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Praga, una città che non delude mai – Di Daniela Larentis

La capitale della Repubblica Ceca è una delle più belle città europee, vale la pena visitarla anche se si hanno a disposizione solo pochi giorni

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Praga, capitale della Repubblica Ceca dal 1993 (prima era la capitale della Cecoslovacchia, lo stato europeo nato nel 1918 a seguito della disgregazione dell’Impero austro-ungarico alla fine della Prima guerra mondiale), è una città che non delude mai: visitarla e viverla sia di giorno che di notte è un’esperienza entusiasmante anche quando si hanno solo pochi giorni a disposizione.
Sorprende pure chi l’ha già vista e mentre la si lascia già si cova il desiderio di tornarvi ancora.
È una città le cui magiche atmosfere sono descritte in molti libri, numerosi infatti sono quelli che trasmettono l’incanto di questo straordinario pezzo di mondo, una città unica alla quale sono legati numerosi intellettuali: da Franz Kafka a Karel Capek, a Jaroslav Seifert, il grande poeta boemo nato agli inizi del Novecento (morì a Praga nel 1986), premio Nobel per la letteratura nel 1984 (fra le varie opere ricordiamo la raccolta di poesie dal titolo «Vestita di luce»), a Joseph Skvorecky (famoso il suo romanzo «I codardi», lo scrittore negli anni Sessanta fondò in Canada la casa editrice «68», attraverso la quale vennero pubblicate opere di autori cecoslovacchi, fra cui Milan Kundera, suo il celebre romanzo «L’insostenibile leggerezza dell’essere», ambientato a Praga attorno al 1968), tanto per citarne alcuni.
 

 
Non possiamo, parlando di scrittori, non ricordare anche Frantisek Langer, amico di Kafka, e le sue amate «Leggende praghesi».
A proposito di Kafka, uno dei personaggi più noti del panorama letterario del XX secolo, egli nacque a Praga nel 1883.
Era figlio di un commerciante ebreo, Hermann Kafka, con il quale ebbe un rapporto travagliato, si laureò in giurisprudenza e fece poi l’impiegato in una compagnia di assicurazioni.
I racconti che pubblicò in vita ottennero giudizi positivi da parte della critica, tuttavia la maggior parte dei suoi scritti divennero famosi dopo la sua morte, avvenuta in un sanatorio vicino a Vienna nel 1924 (prima di morire chiese a Max Brod, amico dai tempi dell’università e scrittore a sua volta, di distruggere gran parte dei suoi manoscritti, romanzi incompiuti, ma Brod non lo fece, al contrario, si preoccupò di renderli noti, fu lui il redattore e curatore delle sue opere postume e scrisse anche la sua biografia).
 
 
 
Protagonisti dei suoi racconti sono il mondo dell’allucinazione, l’alienazione interiore ed esteriore dell’io, l’angoscia di vivere nella società moderna dove improvvisamente chiunque si può sentire improvvisamente emarginato, perdendo il contatto con il mondo reale, il senso di colpa senza motivo apparente, l’inganno: egli sembrava infatti convinto che il destino dell’uomo dipendesse dalla volontà di forze imperscrutabili e ingannevoli.
Nel racconto più conosciuto e dibattuto dell’ultimo secolo intitolato «La metamorfosi», il protagonista si sveglia un mattino trasformato in un «enorme insetto immondo» e scopre, suo malgrado, che non si tratta affatto di un sogno come aveva pensato in un primo momento: è la storia arcinota di Gregor Samsa, uomo medio (fa il commesso viaggiatore), il quale da bravo ragazzo e da buon figlio quale è a un certo punto non è più lui, diventa un mostro, dapprima temuto e poi rifiutato dalla sua famiglia, alla quale tuttavia fino alla fine pensa con «commozione ed amore», cercando via via di adattarsi alla sua nuova condizione.
 

 
Lui in realtà si adatta molto facilmente al suo nuovo stato, lo fa con sorprendente naturalezza, le difficoltà sorgono semmai nel gestire quel nuovo corpo a cui non è abituato (ha difficoltà a muoversi) e nel rapporto con la famiglia che appena appena lo tollera, ne prova orrore, fino a rifiutarlo.
Il racconto si presta alle più disparate interpretazioni, del resto Kafka descrive vicende per raccontare in realtà altro, e sembra invitare ogni volta il lettore a cercarne il senso.
Che cosa abbia voluto comunicarci esattamente descrivendo il dolore di quella trasformazione non è dato saperlo, azzardare ipotesi potrebbe suonare addirittura presuntuoso, c’è chi interpreta la disperazione che accompagna la metamorfosi del protagonista come una condanna a un mondo fatto di convenzioni, un mondo di vincitori e vinti dove quest’ultimi non possono che soccombere al loro destino.
 

