Home | Arte e Cultura | Ricordando Angelo Ciravolo – Di Massimo Parolini

Ricordando Angelo Ciravolo – Di Massimo Parolini

È uscito per le edizioni del Faro un volume che raccoglie ricordi e riflessioni sul grande uomo di cultura

image
Foto d’epoca: «Il Cenacolo d’Arte» del Maestro di musica, il barbiere Giuseppe Longo a Paternò, Via Vittorio Emanuele, 1972.
Da sinistra: Salvatore Costa, Sacerdote, musicofilo; Antonino Truglio, Insegnante, giornalista, Amministratore comunale; Salvatore Giordano, Maresciallo VV.UU., Comune di Paternò; Antonino Marino, appassionato di musica e di calcio; Filippo Urso,  maestro di musica e pianoforte; Giuseppe Longo, maestro di musica al contrabbasso, barbiere, titolare del Cenacolo d’Arte; Angelo Ciravolo, maestro al pianoforte; Giuseppe Musarra, preside, giornalista; Antonio Chiavetta, maestro di musica, pianista, fisarmonicista, organista, cantante e autore e interprete di canti anche religiosi.
Nota: Il maestro Giuseppe Longo ha creato nel suo salone di barberia, sulla scia di don Orazio Greco, un Cenacolo d’Arte, dove si cantavano canzoni e romanze da opere liriche, si facevano composizioni musicali, si componevano e si registravano poesie.
Il Cenacolo è stato ripreso e trasmesso da RAI-TV nel 1972 (Barbaro Rapisarda Tripi, Paternò e le nove muse, Tipografia Marchese, Paternò 1973).

Angelo Ciravolo, nato a Paternò, in provincia di Catania, il 22 maggio 1927 e residente a Castello Molina di Fiemme in Provincia di Trento, ci ha lasciati all’improvviso il 22 ottobre 2015.
Uomo dottissimo e poliedrico, spirito indipendente, aveva studiato presso l’Università Cattolica di Milano, città nella quale fu docente presso scuole private e tenne corsi di ballo.
È stato a lungo Giudice Internazionale di Gara, un incarico che gli permetteva di viaggiare il mondo, come direbbe Montesquieu.
Negli anni ’70 ha iniziato la sua carriera di insegnante di Musica nelle scuole del Trentino, tra cui anche il Quinquennio Unitario Sperimentale di Cavalese.
Gli ex libris della biblioteca di Angelo Ciravolo riportano due esortazioni: Festina lente (Affrettati lentamente) e Studesapientiae (Ama la sapienza).
Non scrivere nulla, perché nulla è così definitivamente vero o scontato da non meritare più alcuna ricerca ulteriore, alcuna messa in questione.
La concreta speranza di fornire risposte simili, se non la stessa risposta, ai quesiti posti da uomini diversi e dissonanti, non potevano contribuire anche alla pacificazione dei conflitti e all’accettazione di un bene comune verso il quale tutti avrebbero avuto il dovere di convergere?
Bisognava quindi mettere al bando ogni sciatteria in campo filologico ed ermeneutico. Bisognava nutrire una fede razionale nella possibilità di togliere il velo alle cose nascoste, alla cui evidenza tutti avrebbero dovuto arrendersi.
 

Luigi Spoto - Ritratti di Angelo Ciravolo - Disegni eseguiti con penna a sfera.
 
 La testimonianza dei due curatori. Iniziamo con Claudio Tugnoli 
«A distanza di un anno dal suo decesso, io e l’avvocato Pippo Virgillito di Paternò abbiamo progettato un libro di testimonianze, nell’intento di perpetuare il ricordo di un uomo scevro di qualsiasi velleità mondana, ma proprio per questo ancor più degno di memoria imperitura, mnemosýnesáxios. Pippo Virgillito ne ha scritto con lirica commozione e febbrile coinvolgimento la biografia; e ha raccolto con alacre generosità le testimonianze di quanti, avendo conosciuto Angelino (così Angelo Ciravolo era comunemente chiamato a Paternò, con un diminutivo-vezzeggiativo che tradiva l’accorato affetto di quanti erano al corrente della sua sventura), hanno aderito con entusiasmo commosso all’iniziativa, fornendo notizie preziose sull’ambiente di formazione della sua adolescenza e giovinezza.
«Nelle varie parti di questo volume tu, caro lettore, troverai notizie e riflessioni riguardanti la maturità di Angelo.
«Conserva, o lettore magnanimo, questo libro su di un uomo esemplare, che non ha scritto né pubblicato nulla, limitandosi a seguire con umile perseveranza l’itinerario della sua stessa vita, Itinerarium mentis in Deum, potremmo dire allusivamente, se non fosse che il suo Dio, nel tormento inquieto della sua ricerca, divenne sempre meno il Dio di una religione particolare e sempre più il Dio dei filosofi, Essere Supremo o Grande Architetto che dir si voglia, avvolto tuttavia da un mistero impenetrabile e sempre a rischio di cadere in discredito presso i mortali per la sua apparente impotenza a contrastare il male in ogni sua forma.
«L’uomo di cui parla questo libro affermava la sua visione della vita e del mondo attraverso una ricerca inesausta, che sarebbe stata interrotta solo dalla morte improvvisa. Dava prova della sua concezione della vita e del sapere e di viverla intensamente senza bisogno di annunciarla.
«Il suo idealismo di fondo − la sua etica di umanista posseduto dal demone dell’accertamento filologico della fonte, della variante, della corrispondenza tra le asserzioni e i fatti storicamente documentati – trapelava immediatamente al primo contatto e dava segno di sé nell’inquietudine di chi non può mai dirsi soddisfatto dei risultati raggiunti perché anela alla perfezione.»
 

Angelino Ciravolo col vestito alla marinara e con lo zio prete don Domenico Ciravolo.
 
 Ecco invece la testimonianza di Pippo Virgillito 
«Spesso nella mente di Angelino Ciravolo prendevano forma gli eventi della sua infanzia, i paesaggi del giardino di papà Francesco, immagini di vita dei campi, del cortile della scuola, i giochi con la sua piccola e inseparabile bicicletta in piazza Puglia e dintorni, stati d’animo, gioie, tristezze, voci antiche e taciute, lontani sogni svaniti, sfuggiti come nuvole bianche portate via dal vento, come aerei e inafferrabili aquiloni.
«Rivedeva il suo cavallino di cartapesta, i palloncini acquistati durante la festa di Santa Barbara o nella fiera di Maria Bambina, che si svolgeva l’8 settembre di ogni anno nella piazza Sant’Antonio Abate comunemente detta Piazza del Mercato.
«Un mondo fiabesco che spesso finiva col fare a pugni con la sua a volte solitudine; diventava quasi una fuga lontana dal tempo in cui l’uomo ha vissuto in una terra fasciata di lutti, di neri scialli, dramma ineluttabile causato dalla seconda guerra mondiale che tanti morti portò alla città di Paternò e in particolare alla sua famiglia, colpita mortalmente dalle bombe del 14 luglio 1943.
«Cadeva spesso in quel disincantato colloquio con l’anima, mentre il cuore di quel fanciullo reggeva il filo dei ricordi, scorrendo i giorni che non tornano più.»
 
«Era orgoglioso quando sentiva parlare bene del suo compaesano Nunzio Carmeni. Provava una grande stima per quell’uomo più grande di età (nato nel 1919), insegnante di lettere, critico letterario, scrittore, preside, giunto nel 1943 a Trento, dove aveva preso moglie iniziando ad insegnare come incaricato alla scuola media di Lavis, un paesino a dieci chilometri da Trento, e successivamente negli istituti superiori.
«Sui muri delle case un tempo aveva trovato scritto: Abbasso i terroni. Morte ai terroni! Però il terrone prof. Nunzio Carmeni insegnò, circondato dalla stima degli alunni e di tutto il paese, anche negli istituti superiori, così come avvenne per lui, stimato ed apprezzato docente a Cavalese, rimasto a vivere, per sua scelta di vita, nel Comune di Castello Molina di Fiemme fino a pochi giorni prima della morte.
«Nunzio Carmeni nel 1987 ebbe nel Trentino addirittura la medaglia d’oro di prima classe, stimato dai colleghi, dagli alunni e famiglie.
«Un grande uomo di cultura, critico letterario che ha studiato e messo in luce in particolare la cultura e la letteratura del Trentino Alto Adige.
«Un uomo rimasto in cuor suo sempre con una grande nostalgia per la sua Paternò, per la sua terra di Sicilia! Ed era il Castello Normanno di Paternò o il sole della sua isola, che li accomunava entrambi nella vita!»
 
Quando Angelino Ciravolo rimaneva per Pasqua in Trentino e osservava la gente festeggiare tra amici il Lunedì dell’Angelo nelle vallate del comune in cui risiedeva, immaginava le campane nella sua Paternò nel momento in cui avevano annunciato e implorato la pace mentre il rombo di qualche aereo di linea lo riportava indietro nel tempo, al 14 luglio 1943, in cui i rombi funerei delle mitraglie e degli aerei anglo-americani annunciavano morte, migliaia di feriti con tanti cadaveri rimasti insepolti.
«La gente in massa nelle valli gli ricordava le ore in cui i Paternesi sfollarono nelle vicine campagne paternesi, lasciando dietro le loro spalle tanta polvere nera nei quartieri, nelle cui case le porte per parecchi anni portarono i nastri neri in segno di lutto e dolore.
«A volte ritornava bambino, immaginando di assistere alle processioni dei canonici con le loro Cappe Magne, durante i riti della settimana Santa che hanno ispirato poeti, scrittori, musicisti, artisti, registi. Anche lo zio prete era solito visitare a Pasqua la collina storica di Paternò con i seminaristi di San Giovanni La Punta (CT). Ricordava sempre con nostalgia il criscicrisci che papà Francesco gli faceva quando era ancora un bambino, durante la Pasqua di Resurrezione; era tradizione sollevare per tre volte i bambini, presi per le tempie, ripetendo le parole augurali: Crisci, criscicà ‘u Signuriabbrivisci! (Cresci, cresci, il Signore è risorto!).
 
«A occhi chiusi sognava l’intenso profumo dei biscotti di Pasqua, appena sfornati dalla mamma Maria, come ’u ciciliu (il cicilè), un pane dolce con le uova bianche e colorate, cotte al forno con uccellini e ricami di pasta.
Inoltre immaginava di recarsi nella chiesa di Sant’Antonio Abate, con lo zio prete Don Domenico Ciravolo. Tutto intorno si respirava il profumo dei biscotti fragranti appena sfornati nelle teglie di latta quasi roventi, nei forni delle case private del quartiere per cui ogni quartiere del paese diveniva una grande dolceria all’aperto!
«Il filo della memoria ritornava indietro nel tempo ricordando la processione del Venerdì Santo, poeticamente descritta in una poesia dedicata a Paternò, suo paese natio, dal conterraneo Nunzio Carmeni, abitante in Trentino come Angelo Ciravolo!»
 

Angelo Ciravolo regista di Fantasio.
 
 L’ultimo caloroso ricordo è quello della collega Maria Bresadola 
«Quando lo vidi la prima volta in sala docenti ricordo che era immerso nella lettura di un vecchio libro dalle pagine ingiallite, che scoprii essere una raccolta di testi latini.
«Ben presto mi accorsi che il mio nuovo collega era un raffinato conoscitore oltre che del latino anche del greco e, in occasione di ore in compresenza con lui, pure della lingua e letteratura tedesca.
«Parlare con lui era stimolante, perché dalle sue parole emergeva un vissuto ricco di esperienze, di contatti e una cultura radicata, estranea a qualsiasi superficialità o banalità.
«Nel suo modo di rapportarsi agli altri colpiva un tratto cortese, garbato, quasi di stampo antico e un sorriso discreto.
«Lo ricordo come un collega che contribuì a dare una chiara impronta di serietà e competenza all’Istituzione scolastica della Val di Fiemme.»

Massimo Parolini.

Titolo: La passione di sapere
Angelo Ciravolo, uomo di scuola e di cultura
 
A cura di: Claudio Tugnoli, Pippo Virgillito
Editore: Edizioni del Faro 2017
 
Pagine: 381
Prezzo di copertina: € 24
Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande