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Storie di donne, letteratura di genere/ 148 – Di Luciana Grillo

Teresa Cremisi, «La Triomphante» – Un romanzo vivo e appassionante, ricco di osservazioni sui luoghi, le persone, i costumi che la protagonista ha conosciuto bene

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Titolo: La triomphante
Autrice: Teresa Cremisi
 
Traduttore: L. Di Lella, F. Scala
Editore: Adelphi 2016
 
Pagine: 185, Brossura
Prezzo di copertina: € 16
 
Un romanzo «trionfante» per quel che racconta e per come lo racconta: la storia abbraccia la seconda metà del ’900 e si svolge ad Alessandria d’Egitto, almeno all’inizio, prima di terminare in Europa. La scrittura è esemplare per chiarezza, rigore, semplicità, gradevolezza: dunque un romanzo da leggere con curiosità e interesse, un romanzo vivo e appassionante, ricco di osservazioni sui luoghi, le persone, i costumi che la protagonista ha conosciuto bene.
 
Il primo aspetto interessante è l’insieme di nazionalità che sono presenti nella medesima famiglia: «L’esistenza, all’interno di una stessa famiglia, di passaporti provenienti da luoghi diversi non era una nostra prerogativa. La maggior parte dei miei cugini ne possedeva anche altri (tedeschi, spagnoli, svizzeri…)».
Il secondo è la consapevolezza della protagonista di vivere in una realtà privilegiata che le consentiva di abitare ad Alessandria in case prestigiose e di far rotta verso l’Europa ogni volta che se ne presentava l’occasione.
Il terzo è il senso di provvisorietà che si respira, per cui la protagonista si sforza sempre di essere gradita negli ambienti che frequenta, sacrificando in parte la sua personalità.
Insomma, in un mondo cosmopolita, bisognava cercare «di superare i confini imposti dalle lingue e dalle nazionalità… Quei diminutivi antiquati e interscambiabili (Nelly, Loulou, Domi, Fifi, Gaby, Fred…)» erano necessari per integrarsi.
 
La scuola frequentata era il collegio «Notre Dame de Sion», dove confluivano ragazze della buona borghesia, cristiane e musulmane. «Le suore erano adorabili… I professori venivano scelti dalla madre superiora, che aveva un fiuto infallibile… grazie a un’insegnante bruttina ma con uno sguardo profondo, ci accostammo alla letteratura greca. Ad Omero».
L’Iliade affascina la giovane protagonista, («…per la prima volta capii lo sconfinato potere della poesia…») che si era «sentita pervadere da un entusiasmo contagioso».
Le rivolte e gli incendi che si verificarono nel 1952 spinsero molte famiglie ad abbandonare l’Egitto per l’Australia, per il Canada, per Malta o Roma o New York o Hong Kong.
La famiglia della protagonista se ne andò a Roma, dove per altro la mamma – scultrice e pittrice ormai famosa – aveva organizzato una mostra, anche con l’idea di comprare un appartamento per stabilirvisi una volta lasciata Alessandria, non trascurando il fatto che  dopo il film «Vacanze romane» Roma aveva acquistato se possibile ancora maggior fascino.
 
Le vicende storiche, la nazionalizzazione del canale di Suez comportarono l’abbandono definitivo dell’Egitto, che i genitori consideravano il loro Paese e nel quale non sarebbero mai più tornati.
E, per la giovane protagonista, un profondo cambiamento: «La ragazzina un po’ selvaggia e battagliera, l’adolescente che nutriva sogni di gloria lasciarono il posto a una giovane donna ansiosa che più di ogni altra cosa temeva di essere esclusa»: dunque prevale un tentativo di mimetizzarsi nel gruppo, di non emergere… e nel contempo si avvia un certo distacco fra genitori e figlia: «Navigavo col vento in poppa, mentre loro andavano alla deriva su una zattera di solitudine».
Seguono gli anni di Università, la scoperta di quanto fosse «penalizzante appartenere al genere femminile», l’amore, il sentirsi «di sbieco rispetto all’universo… ma facevo finta di sentirmi a casa… Mi ero adattata ai cambiamenti come un rampicante si adatta ai capricci del giardiniere…».
 
E c’è il lavoro, conquistato sul campo, che le procura soddisfazioni ed elogi, ma richiede responsabilità e coraggio.
Quando la nostra decide di allontanarsene, un’offerta imperdibile la raggiunge e la costringe a trasferirsi a Parigi.
Quasi casualmente, Giacomo le propone il matrimonio, e lei accetta, forse per non dire di no, ma è piuttosto uno stare insieme affettuoso, un farsi compagnia, un parlare di arte e di poesia: «Siamo felici e ciarlieri quando siamo insieme, Giacomo e io, eppure non siamo affatto tristi quando siamo separati. Abbiamo scelto… un tipo di vita moderno…».
 
Gli anni passano, il luogo del cuore per la nostra protagonista diventa un’ incantevole località della Costiera amalfitana, Atrani, un paese piccolo e semplice, turistico ma non mondano, dove può dedicarsi alle «mie antiche passioni… ho potuto dare un nuovo impulso ai miei entusiasmi infantili… ho ampliato le mie conoscenze sulle grandi battaglie navali…» e studiare la storia della Triomphante, la corvetta dell’800, su cui «navigo da settimane sugli oceani, esattamente come sognavo di fare da piccola».
 
Luciana Grillo
l.grillo@ladigetto.it
(Precedenti recensioni)

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