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Le sfide della sicurezza marittima nel teatro Asia-Pacifico

«C'è una frattura tra la vecchia Europa e la nuova Europa, sempre più legata alla dimensione continentale, con una visione strategica radicalmente diversa»

Il Ce.S.I. è il Centro Studi Internazionali che si occupa di analisi degli scenari internazionali da sottoporre al parlamento e agli altri Organi dello Stato.
Tali analisi vengono inviate anche a noi e noi le pubblichiamo a seconda del grado di interesse che secondo noi può nutrire presso i nostri lettori.
Riteniamo che l’argomento dell’estremo Oriente possa interessare.

Oggi si è svolto un incontro a Roma tra i vertici del Ce.S.I. e dei servizi militari italiani per discutere sulle sfide della sicurezza marittima all’interno del teatro Asia-Pacifico.
Durante il suo intervento il Vice Admiral Koda ha illustrato quelle che il Giappone considera le principali sfide per la sicurezza marittima, declinate nella minaccia balistica e nucleare nord coreana e nella strategia cinese sia nel Mar Cinese Orientale che nel Mar Cinese Meridionale.
Secondo l’Ammiraglio Koda, il programma nucleare della Corea del Nord è una minaccia che va affrontata seriamente poiché la progressiva esperienza acquisita negli ultimi tempi da Pyongyang potrebbe portare all’acquisizione della tecnologia necessaria alla miniaturizzazione della carica atomica, la quale, accompagnata a una capacità balistica a medio-lungo raggio, rappresenta a tutti gli effetti un arsenale nucleare che rischia di essere una minaccia a livello internazionale.
 
Inoltre, Koda ha sottolineato come la Cina voglia avere una parte attiva nella gestione del dossier nord coreano e, quindi, escluda una risoluzione unilaterale da parte degli Stati Uniti della minaccia nord coreana.
La Cina ha due priorità: evitare una riunificazione della penisola coreana e, conseguentemente, mantenere la sopravvivenza del regime nord coreano anche se debole.
La Cina si sta rendendo conto del divario dottrinale e tecnologico della propria Marina rispetto a quelle giapponesi e americane e per questo sta dedicando un grande sforzo rivolto a colmare questo gap.
L’elaborazione di una strategia marittima efficace è dettata dall’importanza che la Cina dà alle rivendicazioni e alle proiezioni di potenza nel Mar Cinese Orientale e nel Mar Cinese Meridionale.
Se, al momento, la situazione nel Mar Cinese Orientale è piuttosto stabile, ad eccezione delle piccole tensioni registrate poco prima dello scorso G20 ospitato in Cina, il Mar Cinese Meridionale rappresenta un teatro ben più caldo.
 
Le tensioni in quest’area vanno analizzate su due livelli: dispute territoriali, che vedono contrapposta la Cina a Taiwan, Vietnam, Filippine, Malesia e Indonesia per la rivendicazione della sovranità e, quindi, dei diritti di sfruttamento delle risorse su porzioni di queste acque; e, in secondo luogo, l’incompatibilità della cosiddetta Nine Doted Line, promossa dalla Cina, con la libertà di navigazione in alto mare.
Se, infatti, le dispute territoriali non vedono coinvolti Stati come il Giappone e gli Stati Uniti, d’altra parte, gli interessi di questi ultimi sono chiamati in causa quando la strategia cinese va a ledere la libertà di navigazione in questa regione. In particolare, gli attori regionali guardano con sempre maggiore attenzione alla costruzione di infrastrutture aeree e portuali su alcuni degli atolli contesi.
Tuttavia, ha concluso Koda, l’influenza politica ed economica che la Cina può esercitare su alcuni degli Stati della regione rappresenta un fattore di criticità per la formulazione di una strategia multilaterale in grado di attuare le tensioni in quest’area.
 
A conclusione della tavola rotonda il discorso dell’Ammiraglio Binelli Mantelli, il quale ha delineato le sfide internazionali che vedranno impegnate la NATO e l’Unione Europea.
L'Italia ospiterà il G7 nel 2017, subito dopo il Giappone. La scorsa settimana, c'è stata la seconda riunione del High Level Working Group per la sicurezza marittima, un argomento che è di crescente rilevanza anche in ambito economico.
«La delegazione italiana ha condiviso la preoccupazione del Giappone per le sempre più frequenti controversie marittime, anche perché il Mediterraneo non è esente da tali problemi ed è pieno di problemi irrisolti.
La vocazione marittima della UE è, al contrario, decisamente inferiore (a maggior ragione dopo la BREXIT).
C'è una frattura tra la vecchia Europa e la nuova Europa, sempre più legata alla dimensione continentale, con una visione strategica radicalmente diversa.
 
Nella regione del Mediterraneo, e più in generale in Europa, le politiche sono essenzialmente di natura nazionale e dove non vi è un coordinamento ottimale si possono generare disastri, come abbiamo visto di recente in Libia.
Poi, l’Ammiraglio Binelli Mantelli ha spostato le sue considerazioni anche sulle relazioni UE-Nato, con le inevitabili influenze tra questi due soggetti e la Russia.
L’Ammiraglio ha affermato di sperare in una migliore coesione sia nell'UE che nelle relazioni transatlantiche, che anche con la NATO, Stati Uniti e nel post-BREXIT del Regno Unito.
Si tratta di una sfida che può sembrare utopistica e irrealizzabile, ma assolutamente urgente e inevitabile, se non vogliamo rischiare, come europei, di essere come un vaso di coccio tra vasi di ferro (Stati Uniti, Russia e Cina).
Questa coesione deve essere attuata anche a livello europeo, con una politica estera e di sicurezza reale e inequivocabile, perché, lo si voglia o no, ha gravi ripercussioni anche sulla nostra credibilità e, alla fine, direttamente e pesantemente sulla nostra economia ha concluso l’Ammiraglio.

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