 
Leggendo Kafka si viene trascinati emotivamente nelle trame dei suoi racconti, come accade leggendo uno dei suoi romanzi più noti intitolato «Il processo», un’opera incompiuta nella quale lui espone, in un’atmosfera minacciosa, da incubo, l’insensata vicenda di un povero impiegato di banca che viene accusato, arrestato e infine condannato a morte, per ragioni del tutto incomprensibili (il protagonista, Josef K, non saprà mai fino alla fine le motivazioni dell’accusa).
A Praga vi è una statua in bronzo dedicata a Kafka, situata nei pressi del quartiere ebraico (in Via Dušni): riproduce un gigantesco cappotto vuoto, sopra il quale è seduto un uomo, e rappresenta lui seduto a cavalcioni sul padre (il monumento si ispira al racconto di una passeggiata per le vie della città, intitolato «Descrizione di una battaglia»).
 

 
Chi volesse ritrovare i luoghi kafkiani a Praga può camminare lungo la Moldava, gettare lo sguardo verso il ponte Carlo, ammirare il Castello che domina la città.
Andare a Praga e non visitare il castello è come andare a Roma e non visitare il Colosseo, una scelta obbligata per chi decide di recarvisi anche per sole poche ore.
Per secoli sede dei re cechi, ora è sede del capo di Stato oltre che rappresentare un'importante testimonianza della cultura e della storia cittadina. Salendo al castello, non si può che rimanere ammutoliti di fronte all’imponenza della Cattedrale gotica di San Vito, una delle cattedrali più grandi d'Europa.
Appena sotto il maniero si trova il quartiere di Malà Strana, dove si possono ammirare i sontuosi palazzi barocchi e i meravigliosi giardini, antiche residenze dei nobili.
 

 
Altro simbolo di Praga è il Ponte Carlo, un ponte in pietra gotico che offre una spettacolare vista sulla Moldava, attraversando il quale si raggiunge la Città Vecchia, il cuore di Praga.
Camminando fra le pittoresche vie del centro, si raggiunge presto la bellissima piazza dove svetta la torre del municipio, sulla quale è montato l'Orologio Astronomico, una delle attrazioni turistiche più significative della città, costruito agli inizi del XV secolo.
Praga è attraversata dalla Moldava (Vltava), il più lungo fiume della Repubblica Ceca.
Molti sono i luoghi pittoreschi lungo il suo corso, a partire dalle sue isole, una decina in tutto, fra le quali ricordiamo l’Isola dei Tiratori e quella che porta il nome di Isola slava, accessibile da un piccolo ponte posto di fronte al Teatro Nazionale.
Uno dei rami del fiume più suggestivi è quello chiamato Certovka che separa l’isola di Kampa dalla Città Minore, sulla riva sinistra del fiume.
Pittoreschi sono i palazzi antichi che si affacciano sulle tranquille acque del fiume, dove è visibile la gigantesca ruota di un vecchio mulino.
 
 
 
Luogo fra i più antichi della città è Vysehrad, la fortezza sorta nel X secolo che fu, a cavallo dell’XI e XII secolo, la sede principale dei principi della dinastia dei Premyslidi. La cattedrale con le torri di San Pietro e Paolo, così come il cimitero, nel quale riposano le spoglie di molte personalità celebri del popolo ceco, sono la meta scelta da molti per fare una splendida passeggiata con vista mozzafiato.
La suggestiva piazza Venceslao, un ampio viale in pendenza lungo all’incirca settecento metri sul quale si affacciano lussuosi hotel, negozi, bar, ristoranti, casinò, cinema ecc., è trafficatissima ad ogni ora del giorno e della notte.
Chi va a Praga deve assolutamente andare a vederla, anche solo per una passeggiata spedita fino alla statua equestre di San Venceslao, alla sua sommità.
 

 
Non si può lasciare Praga prima di aver dato almeno un’occhiata alla Casa danzante, l’edificio dalla forma singolare realizzato sul finire degli anni Novanta, le cui spettacolari torri (una di pietra e una di vetro) ricordano i personaggi celebri «Ginger & Fred», così come non si può salutare la città senza aver assaggiato la speciale birra in uno dei tanti locali famosi, come il Pivovar U Tří růží, tanto per citarne uno, le pittoresche birrerie che si susseguono lungo le vie del centro.
Impossibile descriverne il fascino efficacemente in sole poche righe, Praga è molto più di questo, è una città dai mille volti che ama sbalordire e che, certo, non verrà dimenticata una volta visitata.
 
Daniela Larentis – d.larentis-ladigetto.it
 

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