Home | Arte e Cultura | Teatro | «La Bottega del Caffè», giovedì 9 febbraio al Teatro «Sociale»

«La Bottega del Caffè», giovedì 9 febbraio al Teatro «Sociale»

L'opera di Goldoni andrà in scena a Trento giovedì 9, venerdì 10 e sabato 11 febbraio

image

Photo Filippo Manzini.
 
Firenze, Napoli, Venezia e il suo Carnevale. Su questa direttrice di ricerca artistica il regista Maurizio Scaparro costruisce il suo nuovo lavoro su Carlo Goldoni.
Datata 1750, «LA BOTTEGA DEL CAFFÈ» è una commedia dei sentimenti e dell’agire degli esseri umani, scritta in lingua toscana.
Goldoni, infatti, desiderava all’epoca ottenere la massima diffusione per le sue opere e il veneziano, e di lì a poco anche Venezia, iniziavano a stargli stretti.
In questo allestimento, produzione del Teatro della Toscana, Scaparro segue rigorosamente i canoni goldoniani, in un perfetto equilibrio fra la parola e l’azione scenica.
 
«Tra i motivi che mi hanno spinto a mettere in scena oggi La bottega del caffè – afferma il regista – il primo credo sia il piacere e il desiderio di tornare a parlare di Venezia e del suo Carnevale, durante il quale la commedia si svolge, dalle prime luci dell’alba a quando scende la notte. Perché qui Goldoni, che scrive la commedia in lingua italiana, sembra prendere le distanze, prima dei suoi addii, dalla visone “magica” della Serenissima, per descrivere nella sua “Bottega del caffè” una Venezia che già allora rischiava di dimenticare la sua grandezza e di cedere alle tentazioni di una progressiva mercificazione della città, delle sue bellezze e dei suoi carnevali.»
L’azione si avvia alle prime luci dell’alba di un mite mattino invernale, per concludersi quando scende la notte.
Il caffettiere Ridolfo (Vittorio Viviani) si sta prendendo a cuore la sorte del giovane mercante di stoffe Eugenio (Manuele Morgese), che da qualche tempo frequenta assiduamente la casa da gioco di Pandolfo (Ezio Budini).
Lì Eugenio ha subito perdite ingenti giocando a carte con Leandro (Ruben Rigillo), un giovane torinese che si spaccia per il nobile conte Flaminio.
La moglie di Eugenio, Vittoria (Maria Angela Robustelli), cerca invano di far ravvedere il marito.
 
Allo stesso scopo è giunta a Venezia da Torino la moglie di Leandro, Placida (Carla Ferraro), che, travestita da pellegrina, ignora la nuova identità assunta dal marito ed è esposta alle insidie tessute da Don Marzio (Pino Micol).
Quest’ultimo è un nobile napoletano prepotente, ambiguo e chiacchierone, che prova piacere nel frapporre ostacoli al desiderio delle due mogli di ricondurre sulla retta via Eugenio e Leandro.
Contribuiscono a vivacizzare la scena anche i personaggi di Trappola (Alessandro Scaretti), che lavora nella caffetteria di Ridolfo, e della ballerina Lisaura (Giulia Rupi).
In primo nella commedia sono i personaggi del caffettiere Ridoldo, interpretato da Vittorio Viviani (conosciuto dal pubblico anche per le sue partecipazioni alle fiction televisive Elisa di Rivombrosa e Braccialetti rossi) e quello di Don Marzio affidato a Pino Micol che, con Maurizio Scaparro, ha intrattenuto un lungo e fruttuoso sodalizio artistico, fin dai tempi in cui il regista romano dirigeva il Teatro Stabile di Bolzano.
«Don Marzio nel nostro spettacolo – spiega Scaparro – rappresenta anche un po' Goldoni. E' un pettegolo e un donnaiolo, e forse anche Goldoni lo era; ma anche molto intelligente, come certamente era Goldoni. […] E il caffè rappresenta un pretesto per poter parlare di quello che ci succede intorno. In questo luogo d'incontro vediamo una Venezia che già allora incominciava a sentire la decadenza, la ragione per cui dopo un po' Goldoni se ne sarebbe andato. E il mio Don Marzio rappresenta l'inizio di un addio.»
 
Lo spettacolo, che ha avuto il patrocinio di Expo Milano 2015, è impreziosito dalle musiche originali del premio Oscar Nicola Piovani eseguite al violino da Lisa Green.
Le scene e i costumi sono di Lorenzo Cutùli, recente vincitore dell’International Opera Awards per la scenografia; Maurizio Fabretti ha progettato il disegno delle luci.
«Maurizio Scaparro a 82 anni ha ancora voglia di mettersi in gioco – scrive nella sua recensione su delTeatro.it Maria Grazia Gregori – e ci riesce confezionando uno spettacolo ricco di umanità e di vivacità. Pettegolezzi, maldicenze, gente che si rovina al gioco, uomini traditori, donne gelose e testarde, bugie, amorazzi e denaro che si perde, che si vince, che manca, gioielli che si rubano per pagare i debiti mentre il Carnevale impazza, lì in laguna. Si direbbe che, preso da improvvisa nostalgia per i suoi bellissimi Goldoni di un tempo, Maurizio Scaparro abbia voluto ritornare a raccontarci le storie degli uomini e delle donne così come nascevano nella vita in quello scorcio del Settecento e che Goldoni ritraeva da par suo in quel magico libro che per lui era il teatro.»
Giovedì 9 febbraio il sipario del Teatro «Sociale» si alzerà alle 20.30.
Sono previste repliche venerdì 10 e sabato 11, sempre con inizio alle 20.30, e domenica 12 febbraio alle ore 16.00.

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande