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Cassa Centrale Banca, parte il «Gruppo bancario cooperativo»

Il via ufficiale dato a Verona dal presidente di Cassa Centrale Banca Giorgio Fracalossi

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Il presidente di Cassa Centrale Banca Giorgio Fracalossi, ha dato il via ufficiale a Verona chiudendo il convegno davanti a 750 persone, rappresentanti di 170 Bcc e Casse Rurali e una quindicina di Banche popolari e SpA.
Il direttore Mario Sartori ha presentato un progetto credibile di Gruppo bancario cooperativo basato sulla partecipazione di 89 banche cooperative: «Diventerà il gruppo bancario più patrimonializzato d’Italia, tra le prime dieci banche nazionali».
Enfasi sul modello «risk based», autonomia in base alla rischiosità della banca, relazione con il territorio delle singole banche e certezza sull’entità del patrimonio da mettere a disposizione del gruppo.
Cassa Centrale lancerà un aumento di capitale da 600 milioni. Pieno appoggio del socio tedesco DZ Bank (che detiene il 25% di CCB).



 Nuovo appello all'unità da parte di Federcasse 
Il Gruppo bancario cooperativo Cassa Centrale Banca – Credito Cooperativo Italiano partirà prima dei tempi ipotizzati dalla normativa secondaria.
Il patrimonio supererà il miliardo di euro previsto dalla normativa.
A Verona CCB ha presentato il proprio progetto e il piano industriale. I prossimi mesi saranno impegnativi: le banche di territorio dovranno formalizzare l’impegno a sottoscrivere il contratto di coesione dando così vita alla nuova holding di respiro nazionale. La nuova realtà sarà ampiamente patrimonializzata.
Superando la soglia normativa del miliardo di euro darà vita ad uno dei gruppi più solidi a livello nazionale.
Il direttore generale Mario Sartori ha illustrato i punti salienti del progetto che si fonda su un modello risk based.
Nel rispetto della normativa di Vigilanza di prossima emanazione, sarà garantita alle banche più virtuose una responsabile autonomia gestionale.
Il direttore di Ccb ha rassicurato anche le Bcc circa il patrimonio che dovrebbero mettere a disposizone della capogruppo per interventi di sistema.
Sarà eventualmente una parte del capitale libero, stabilita con chiarezza a priori attraverso il contratto di coesione.
 
«Coniugare i valori fondanti del Credito Cooperativo con le prerogative di direzione e coordinamento della Capogruppo rappresenta la nostra sfida, – ha esordito Sartori. – Ci poniamo l’obiettivo di creare un Gruppo bancario cooperativo basato su un modello di sviluppo originale in grado di coniugare il valore e l’autonomia di un sistema di banche locali, espressione dei diversi territori, con il coordinamento e l’attività di indirizzo tipiche di una capogruppo bancaria.»
«Se riusciamo a salvaguardare il modello, se siamo alla pari degli altri come prodotti, la relazione con i territori sarà l’unico vero vantaggio competitivo industriale, – ha concluso Sartori. – Questo non è un progetto contro qualcuno, ma un progetto per le banche cooperative.»
 
«Vogliamo dare vita ad un gruppo in cui si realizzi l’efficientamento delle banche cooperative e nel quale la Capogruppo sia al servizio di queste ultime e non viceversa», – ha affermato Carlo Antiga, vice presidente vicario.
Lars Hille, componente del Board of Directors di DZ Bank, ha espresso un convinto appoggio al percorso tracciato da CCB.
«Accompagneremo i nostri amici italiani nel loro cammino, non facile e pieno di sfide, che però parte da valide premesse. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro interno al fine di individuare gli ambiti operativi nei quali si potranno ulteriormente rafforzare i rapporti commerciali con CCB.»
 
Il Presidente Giorgio Fracalossi ha ricordato che per senso di responsabilità si è intrapreso un percorso di confronto con Iccrea Holding per valutare l’ipotesi di costituzione di un unico gruppo bancario a livello nazionale. Il dialogo, durato oltre otto mesi, ha evidenziato che ad oggi non esistono le condizioni per centrare questo obiettivo.
«Pensare fin da subito ad un gruppo unico sarebbe velleitario», – ha affermato il banchiere Carlo Salvatori, ospite del meeting.
E l’economista Giuseppe Lusignani: «Importante è stabilire un dialogo serio e serrato con l’autorità di vigilanza europea e italiana.»
«Non c’è più tempo per tentennamenti, – ha concluso Fracalossi. – È ora di costruire qualcosa di innovativo che confermi la centralità della Bcc e Cassa Rurale al servizio delle comunità e dei territori, che salvaguardi il valore che questo sistema di piccole banche rappresenta per l’Italia.»


 
 Le tappe 
Il gruppo potrebbe essere operativo dal primo gennaio 2018. Le tappe prevedono a partire dalla primavera 2017 l’operazione di aumento di capitale di 600 milioni in contanti e di 270 attraverso il conferimento delle società del gruppo.
Partendo da un patrimonio iniziale di Ccb di 234 milioni, il patrimonio arriverebbe a 1,1 miliardi di euro.
Il gruppo – considerando l’adesione di 89 banche – si presenta come il più solido d’Italia, con un indice patrimoniale (total capital ratio) del 17,7%, e tra le prime dieci banche per dimensioni.
 
 L'appello all'unità di Alessandro Azzi (Federcasse) 
«Non possiamo tralasciare nessuno sforzo, la maggioranza delle BCC ce lo ha chiesto e continua a chiedercelo.»
Queste le parole del Presidente di Federcasse (l’associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) Alessandro Azzi a commento della presentazione del progetto di Cassa Centrale Banca.
«Abbiamo più volte ribadito come l’unità del Credito Cooperativo non sia un esercizio accademico, ma risponda a precisi motivi industriali, di opportunità e di convenienza strategica, – prosegue Azzi. – Non ha alcun senso mettere le BCC in concorrenza tra loro nell’attuale contesto normativo e di mercato.»
 
«Questo significa, oggettivamente, non solo indebolire un sistema che avrebbe la possibilità di essere un punto di riferimento nel panorama bancario italiano, al primo posto per apporto di capitali interni, ma anche moltiplicazione di costi e disorientamento del management e delle basi sociali che sono la nostra ricchezza comune.
«Non posso che rivolgere ancora a tutte le componenti del sistema chiamate in queste settimane a decidere il futuro della cooperazione mutualistica di credito – conclude Azzi – un appello all’unità.
«Abbiamo impiegato tempo per costruire un percorso unitario ed è il momento di portarlo a termine. Il tempo è una variabile critica.»

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