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«Arte dopo il 1900 – Kunst nach 1900»: 48 opere a Palazzo Trentini

Una straordinaria esposizione della produzione artistica del Novecento nel Tirolo asburgico, tra Kufstein e Borghetto – Dal 14 gennaio all’11 marzo 2017


 
«Arte dopo il 1900 – Kunst nach 1900» è il titolo, significativamente bilingue, dell’importante mostra ospitata fino all’11 marzo 2017 nello spazio espositivo di Palazzo Trentini, per iniziativa della Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento.
A coronamento dell’anno di Presidenza trentina del «Dreierlandtag» - l’appuntamento istituzionale che ogni due anni vede riunite le assemblee legislative di Trento, Bolzano ed Innsbruck - il Consiglio provinciale propone al pubblico l’occasione di conoscere e apprezzare una pregevole panoramica della produzione artistica sviluppatasi da inizio ’900 nell’area alpina del Tirolo asburgico, tra Kufstein e Borghetto, attraverso 48 capolavori dei suoi principali interpreti.
L’ambito territoriale rappresentato dall’esperienza transfrontaliera attuale, dunque, definisce anche il contesto geografico e culturale di appartenenza delle opere selezionate per l’occasione all’interno della rinomata e vasta collezione di Josef Kreuzer, mecenate, giurista e uomo d’affari bolzanino, oggetto, con l’edificio che la ospita, di una recentissima donazione alla Provincia autonoma di Bolzano.
 
Autorità artistica e scientifica e attenzione progettuale contraddistinguono la scelta delle opere esposte nelle sale di Via Manci 27, che l’allestimento competente di Roberto Festi, curatore anche del catalogo, riunisce per epoche e tendenze artistiche, rispettando il grande equilibrio tra gli ambiti territoriali che connota anche la collezione d’origine, costituita da ben 1.500 opere estremamente rappresentative della produzione dei maggiori artisti dell’Euroregione Tirolo, Alto Adige e Trentino, dal primo ‘900 a oggi.
Come spiega Roberto Festi, l’esposizione offre al visitatore una visione d’insieme che raffronta e mette in efficace dialogo la produzione di 39 artisti tirolesi, sudtirolesi e trentini, che «al di là della provenienza geografica, della cifra personale, dei diversi concetti pittorici, dei linguaggi, delle affinità spirituali e dei luoghi di formazione, sono mescolati tra loro e suddivisi in tre raggruppamenti, che segnalano cronologicamente tre periodi ben identificabili sia dal punto di vista storico che da quello generazionale» e sono intitolati: Sulla scia della fine secolo; L’Avanguardia e il ritorno all’ordine; Posizioni dopo il 1945.
 
Illuminante supporto alla comprensione del percorso espositivo, oltre il godimento delle opere, è anche il contributo critico di Carl Kraus al catalogo, «Omaggio alla pluralità. La Collezione Kreuzer», che ci presenta la non comune figura di Kreuzer, il suo accostarsi all’arte e al collezionismo, interpretato anche in una dimensione di impegno pubblico-sociale, favorito dall’entourage famigliare - il suocero Friedrich Eccel, e la moglie, Eva Kreuzer-Eccel, storica dell’arte - e degli amici artisti.
Kraus caratterizza poi con precise notazioni le presenze artistiche più significative, documentate anche in mostra, come Ebensperger, Plattner e Fellin, e definite colonne portanti della Collezione.
Ricordando come l’arco temporale ricoperto dalle opere, stilisticamente vada «dallo Jugendstil, all’Espressionismo, al Futurismo, Cinetismo e alla Nuova Oggettività, senza trascurare l’astrazione e gli attuali approcci dell’Arte concettuale», richiama l’attenzione sulle personalità che con i loro personali apporti creativi hanno maggiormente interpretato i periodi, anche turbolenti, del secolo scorso.
 
Dal cospicuo numero di opere della collezione che documenta il Moderno storico nella regione trentino-tirolese, la mostra allestita a Palazzo Trentini propone una piccola, ma accurata selezione di capolavori, firmati, per citare solo alcuni nomi, da Bartolomeo Bezzi, Carl Moser, Tullio Garbari, R. Marcello (Iras) Baldessari, Ernst Nepo, Werner Scholz.
Tra tutte le opere esposte, tre sono quelle segnalate da Carl Kraus nel suo contributo in catalogo, quali paradigma dell’intreccio tra regionalità e orientamento internazionale di questa vasta produzione artistica.
Sono Il Pasto, di Egger Lienz, datata 1920/23, nel quale una scena di quotidianità rurale si fa simbolo e atto solenne e condiviso; il Tirolese baffuto, di Fortunato Depero, degli stessi anni del primo, che rappresenta pure un contadino tirolese, ma in questo caso in un contesto dinamico e gioioso, realizzato nella tecnica del collage futurista, ai confini tra arte e pubblicità, secondo i parametri dell’estetica futurista; Subway New York. Electric light, di Erika Giovanna Klien, italiana ma di studi viennesi, che lasciato alle spalle il pessimismo del primo dopoguerra accoglie lo sperimentalismo e rappresenta simbolicamente il movimento verso una nuova epoca, probabilmente migliore.
 
Ancora altri artisti sono presenti a Palazzo Trentini, con produzioni posteriori al secondo dopoguerra, tutti a testimoniare, con una varietà di approcci, la ritrovata libertà creativa: accanto agli esponenti più conosciuti della produzione altotesina di questo periodo, i già citati Ebensperger, Plattner e Fellin, sono infatti tra i protagonisti di questa sezione Max Weiler, Markus Prachensky, Heinz Gappayr, Aldo Schmid, Luigi Senesi, Gotthard Bonell, Gianluigi Rocca.
A ciascun nome presente il catalogo dedica anche una breve nota biografica.

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