo…

Durante questa settimana ho più volte pensato di cosa potevo parlare nel mio secondo pezzo di questa nuova rubrica e sono stato anche tentato di tenere vivo il tema dell'altra volta perché davvero in questi giorni le notizie sui crimini che si consumano nelle nostre famiglie dominano la cronaca e fanno davvero pensare.
Questa improvvisa pazzia delle persone che uccidono i propri cari, anche la propria stirpe e poi si uccidono senza apparente motivo.
Poi, quando ho letto di Carlo Lizzani, ho subito deciso che avrei detto qualche parola su questa storia drammatica del regista di Fontamara, film del 1980, i miei sedici anni.
Sono andato su Wikipedia a consultare alcune informazioni su Carlo Lizzani e ho scorso la lista della sua produzione cinematografica da regista senza trovare un titolo che sia uno di film che ricordi di aver visto.
 
Ma non è di lui come direttore cinematografico che voglio parlare. Mi sono sentito in dovere di dire due parole sul problema che non la sua morte pone, ma il modo in cui è morto.
Da quando nel novembre scorso ho pubblicato il mio romanzo, «Tutto bene signora», di cui ha dato notizia su questo giornale l'ottima Nadia Clementi qualche settimana fa, mi sono sentito chiedere mille volte se sono a favore o contro l'eutanasia e proprio in questi giorni ho scritto diversi articoli sull'argomento per spiegare il mio punto di vista che è questo.
Purtroppo, sarebbe lunga da spiegare, eutanasia è una parola che porta più confusione che chiarezza e la mia proposta è quella di abbandonarla anche se non ho da proporne un'altra e comunque la proposta di non usarla vuole prima di tutto essere uno stimolo di riflessione visto che in pratica non siamo in grado di usare un altro termine.
 
I motivi per cui bisogna non usare quella parola è che si tratta di un termine che appartiene ad uno scontro logorante tra fazioni contrapposte e c'è troppa rabbia, troppa cattiveria, troppa distruzione attorno a quelle che nell'origine greca del termine sono due termini «eu» che sta per bene e «thanatos» che sta per morte, appunto al morte buona.
Sta di fatto che in Italia possiamo lasciare morire le persone ma non possiamo aiutare a morire e nemmeno procurare il morire e già sento l'eco dei meno male.
Meno male che c'è una normativa che lo vieta, dicono sempre coloro che come me sono stati educati all'indiscutibilità della vita anche nelle sue forme estreme come lo stato vegetativo o le gravi forme di tetraplegie o mille altre condizioni di malattia senza speranza.
 
Io non so che motivo abbia avuto Carlo Lizzani per fare un gesto così drammatico, so solo che non è il primo a farlo e che l'altro era stato un altro regista, Mario Monicelli.
Tutti e due hanno scelto di buttarsi giù dalla finestra e farla finita e chissà quanti altri hanno fatto in questa o altre maniere senza che la cronaca ne parli sui giornali.
Come vi dicevo prima, possiamo individuare tre verbi come il lasciare, l'aiutare e il procurare la morte e in Italia vale solo il lasciare.
È la nostra stessa costituzione che riconosce il nostro diritto a rifiutare un trattamento. Andate su Google e cercate «articolo 32 costituzione» e leggetelo.
Il codice penale vieta di aiutare a morire o anche il procurare il morire anche se lo si fa con la persona che lo chiede.
Si chiama «omicidio del consenziente» ed è l'articolo 579 del codice penale.
 
Detto in soldoni, se io voglio morire e chiedo di essere aiutato a farlo, se qualcuno lo fa viene perseguito in base a questo articolo della legge.
Come potete immaginare le due fazioni che in Italia si contendono in modo anche un po' brutale il terreno dello scontro su questi temi che vengono chiamati eutanasia sono da una parte i cattolici che sono assolutamente contro tutti e tre quei verbi, lasciare, aiutare e procurare la morte e dall'altra parte un gruppo eterogeneo di persone in genere molto lontani dalla chiesa cattolica che promuove a volte a spada tratta quei tre verbi ed è proprio in questi giorni il nostro capo dello stato ha raccolto la sollecitazione di alcuni personaggi pubblici su questo tema e ha sollecitato il parlamento a normale questo problema in modo diverso da come è normato ora.
 
C'è un che di provocatorio nei modi in cui persone come Mario Monicelli e Carlo Lizzani hanno deciso di morire.
C'è chi ci vede una vera e propria sfida allo stato, quasi un'umiliazione, un dire ti faccio vedere cosa sono capace di fare. Ma come questa ci sono mille interpretazioni.
Anche se qui non posso sviluppare questo tema, la mia proposta è put your gun down, cioè deponiamo le armi, smettiamo di scontrarci su questo tema così doloroso.
Dobbiamo partire da qui, dobbiamo mettere al centro la volontà di costruire un confronto civile di cui finora non siamo stati molto capaci, almeno nei dibatti pubblici.
Il tema della morte è capace di scatenare il nostro peggio e se non ci diamo una disciplina continuerà a prevalere lo scontro.
 
Francesco Bricolo

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande