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«Gli incontri del giovedì»: 26 gennaio 2017 – Di Daniela Larentis

Per l’Associazione Castelli del Trentino interverrà Andrea Biasi con «Storia e tradizione delle stufe a olle di Sfruz», il 26 gennaio a Mezzolombardo

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Con l’appuntamento di giovedì 26 gennaio 2017 prosegue il ciclo di conferenze predisposte dall’Associazione Castelli del Trentino denominato «Gli incontri del giovedì», organizzato dal presidente Bruno Kaisermann e dal vicepresidente, il giornalista, storico e critico d’arte Pietro Marsilli.
Il ritrovo è fissato come consueto alle 20.30 presso la Sala Civica di Mezzolombardo, Corso del Popolo 17, e avrà come protagonista Andrea Biasi, Sindaco del Comune di Sfruz.
Al suo attivo una Laurea Specialistica in Gestione e Conservazione dei Beni Culturali conseguita presso l’Università degli Studi di Trento, è inoltre Segretario dell’Associazione Antiche Fornaci di Sfruz e autore del volume Le antiche stufe ad olle di Sfruz - edizioni Antiche Fornaci di Sfruz, 2016.
E sarà proprio la storia e la tradizione delle stufe a olle di Sfruz il tema della serata.
In attesa dell’incontro di giovedì prossimo, abbiamo avuto il piacere di rivolgergli alcune domande.
 

 
«Le antiche stufe ad olle di Sfruz»: come è nata l’idea di questa prestigiosa pubblicazione e come è strutturata?
«La pubblicazione rappresenta la fase conclusiva e di presentazione dei dati di un progetto di più ampio respiro: il censimento delle stufe ad olle presenti nelle valli del Noce.
«Il progetto è stato fortemente voluto dall’Associazione Antiche Fornaci di Sfruz e in particolare creato dal Professore Francesco Angelelli.
«Il libro è suddiviso in 6 capitoli, i primi tre capitoli introducono l’argomento di studio, la stufa ad olle, e lo inseriscono nel contesto stilistico – architettonico europeo dall’origine stessa della stufa fino agli inizi del XX secolo.
«Mentre il 4 e il 5 sono incentrati e focalizzano l’attenzione sulle fornaci e sui fornelari di Sfruz. Il sesto e ultimo capitolo descrive quali sono le basi su cui è stato costruito il progetto censimento.
«Infine si conclude con una appendice in cui viene presentata la scheda di censimento utilizzata.»
 
Come ha proceduto da un punto di vista metodologico nel reperimento e nella selezione delle fonti?
«Per prima cosa si è iniziato a spulciare la numerosa documentazione di archivi pubblici e privati. Il primo documento in cui si fa menzione ad un maestro di Sfruz risale al 1532 ed è l’approvazione della carta di regola del comune di Vervò.
«In questo caso uno dei firmatari del documento era un certo maestro Cristoforo Cavos di Fruzo, non sapremo mai se quel maestro stesse ad indicare la sua maestria nella costruzione di stufe ad olle o, come si riscontrerà nei secoli successivi un epiteto per indicare la figura del carpentiere.
«Comunque rimane indicativo che a partire da quella data il cognome Cavosi ricorrerà nei secoli e sarà sempre, soprattutto a partire con il 1700, unito alla parola fornelaro. Infatti sarà proprio a partire dal 700 che la documentazione si farà sempre più ricca; il primo documento in cui si fa esplicita menzione del lavoro di fornelaro risale al 1786.»
 
«Un'importante fonte di informazioni riguardanti la fornace dei Cavosi fu il libretto di circa 298 pagine contenente le registrazioni delle stufe prodotte tra il 1792 e il 1854.
In quest’arco temporale di circa 60 anni dalla fornace dei Cavosi uscirono, su ordinazione, 1.121 stufe. Il manoscritto è composto da una serie di registrazioni che riportano il luogo, la data di vendita, le caratteristiche specifiche della stufa, il colore ed il prezzo.
«Ma è con il 1800 che le informazioni si fanno estremamente precise e dettagliate; questo grazie alla scoperta di alcuni documenti particolarmente significativi. In particolare faccio riferimento ad un documento, rinvenuto nell’Archivio Provinciale, che rappresenta una richiesta, presentata nel 1808 dall’intera cittadinanza di Sfruz alla procura di Trento, per ottenere un curato che si occupasse della chiesa di Sant’Agata.
«In questo documento, vengono raccolti tutti i nominativi dei capifamiglia dell’abitato di Sfruz che effettuarono una donazione, con le cifre che questi erano disposti a donare per il sostentamento del curato.
«Scorrendo l’elenco dei circa 110 sottoscrittori, si riscontra che alcune persone, oltre al loro nome e cognome, scrivevano anche la loro professione. 
 
«Tra essi troviamo anche i fornelari di Sfruz che avevano partecipato alla donazione:
•    Giuseppe Causi fornelaro;
•    Antonio Cavos fornelaro;
•    Bortolò Cavos fornelaro (forma abbreviata di Bortolomeo);
•    Cristoforo Cavosi fornelaro;
 
«Grazie a questo primo documento è stato possibile osservare che nei primi anni dell’Ottocento i fornelari erano 4; grazie ai registri parrocchiali di Sfruz e Smarano è stato possibile scoprire che questi erano tutti imparentati tra loro, erano tutti figli di Antonio Cavosi.»
 

 
Ma come è possibile affermare che in quel periodo questa fosse l’unica famiglia occupata nella realizzazione di stufe ad olle?
«Grazie al Catasto Teresiano del 1790 e al più preciso catasto Asburgico del 1859 è stato possibile rispondere con grande precisione a questa domanda. Il Catasto oltre alle note cartine in scala raffiguranti con estrema precisione il paese di Sfruz, era correlato da registri. In questi registri venivano riportate le professioni dei singoli abitanti del paese.
«Inoltre questi registri non erano statici, ma venivano regolarmente aggiornati, rappresentando fedelmente quella che era la realtà socio economica di Sfruz nel corso di tutto il 1800. Coloro che si occupavano della realizzazione e costruzione di stufe ad olle vennero protocollati come pentolai.
«A tutt’oggi con pentolai si intende coloro che conducono impianti e macchinari per la produzione e la lavorazione di manufatti in ceramica e terracotta ovvero impianti e macchinari per formare, stampare e comprimere i manufatti.
«Intrecciando i dati provenienti dai vari documenti è stato possibile riprodurre fedelmente e con una precisione del 100 per cento chi erano i fornellari e soprattutto dove erano ubicate le fornaci.»
Quali sono state le principali difficoltà affrontate?
«Una delle difficoltà maggiori è stata la reperibilità della documentazione; molta documentazione, infatti proviene da archivi privati; stessa cosa vale per le foto delle stufe ad olle.
«L’attento coinvolgimento di Enti pubblici e privati cittadini ha permesso di affrontare l’argomento attraverso una grande mole di documentazione, la quale ha permesso una ricostruzione precisa e attenta delle fornaci e dei fornelari di Sfruz a partire dal XVIII secolo».
 
Da dove hanno tratto origine le abilità di chi produceva stufe a olle a Sfruz?
«Molte sono le leggende a tale proposito, la più famosa è sicuramente quella che lega gli artisti faentini con l’inizio della produzione di stufe ad olle a Sfruz.
«In realtà, la mancanza di documentazione rende estremamente difficile questo tipo di affermazioni.
«Dallo studio delle fonti del periodo è possibile ricostruire un incontro tra l’arte della maiolica sviluppatasi nella penisola Italiana con la produzione di Stufe ad olle, tipica dei paesi mitteleuropei.
«Significativo ed estremamente importante è possibile ricostruire questo scambio di saperi proprio nella realizzazione delle stufe del Castello del Buonconsiglio nella prima metà del XVI secolo. In questo caso è documentata la collaborazione tra un pittore, di formazione faentina, e un fumista tirolese.
«Quindi a mio avviso la realizzazione delle stufe ad olle è frutto di saperi locali, accresciuti da competenze captate da artisti faentini.»
 

 
In che cosa consisteva nel dettaglio la produzione di stufe a olle e da chi erano richieste?
«Un'importante fonte di informazioni riguardanti la fornace dei Cavosi fu il libretto di 298 pagine contenente le registrazioni delle stufe prodotte tra il 1792 e il 1854, che ho descritto nella risposta alla seconda domanda.
«Grazie a questo documento abbiamo una precisa indicazione di committenti e tipologie di stufe richieste. La committenza era molto varia: dal nobile, alla borghesia per finire con i modelli più semplici che venivano realizzate per le abitazioni più modeste.»
 
Quante erano complessivamente le fornaci e quali famiglie erano coinvolte in questa attività?
«Nel periodo di massima produzione, che si può identificare con la metà del XIX, il numero di fornaci era 5. Tutte appartenevano a fornelari Cavosi.»
 
Dove erano ubicate le fornaci?
«Le fornaci non erano localizzate in un’area precisa del paese di Sfruz, ma erano distribuite in vari edifici. Grazie allo studio del catasto teresiano e successivamente del Catasto Asburgico è stato possibile per i secoli XVIII e XIX identificare con estrema precisione gli edifici dove venivano realizzate queste monumentali opere d’arte.»
 
Quando è iniziato il declino dei fornellari di Sfruz e, successivamente, quando si è verificato il definitivo abbandono di questo affascinante mestiere?
«A partire dal 1860 inizia, per le famiglie Cavosi impegnate nella costruzione di stufe, un lento declino. Ne è testimonianza la comparsa dell’epiteto di contadino che affianca quello di fornelaro, nelle fonti documentarie ove richiesta la loro professione, soprattutto nei registri delle nascite e dei matrimoni.
«A partire dai primi anni del 1900, si registra, inoltre, una grande flessione nelle nascite e una notevole diminuzione delle persone con cognome Cavosi, dovuta alle migrazioni di inizio 900.
«A tal proposito, risulta significativa la data 23 agosto 1915: in quel giorno morì l’ultimo fornelaro di Sfruz e con esso si spense anche l’ultima fornace. I contemporanei si resero conto della perdita, infatti dal registro dei morti del paese di Sfruz, proprio nell’atto di morte di Emanuele compare la scritta: …era fornellaio (fu l’ultimo a sospendere il lavoro)
 
Chi volesse acquistare il libro dove lo può trovare?
«Il libro viene dato come regalo a chiunque decidesse di iscriversi all’Associazione Antiche Fornaci di Sfruz oppure attraverso una donazione libera sempre all’Associazione.»
 
Progetti futuri?
«Il prossimo progetto in cui sono impegnato, sempre con il supporto dell’Associazione Antiche Fornaci di Sfruz, consiste nella realizzazione di una pubblicazione dove verranno studiate le stufe ad olle presenti nei vari castelli della Val di Non.
Questo lavoro verrà svolto con il dott. Alessandro Battisti. Lo scopo principale che l’Associazione si pone è quello di analizzare e proporre degli attenti studi su tutti i castelli Nonesi.
Quest’anno inizieremo con Castel Thun attraverso la pubblicazione di uno studio svolto dal nostro Presidente Onorario Memmo Caporilli che verrà presentato in primavera durante i lavori dell’Assemblea Generale dei soci».
 
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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