Il 7 marzo incontro FNSI-Orlando sulle «querele temerarie»
Sono le querele che vengono depositate palesemente senza sostegno giuridico ma solo per intimorire i giornalisti
Una «lite temeraria», secondo il lessico giuridico italiano, indica un'azione legale esperita con malafede e colpa grave, ossia con consapevolezza del proprio torto o con intenti dilatori o defatigatori.
Tale responsabilità può essere conseguente anche solo a colpa lieve in caso di difetto di normale prudenza.
Si tratta di casi in cui il giudice accerta l'inesistenza del diritto per la cui tutela è stato eseguito un provvedimento cautelare oppure è stata trascritta la domanda giudiziale ovvero è stata iscritta ipoteca giudiziale oppure ancora è stata iniziata o compiuta l'esecuzione forzata.
Questo comportamento è illecito e quindi in caso di soccombenza vi è una responsabilità aggravata che comporta il risarcimento di tutti i danni alla parte lesa derivanti dalla partecipazione ad un giudizio ingiustificato.
Tali danni possono essere liquidati dal giudice nella sentenza stessa (art. 96 c.p.c.).
La riforma del Ministro Orlando introduce la responsabilità in solido dell'avvocato col proprio cliente nel risarcimento del danno, sempre nel caso in cui la parte soccombente ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave.
In termini pratici, una querela con richieste esorbitanti - ancorché infondata - è tale da intimidire il giornalista al punto da fargli pensare due volte la volta successiva che si troverà ad affrontare un analogo argomento.
Ed è in programma il 7 marzo l'avvio del tavolo di confronto tra la federazione nazionale della stampa italiana e il ministro della giustizia, Andrea Orlando, sul tema delle «querele temerarie».
lo ha comunicato la segreteria del gabinetto del ministro con una lettera inviata ai vertici del FNSI, il segretario generale Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti.
«Apprezziamo il gesto di attenzione e la sensibilità dimostrata dal ministro – dichiarano Lorusso e Giulietti – e saremo lieti di essere presenti con l'obiettivo di arrivare a definire in tempi rapidi, anche a prescindere delle sorti del ddl di riforma della diffamazione, una proposta che sia davvero risolutiva del problema.»
«Una proposta che scoraggi – dicono i vertici FNSI – quei temerari che hanno ormai preso l'abitudine di scagliare richieste di risarcimento esorbitanti al solo scopo di impedire ai cronisti di indagare su mafia, malaffare e corruzione avendo la certezza di restare impuniti e di non dover pagare adeguato pegno per questo vero e proprio assalto nei confronti del diritto di cronaca e dell'articolo 21 della costituzione.»
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