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Il tuono, poi il buio. E il freddo. Si salva. Arriva l’elicottero…

I momenti più drammatici dell’incidente accaduto domenica a Monte Nambino

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Era la fine di una bella domenica di marzo e l’escursione volgeva al termine.
La coppia di Trento, marito e moglie, stava terminando una delle loro belle escursioni domenicali, estreme (come la subacquea) ma sempre improntate alla massima attenzione e serietà. Dei professionisti non solo nella vita, ma anche nel tempo libero.
D’un tratto un boato scuote la silenziosa e rarefatta atmosfera che si respira ai 2.650 metri di quota.
Una valanga si stacca e scende a valle. Non sfiora neppure l’uomo, prende invece la signora e la porta con sé verso il basso.
Lei ricorda il «tuono», la luce, il buio e il freddo. Tanto freddo. Forse non realizza cosa sia successo, ma è sotto la valanga.
Il marito non perde la calma e segue le procedure. Prima chiama i soccorsi con il cellulare, poi attiva l’arva in ricezione, è l’apparecchio di ricerca in valanga.
Localizza la moglie e con tutte le sue forze scava fino a trovarla e a liberarla dalla neve.
Forse sono passati più di 5 minuti. Respira, non realizza. Ha freddo.
- Non preoccuparti, – le dice. – Sei salva. E sta per arrivare l’elicottero del 118.
 
Poco dopo infatti si sentono le pale dell’Agusta AW139 di Trentino Emergenza. Arrivano i nostri.
Il sottoscritto è stato in Afghanistan nei momenti più duri per i nostri soldati e sa cosa voglia dire sentire il rumore degli elicotteri quando vengono a soccorrerti.
Ma stavolta non c’è sabbia che si solleva e il terreno non è in piano. La neve sollevata oscura la visibilità, una pala tocca il versante nevoso.
Il pilota è un serio professionista e sa che in questi attimi può salvarsi solo se segue la prassi. Dà ordini ben precisi al tecnico di bordo affinché spenga i motori e tagli il carburante. Solo alla fine tutti si attivano per recuperare il medico che era rimasto intrappolato.
 
Non mi sono mai chiesto cosa si provi a veder cadere l'elicottero che dovrebbe trarti in salvo...
Il marito della signora rimasta travolta segue nuovamente la prassi. Chiama di nuovo i soccorsi e li aggiorna.
Resta con la moglie. È congelata e ha bisogno di lui.
Si alza un altro elicottero e stanno per arrivare delle squadre del soccorso alpino partite con il primo allarme.
Stavolta le cose vanno bene. L’elicottero trasferisce al S. Chiara di Trento la signora e il medico, gli altri vengono portati all’ospedale di Cles.
 
Fisicamente, ora la signora sta bene. Ha superato la crisi ipotermica ed è tornata a casa. Ma stanno cominciando a emergere i contorni inconsci del doppio incidente. Deve stare a casa e affrontare il post trauma. Il marito è con lei e insieme supereranno anche questo.
Al medico hanno riscontrato fratture a entrambe le braccia.
Ma una cosa è certa: è andata bene.
La preparazione e il sangue freddo hanno avuto il sopravvento sulla disgrazia.
Certo poteva non accadere nulla, ma la vita è fatta anche di queste cose e, come diceva il Manzoni, «a chi la tocca la tocca».
Il particolare che in questa sede può sembrare irriverente, ma va detto: anche il cane da valanga si è salvato.

G. de Mozzi.

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