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Presentata la Cantina La Vis, uscita vittoriosa dalla grande crisi

I valori, i progetti, gli obiettivi dell’azienda in campagna e soprattutto nei vini, la cui qualità non era mai entrata in crisi

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Inutile dire che questi sono in servizi giornalistici che ci piacciono di più.
Siamo stati invitati insieme ad altri colleghi dalla Cantina La-Vis a una conferenza stampa a Maso Franch, per essere aggiornati sulla situazione dell’azienda.
Come si sa, la grande crisi cominciata nel 2008 aveva colto di sorpresa la Cantina sociale di Lavis, in quanto si trovava particolarmente esposta con degli investimenti molto interessanti ma che purtroppo erano avvenuti mediante il ricorso al credito.
La caduta dei consumi del vino di qualità aveva messo in difficoltà finanziaria l’azienda. Le operazioni attivate per far fronte alla necessità di cassa hanno portato all’alienazione di alcuni asset.
Tra questi, ricordiamo i 100 ettari di vitigno di morellino di Scansano nella Maremma grossetana, ma anche lo stesso Maso Franch, che era  un po’ il fiore all’occhiello della cantina.
La Provincia autonoma di Trento aveva dovuto commissariare la cantina e procedere all’acquisto di Maso Franch, che poi aveva dato in affitto a un privato.
Il Commissario non aveva avuto molta fortuna perché la crisi era rimasta forte, aggravata anche dal crollo economico della Russia con cui erano stati avviati importanti trattative.
Fu necessario cambiare il Commissario e, perfino il gestore di Maso Franch, che si era trovato in difficoltà.
Poi però l’azienda è riuscita a superare il momento critico e pian piano è tornata ad alzare la testa.
Ora il Commissario non c’è più ma ha un direttore vero e proprio, mentre Maso Franch è stato dato in affitto alla stessa La Vis. Maso Franch, oltre ad avere dei vigneti di tutto rispetto, è situato allo sbocco della Val di Cembra, da dove provengono le uve più pregiate della cantina e dove il territorio viticolo è di una bellezza unica e che esprime prodotti alimentari propri di una vallata che ha vissuto nei secoli superando mille difficoltà di ogni genere.
Se è vero che la vite produce il vino migliore quando ha difficoltà a vivere e crescere, la Val di Cembra sembra essere la naturale espressione del vino migliore del nostro territorio. E lo stesso può dirsi degli uomini che la vivono.
Maso Franch è stato individuato come ristorante adatto a offrire l’espressione della terra che fa capo alla cantina, un raccordo naturale tra la valle di Cembra e Lavis.
Ecco, ora è il momento del gran rilancio e tutto questo ci è stato presentato nella conferenza stampa alla quale siamo stati invitati.
 

 
Durante la conferenza ci è stato fferto il Cesarini Sforza Bru Trentodoc.
Nasce da sole uve Chardonnay coltivate nei vigneti vocati del Trentino, in quell’area geograficamente limitata prevista dal disciplinare Trento Doc.
Il Metodo Classico applicato su questa base preziosa produce uno spumante armonioso ed elegante.
Cesarini Sforza Brut viene lasciato maturare per almeno 24 mesi in cantine buie e silenziose, fino ad assumere le caratteristiche che in termini di profumo e palato, lo contraddistinguono.
Varietà: 100% Chardonnay.
Zona di provenienza: Colline Avisiane.
  

 
Dopo le argomentazioni che ci sono state comunicate per voce dei singoli esperti di settore, si è andati a tavola per assaggiare alcuni dei vini migliori prodotti dalla cantina La Vis. Il modo migliore per descrivere un vino è quello di abbinarlo a un piatto.
Con la carne salada dell’antipasto ci sono stati suggeriti due bianchi, il Müller Thurgau e uno Chardonnay.
Il Müller Thurgau, arrivato in Trentino verso la metà del secolo scorso,ha trovato sui terreni porfirici della Valle di Cembra e della collina di Meano, l’habitat ideale. Il Müller Thurgau La Vis ha un colore giallo paglierino brillante. Al naso si distinguono aromi fruttati di mela verde ed essenze floreali di mughetto e gelsomino. Al palato è ricco e armonico, particolarmente sapido e di buona struttura.
Lo Chardonnay è un vitigno di origine francese, introdotto da più di un secolo nelle aree viticole di Lavis e Pressano. Vino giovane ma complesso, questo vino si contraddistingue per le doti di eleganza e freschezza.
Di colore giallo paglierino con sfumature verdi, il vino ha un profumo gradevole, dalle note fruttate di mela Golden e ananas. Il sapore è pieno e piacevolmente armonico.
Di entrambi i vini abbiamo apprezzato l’equilibrio dei sapori e la morbidezza al palato. Lo chardonnay era davvero superiore di qualità, ma con la carne salada si è dimostrato indovinato il Müller.
Con i ravioli della prima portata ci è stato suggerito un riesling per la semplice ragione che quel vino era stato usato per cucinarli secondo la ricetta dello chef. Anzi della chef, perché è una donna.
Una scelta coerente, anche se noi avremmo preferito continuare con i primi due bianchi, che erano davvero unici.
 

 
La seconda portata era un brasato, al quale sono stati abbinati due vini rossi, il pinot nero e il teroldego delle Dolomiti.
Noi abbiamo un debole per il pinot nero, che per corposità e carattere è quasi un’antitesi del teroldego. Ma per questa stessa ragione non sono paragonabili. Però possiamo descriverli.
Il Pinot Nero, altro vitigno di origine francese, ha trovato in alcune aree del Trentino l’habitat ideale. Coltivato principalmente sui vigneti pedecollinari del comune di Lavis e Giovo, raggiunge il livello ottimale di maturità solo dopo una lunga permanenza in pianta. Dal colore rosso rubino tenue, il vino presenta un profumo intenso con sentori di ciliegia e marasca che termina lentamente in un piacevole e tipico aroma di frutti rossi di sottobosco.
Il bocca, il vino è delicato e fruttato, mentre il tannino fitto e setoso gli donano un gusto pieno e piacevolmente lungo.
Il Teroldego, vitigno autoctono Trentino, la cui coltivazione ha origini antichissime è una varietà, dalla incredibile ricchezza polifenolica, che ha trovato nel clima submeditterraneo dell’asta dell’Adige un luogo di elezione. Sui pendii delle Colline Avisiane, dolci declivi che contornano la Piana Rotaliana, maturano le uve che forniscono il Teroldego più tipico e caratteristico.
Il Teroldego La Vis, dal colore rosso rubino intenso, presenta un profumo caratteristico di viola, che evolve in note di prugna e piccoli frutti di sottobosco. Al palato si esprime con un corpo morbido e rotondo con un finale particolarmente profondo.
 

 
Prima di passare al dessert, ci è stata offerta una sorpresa davvero unica: il «Ritratto Rosso». Si tratta di una riserva estremamente particolare attualmente ancora in fase di maturazione nelle botti di rovere. L’anno di produzione, se ricordiamo bene, è il 2012.
Si tratta di un uvaggio di teroldego e lagrein, per noi insolito in quanto abituati agli uvaggi bordolesi, ma decisamente di altissimo livello. Per questo diciamo che è stata una vera e propria piacevolissima sorpresa.
Il Ritratto Rosso sarà presentato – ma non ancora venduto – al prossimo Vinitaly. Deve riposare ancora un po’, ma è bene che nel frattempo i clienti della risorta Cantina La Vis sappiano come sarà ricompensata la fedeltà che hanno dimostrato anche negli anni di crisi.

G. de Mozzi

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