A Bolzano si studia il teleriscaldamento del futuro
Al via all’EURAC la ricerca sulla tecnologia che consente di sfruttare calore di scarto da supermercati e industrie
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Oggi le reti di teleriscaldamento lavorano ad alte temperature.
Questo vuol dire che, per fornire calore agli edifici, devono essere connesse a centrali di grande produzione, ad esempio centrali di cogenerazione termoelettrica o termovalorizzatori — come avviene nel caso di Bolzano.
La tecnologia in via di sviluppo all’Istituto per le Energie Rinnovabili dell’EURAC permetterà invece di lavorare con reti a temperatura ambiente, dai 10°C ai 20°C, e consentirà in questo modo di utilizzare anche fonti di calore meno pregiate rispetto a quelle usate attualmente.
«L’idea è quella di sviluppare il teleriscaldamento e teleraffrescamento del futuro. Un sistema che non va a sostituirsi ma a integrarsi con quelli attuali e che permetterà di sfruttare insieme al calore generato, ad esempio, dai termovalorizzatori anche quello prodotto da processi diffusi nel tessuto cittadino e solitamente scartato», spiega Roberto Fedrizzi, ricercatore dell’Istituto per le Energie Rinnovabili dell’EURAC e responsabile di FLEXYNETS, «lavorando a basse temperature, infine, si riduce la dispersione di calore dai tubi collocati sotto terra, rendendo in questo modo l’intera rete più efficiente».
Le stime sono positive: adottando questa tecnologia il consumo di energia per il riscaldamento degli edifici e dell’acqua sanitaria si ridurrebbe dell’80% e del 40% per il raffrescamento, con un risparmio a livello europeo di 5 milioni di tonnellate in emissioni di CO2 entro il 2030.
Il progetto, della durata di tre anni, prevede una prima fase di sviluppo a cui seguirà, a partire dall’inizio del 2017, la fase di test.
«Al parco tecnologico di Bolzano realizzeremo nella prima parte del 2016 un laboratorio esterno in cui verrà installata una mini-rete di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Qui potremmo simulare e testare le strategie di controllo e i diversi scenari di utilizzo», aggiunge Roberto Fedrizzi.
Una terza fase del progetto prevede lo sviluppo di politiche che incentivino l’utilizzo di fonti di calore di scarto e che favoriscano l’integrazione di questa nuova tecnologia nei sistemi cittadini già in funzione: saranno creati due gruppi di lavoro che coinvolgeranno da una parte tecnici nel campo del teleriscaldamento, dall’altra gli amministratori delle città.
Al lancio del progetto del 7 e 8 luglio hanno partecipato i partner europei, coordinati dall’EURAC: l’Università di Scienze Applicate di Stoccarda e aziende specializzate in sistemi di teleriscaldamento da Italia, Spagna, Germania e Danimarca.
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