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Caccamo a Rovereto per «lezioni di storia»

Nella lezione di oggi, «Frammentazioni. Finis Austria», la sorte dell'Impero Austroungarico, che si ridusse in un territorio 8 volte minore

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#LezionidiStoria fa segnare ottimi numeri anche al suo debutto a Rovereto.
Quasi tutto esaurito questa mattina al Teatro Zandonai per la sesta Lezione di Storia del ciclo Laterza, confermando come la divulgazione storica, complice anche il Centenario della Prima Guerra Mondiale, riesca ad ottenere grande attenzione dal pubblico.
Protagonista dell'incontro di oggi la storica Giulia Caccamo, che insegna Storia delle Relazioni internazionali all'Università di Trieste ed è esperta di tematiche quali guerra e dopoguerra, introdotta da Marco Bellabarba, docente di Storia Moderna presso l'Università di Trento.
La lezione di oggi, «Frammentazioni. Finis Austria», approfondisce la tematica del primo dopoguerra, in particolare gli effetti della sconfitta sulle sorti dell'Impero Austroungarico, che passò in poco tempo dall'essere un «monolite» esteso dall'Ucraina occidentale al Trentino a diventare la piccola Repubblica d'Austria, un territorio 8 volte minore e con un settimo della popolazione.
 
«La fase finale della guerra – ha spiegato Giulia Caccamo – vide l'Imperatore Carlo commettere diversi errori. Fra i quali, pensare che l'Impero potesse comunque salvarsi, nonostante le sorti della guerra che volgevano al peggio.» Invece, al termine del conflitto, l'Austria-Ungheria si dissolse e nacque la Deutsch-Österreich, la Repubblica d'Austria, che venne alla luce senza guerre civili e spargimenti di sangue con l'intento di dare una «casa» alle genti di lingua tedesca che facevano parte dell'Impero.
Le altre popolazioni dell'ex Austria-Ungheria si autodeterminarono nei rispettivi stati, a dispetto dei progetti di Carlo che vedeva di buon grado la soluzione di una Federazione che tenesse assieme i popoli dell'ex-Impero.
Questo progetto non si avverò anche grazie all'azione di Woodrow Wilson, il Presidente degli Stati Uniti, che puntava con forza sul diritto di auto-determinazione dei popoli quale fattore di riassetto e stabilizzazione dell'Europa.
Ma il Vecchio Continente presentava una situazione peculiare: le etnie e le popolazioni erano sparse e difficilmente individuabili, specie dopo gli scempi della Guerra.
 
«La situazione dell'ex-Impero era drammatica: non c'era cibo, nell'inverno del 1919 l'influenza spagnola causò moltissime vittime nelle città austriache; il governo di “unità nazionale” guidato da Carlo Renner cercò di salvare il salvabile, guardando come possibilità concreta quella di unirsi alla Germania, vista come l'unica possibilità di sopravvivenza.»
 
Poi vi furono le pesanti conseguenze dei risarcimenti di guerra. Nella conferenza di Parigi-Saint Germain, la delegazione austriaca restò ai margini del lungo negoziato e quando finalmente venne ammessa al cospetto dei vincitori trovò la freddezza e la fermezza degli interlocutori.
Le condizioni imposte si abbatterono sull'Austria «come uno schianto», gettando Vienna nello sconforto per quella che era percepita come una «pace di annientamento».
L'obiettivo dei francesi, protagonisti della conferenza di Parigi, era infatti quello di indebolire gli ex-imperi centrali, per non permettere un riavvicinamento di Austria e Germania che avrebbe potuto mettere nuovamente in dubbio la pace.
Su tutto gravava poi anche il timore per gli sviluppi della presa di potere del bolscevismo russo, elemento che apportava ulteriori incognite per il futuro.
 
Anche l'Ungheria dal canto suo si trovava in una situazione drammatica, resa ancora più instabile dalla presenza, in quel territorio, di tante etnie diverse, come romeni, ungheresi, croati, serbi.
Austria e Ungheria erano dunque accomunate da un destino di isolamento per gli anni del dopoguerra.
L'Austria in particolare subì un impedimento francese ed internazionale all'unificazione con la Germania, veto al quale contribuì anche l'Italia che non voleva uno stato «forte» ai confini.
L'Anschluss però diventò una specie di traguardo che tanti in Austria volevano conseguire, fra le forze politiche e anche nell'opinione pubblica: seguirono dunque diversi tentativi di putsch, fino a  concretizzarsi nel 1938.
Un epilogo che trova le sue radici nella distruzione dell'Impero Austro Ungarico e nelle condizioni troppo dure imposte alla Repubblica d'Austria portando un «esito che, come sappiamo, due decenni dopo fu assolutamente catastrofico».

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