Home | Rubriche | Parliamone | Il vino vive nella tradizione dei giovani? – Di Nadia Clementi

Il vino vive nella tradizione dei giovani? – Di Nadia Clementi

Ne abbiamo parlato con Lisa Maria Endrici, che insieme a suo fratello Daniele rappresenta la quinta generazione di una nota azienda vinicola

image

>
La cantina Endrizzi di San Michele è giunta ormai alla quinta generazione, proprietà da sempre della famiglia Endrici.
Paolo e Cristine rappresentano la generazione che attualmente la gestisce, ma i loro figli, Daniele (di anni 23) e Lisa Maria (di anni 25) stanno affinando la loro esperienza per dedicarsi a breve all’azienda di famiglia.
Entrambi hanno fatto esperienze annuali di studio e di lavoro in Europa, nelle aree notoriamente vocate al vino come la Renania e il Bordeaux.
Noi abbiamo parlato con Lisa Maria per capire come vivono oggi il vino, come vivono l’azienda e, ovviamente, qual è il futuro che loro intendono dare all’attività di famiglia.
 

 
Lisa, come ci si trova a nascere in una famiglia che ha una cantina avviata da più generazioni? Ti sei dedicata volentieri al vino o è stata una scelta obbligata?
«I miei genitori hanno sempre lasciato a me e a mio fratello la possibilità di scegliere ed è stato proprio grazie a questo che entrambi ci siamo appassionati al mondo del vino.
«Invece di costringerci a vendemmiare o a partecipare alle fiere, ci hanno trasmesso l’entusiasmo di partecipare dal momento in cui ci siamo sentiti pronti.
«Tutto questo mi fa sentire estremamente orgogliosa di fare parte di una famiglia che crede nei propri sogni, senza costrizioni. Oggi faccio di tutto per aiutare i miei genitori in azienda quando sono in Trentino e per promuovere l’immagine di Endrizzi durante i miei soggiorni all’estero.»
 
Cos’hai studiato prima di intraprendere gli stage all’estero?
«Ho iniziato il mio percorso universitario all’università IULM di Milano dove ho studiato Marketing e Comunicazione Aziendale. Dopo la triennale ho deciso di dedicarmi completamente al mondo del vino.
«Mi sono trasferita quindi con mio fratello nella valle del Reno per studiare Economia Vinicola alla Geisenheim University. Successivamente mi sono spostata a Bordeaux per completare la mia formazione con un MBA in Wine Marketing & Management.
«Sono rientrata da Bordeaux da due settimane con un tesoro di nuove esperienze e contatti internazionali.»
 

 
Quali stage hai seguito e per quanto tempo?
«In Renania ho lavorato per qualche mese nella più grande cantina produttrice di Sekt (spumante) della Germania: la Rotkäppchen Sektkellerei GmbH. La produzione annuale di tutti i marchi appartenenti al gruppo Rotkäppchen ammonta a circa 170 milioni di bottiglie.
«Durante quel periodo mi sono dedicata alla promozione del marchio Rotkäppchen sul mercato tedesco e all’introduzione di due nuovi prodotti inseriti in una gamma di spumanti aromatizzati dedicata ai più giovani.
«A Bordeaux ho lavorato praticamente un anno presso il négociant vinicolo Millésima, che fa parte dei primi 5 négociants di Bordeaux ed è il leader indiscusso per quanto riguarda la vendita online di vini di alta gamma. Bordeaux, famosa per i suoi 10.000 Châteaux, 53 cantine sociali, 130 courtiers e 400 négociants spicca nel panorama vinicolo mondiale. Zona storicamente vocata al vino, vede gran parte dell’economia locale derivare dal vino.
«La cosiddetta place de Bordeaux, cioè il commercio del vino di questa località, è particolare e unico. La filiera funziona in questo modo: gli Châteaux vendono i loro vini, attraverso i cosiddetti courtiers (broker vinicoli), ai négociants, che poi rivendono i vini a importatori e distributori.
«Millésima nello specifico ha anche funzione di importatore e rivende i vini solo a consumatori finali grazie al canale dell’online sale.»
 
Come sei stata accolta all’estero? Ci riferiamo al fatto che sei una donna, italiana e pertanto «concorrente».
«Ovunque io sia andata sono stata accolta a braccia aperte, anche dai cugini francesi. A Geisenheim ero felice di vedere la quantità di donne iscritte al corso di enologia e viticoltura (la nostra professoressa di enologia, ad esempio, era una donna: la Prof. Dr. Monika Christmann, eletta quest’anno presidente del famoso OIV- Organisation Internationale de la Vigne et du Vin francese).
«Anche all’università di Bordeaux la costellazione uomini/donne era molto equilibrata. In più, alcuni tra gli Châteaux più famosi a Bordeaux sono gestiti da donne: esempi eclatanti sono Corinne Mentzelopoulos, proprietaria di Château Margaux e Château d’Yquem nel Sauternes, gestito praticamente solo da donne con l’eccezione dei trattoristi, che sono uomini.»
 

 
Quante lingue conosci?
«Quattro e mezzo, mia mamma è tedesca, quindi parto avvantaggiata. Le lingue mi hanno affascinata da sempre, per questo ho scelto il liceo linguistico.
L’inglese è indiscutibilmente fondamentale al giorno d’oggi (il mio studio a Bordeaux è stato tutto in inglese); il francese dopo 3 anni di studio e 1 anno a Bordeaux posso dire di conoscerlo benino; infine mastico un pochino di spagnolo che studiai all’università per qualche mese.
«Last but not least anche con il dialetto trentino me la cavo.»
 
Prima di entrare a pieno servizio in azienda, farai altri stage, magari in California, in Nuova Zelanda o in Giappone?
«Sì, da sempre i nostri genitori ci hanno stimolati a fare esperienze lavorative soprattutto all’estero. Essendo un’azienda che esporta in molteplici paesi esteri, è importante dedicarvisi per conoscere bene le culture e gli usi.
«Mio fratello partirà per il Giappone questa primavera e anch’io sto progettando di partire per qualche mese oltreoceano. La filosofia di famiglia è quella di conoscere altre realtà aziendali prima di dedicarsi completamente a Endrizzi.
«È per noi di estrema importanza essere up to date e portare più idee nuove possibili nell’azienda famigliare.»
 

 
Ti dedicherai più alla produzione o alla distribuzione?
«La distribuzione. Il mondo delle vendite e soprattutto dell’export mi affascina molto. Sono però dell’idea che sia molto importante conoscere anche il mondo della produzione, estremamente vasto e creativo.»
 
Hai imparato a conoscere la rete di vendita dell’azienda, dato che il vostro mercato principale è la Germania?
«Sì, ho avuto molti contatti soprattutto con importatori tedeschi e ora anche con importatori di varie nazionalità tra cui i francesi durante visite o fiere di settore quali ProWein e Vinitaly.»
 
Sicuramente hai già in testa un vino che porta il tuo nome, giusto?
«Sì, mio fratello ed io abbiamo già dato l’input di creare due nuovi vini: il primo è stato il Masetto Due. La nostra idea era quella di creare un grande vino rosso, senza l’influenza del legno, per ritornare al frutto.
«Perché Due? Perché siamo due fratelli che hanno dato l’idea, due enologi che ne hanno fatta realtà, due vitigni (teroldego e cabernet sauvignon) e infine Masetto Due è l’indirizzo della cantina Endrizzi.
«Poi abbiamo voluto fare il contrario ed è nato il Masetto Doré, uno chardonnay con un lieve accento di legno. Fin ora tutti i nostri vini bianchi (tranne il Masetto Bianco) riposavano solamente in acciaio, noi abbiamo proposto un sistema diverso.»
 

 
I tuoi genitori vivono sicuramente bene la tua esperienza, ma ti lasciamo spazio per nuovi vini e nuove idee?
«Grazie al cielo ho dei genitori estremamente comprensivi, innovativi e moderni, che ci permettono di esprimere le nostre idee e realizzarle.
«Certamente sono molto fieri di vedere quanto entrambi i figli sono entusiasti e credono nell’azienda fino in fondo.
«La nostra famiglia è il nucleo dell’azienda. Riteniamo molto importante metterci la faccia fino al punto che su ogni retro-etichetta dei vini Endrizzi troverete una foto di noi quattro.»
 
Una domanda impegnativa: quale rapporto vedi tra i giovani e il vino? Che consigli puoi dare?
«Sarà perché sono completamente immersa nel settore vinicolo e tanti dei miei amici bevono vino, ma mi sembra di percepire un avvicinamento dei giovani verso vini di maggiore qualità.
«Il segreto è semplificare l’approccio al vino, tornando al semplice frutto, senza l’uso di descrizioni articolate e complicate. È quello che abbiamo fatto con il Masetto Due.»
 

 
Una ancora più impegnativa: quale rapporto vedi tra le donne e il vino? Molte donne ormai lavorano nel settore del vino, ma che consigli puoi dare sul consumo del vino? Ci sono vini definibili «per donne»?
«Nel mondo del vino le quote rosa le abbiamo già conquistate da tempo (sulla traccia della famosa Veuve Clicquot e di altre pioniere) quindi abbiamo sviluppato la sensibilità e il gusto in tutti i settori. Secondo me non esistono grandi differenze tra le scelte maschili e quelle femminili. L’importante è conoscere il proprio gusto e bere tutti i vini che ci piacciono!
«Come diceva la Veuve Clicquot: Bevo Champagne quando sono felice, e quando sono triste. A volte lo bevo quando sono sola. Ma quando sono in compagnia lo considero indispensabile. Mi ci diverto quando non ho fame, e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco - a meno che non abbia sete
 
Quando lavorerai a tempo pieno, sarai più in azienda o in giro per il mondo?
«Entrambe le cose, viaggiare per me è diventato quasi indispensabile, ma tornare alla base è anche fondamentale. Cercherò di essere un po’ ovunque!»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Lisa Maria Endrici - lisamariaendrici@endrizzi.it


Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande