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«Tempi della storia, Tempi dell'arte. Cesare Battisti tra Vienna e Roma»

Il Castello del Buonconsiglio ospita da oggi fino al prossimo 16 novembre una mostra dedicata all’irredentista, un percorso a tratti inedito

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Il percorso didattico della Mostra su Battisti si snoda nelle sale di quel Castello del Buonconsiglio che ha visto il supplizio degli irredentisti più illustri del Trentino.
Si comincia in un’atmosfera idilliaca, quella della Belle Epoque, quando sembrava che l’Europa non avrebbe più visto una guerra. I quadri di autori trentini dell’epoca, scelti per costruire la sceneggiatura di quel periodo, fanno sognare ancora un’Europa di pace. Vi sono rappresentati i nostri nonni ai giardini con la carrozzella, vestiti all’italiana e alla tirolese, le dolci signorine vestite alla francese, i bambini vestiti alla marinara, le popolane che fanno il bucato, gli uomini che lavorano la campagna.
 
Nel 1906 il Trentino partecipava all’EXPO di Milano [ne abbiamo parlato in un servizio dedicato - vedi] e un grande manifesto dell’epoca ne ricorda l’evento. Era un momento importante per la nostra provincia, perché era un invito agli italiani di venire in vacanza in Trentino (austriaci e tedeschi arrivavano già).
Battisti pensava già alla politica, faceva i suoi comizi e stampava i volantini che oggi si trovano esposti.
La visita prosegue con l’attività di studio e lavorativa di Battisti. La sua macchina fotografica, i suoi archivi di viaggio, i suoi album, le sue guide turistico-geografiche.
Battisti si laurea a Firenze, pubblica la sua tesi sul trentino turistico, conosce sua moglie Ernesta Bittanti, la sposa.
Crea una famiglia, un lavoro. Diventa editore, fa il giornalista. Da buon socialista si occupa della gente che soffre, degli indigenti, dei concittadini più deboli e sfortunati.
 
Poi, d’un tratto, il mondo dorato della Belle Epoque crolla. Mentre gli Europei vivevano il loro periodo di pace più lungo della storia, in realtà le grandi potenze europee si armavano, forti della tecnologia generata dalla seconda Rivoluzione industriale.
Battisti forse non aveva pensato fino ad allora alla soluzione militare, certo però vide nell’intervento italiano la strada per liberare il Trentino dall’Impero Austro Ungarico. E quando iniziano a soffiare venti di guerra, lui è pronto per il grande balzo. Si schiera con l’Italia (che contribuisce a far entrare in guerra), si arruola nel Regio Esercito, diventa ufficiale, comanda una compagnia che - da buon geografo - guida nelle terre trentine.
Viene catturato in battaglia, riconosciuto e rinviato alla corte marziale.
 
Ed è qui che il viaggio idilliaco nella mostra di Battisti diventa un incubo.
La mostra porta d'improvviso nell’aula dove è stato celebrato il suo processo.
Si sente la voce fuori campo dell’ufficiale tedesco che annuncia le condanne a morte per alto tradimento.
La calma della voce contrasta con la gravità della sentenza.
Non si vede nessuno, solo il tavolo dei militari giudicanti e la scritta che scorre riportando in italiano la condanna al capestro.
Ovviamente la mostra prosegue con grande quantità di materiale iconico legato a Battisti militare e al suo supplizio, ma la mente resta agganciata al processo, alla fine di tutto. La fine di un sogno, la Belle Epoque che muore all’alba della Grande Guerra.
Ci si accorge che, pur sapendo come andava a finire, si sperava in un finale diverso...
 
Infine, la vittoria dell’Italia, la «liberazione» del Trentino, il percorso della gloria, il mausoleo sul Doss Trento.
È possibile che la glorificazione sia stata una montatura comoda per il regime fascista, ma non va dimenticato che il socialista Benito Mussolini era stato suo amico e che lo aveva aiutato più volte.
E ci piace pensare che se Battisti non fosse morto, in Italia le cose sarebbero andate diversamente.
Tutto questo viene vissuto percorrendo la mostra di Battisti. Consigliamo di percorrerla con una guida. Nulla è stato collocato per caso.
 
GdM


 
È stata inaugurata oggi la mostra «Tempi della storia, Tempi dell'arte. Cesare Battisti tra Vienna e Roma», ospitata nelle sale del Castello del Buonconsiglio e che chiuderà il prossimo 6 novembre 2016.
L’iniziativa, promossa e organizzata dal museo del Castello del Buonconsiglio, è curata dalla direttrice del museo Laura Dal Prà e vede il coinvolgimento della Fondazione Museo Storico del Trentino, del Museo della Guerra di Rovereto, dell’Accademia degli Agiati di Rovereto, della Fondazione Bruno Kessler, della Società di Studi Trentini, del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, e del Comune di Trento.
 

 
Grazie alla grande disponibilità di istituzioni museali italiane e straniere che ne hanno concesso il prestito, la rassegna prevede l’esposizione di dipinti, sculture, libri, documenti, fotografie, cartografie, cimeli storici, attraverso i quali si snoda l’itinerario nelle sale.
L’approccio storico e l’approccio storico-artistico al tema, condotti in parallelo e in stretta interconnessione, hanno consentito di gettare nuova luce su molti aspetti e nessi finora poco esplorati e di scoprire episodi ancora sconosciuti.
 


 
La prima sezione traccia un quadro della vivace situazione culturale del Trentino nel contesto austro-ungarico prima del 1914, con dipinti di Giovanni Segantini, Eugenio Prati, Bartolomeo Bezzi, Alcide Davide Campestrini, Umberto Moggioli, ma anche Franz von Defregger, Albin Egger-Lienz. I paesaggi di Guglielmo Ciardi e le fotografie d’illustrazione di un trentino ancora prevalentemente rurale accanto ai dipinti di argomento sociale di Felice Carena introducono nella seconda sezione il crescente impegno di Battisti, ormai rientrato a Trento dopo la laurea a Firenze, nelle questioni sociali, politiche e culturali della sua terra, dalla militanza socialista all’elezione a deputato a Vienna, che egli conduce assieme all’esperienza di giovane geografo sul campo con le sue innovative ricerche sui laghi del Trentino.
 

 
Al periodo immediatamente precedente all’entrata in guerra dell’Italia, durante il quale la gente trentina venne invece coinvolta subito nell’impegno bellico austro-ungarico, è dedicata la terza sezione, che vede Battisti impegnato nella campagna interventista nelle città italiane, la chiamata alle armi, i profughi di Katzenau, e, in parallelo, le opere di Depero, di Balla, di Bonazza, ma anche di Kriegsmaler, come Alfons Walde, Albin Egger-Lienz, Hans Josef Weber-Tyrol, Hans Bertle, quest’ultimo primo testimone della cattura di Battisti sul Monte Corno.
Altre testimonianze storiche e figurative - quelle di Beltrame, Pogliaghi, Sartorio, Sottssass, D’Andrea, Guala, Viani, Mantelli, Morando - raccontano gli anni cruciali della guerra, le immani fatiche condotte sulle cime alpine e la macchina militare austro-ungarica, acquartierata nelle sale cinquecentesche del Castello del Buonconsiglio.
 

 
Alla creazione del mito di Battisti è infine dedicata l’ultima parte, con fondamentali opere che ne costruiscono l’iconografia, come i dipinti di Carrà e di Barbieri, eseguiti nel 1934 per l’importante ma ancora poco noto «Concorso della Regina», le sculture di Minerbi, di Wildt, i bozzetti per il Monumento alla Vittoria di Bolzano e il Monumento di Cesare Battisti a Trento, affiancati a progetti decorativi per il Castello del Buonconsiglio finora poco se non del tutto sconosciuti, che videro all’opera personalità di grande spicco dell’arte tra le due guerre.
Quale ausilio alla visita e alla comprensione anche di carattere emotivo delle sezioni sarà proposta una serie di story-telling con apposite installazioni video che accompagni gli snodi cruciali della narrazione espositiva, basandosi soprattutto sulla documentazione epistolare e su altre fonti disponibili.

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