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Porfido: incontro con amministratori pubblici, imprese, sindacati

Olivi ad Albiano ha illustrato le nuove sfide all'insegna della qualità


 
«Una legge che vuole imprimere una svolta qualitativa a questo settore strategico per il Trentino, nella consapevolezza che la grande maggioranza delle cave sono beni pubblici e necessitano di una cornice comune entro cui operare. Una legge che valorizza la capacità di fare impresa, che contrasta la frammentazione, che tutela i lavoratori e la loro professionalità. Certo, sappiamo che le norme da sole non risolvono i problemi e non aprono nuovi mercati. Il loro compito è di costruire delle regole valide per tutto il distretto, di incoraggiare lo sviluppo di buone prassi. Sono poi gli attori del sistema, è la filiera territoriale nel suo complesso, a doverle applicare, dando loro corpo e anima, nella prassi e nei comportamenti. Ma siamo fiduciosi che ciò avvenga anche alla luce dell'impegno che abbiamo registrato lungo l'iter che ha portato all'approvazione della normativa.»
Con queste parole il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi ha aperto ieri sera alla Casa del porfido di Albiano l'incontro dedicato all'illustrazione della nuova legge sulle cave, rivolto ai sindaci e ai rappresentati delle Comunità coinvolte, quella della valle di Cembra e quella dell'Alta Valsugana, nonché agli operatori del settore.
Introdotta dalla sindaca di Albiano Erna Pisetta, la serata ha consentito di approfondire le problematiche toccate dalla normativa recentemente approvata dal Consiglio provinciale, che sostituisce quella del 2006, in un clima aperto e improntato alla collaborazione.
La legge - è stato sottolineato più volte dagli interventi che si sono via via succeduti - rappresenta un passaggio determinante, anche perché spinge tutti gli attori del settore a confrontarsi e a parlarsi.
 
Olivi ha illustrato alla platea i punti fondamentali della nuova legge, che ha promosso e fortemente sostenuto con l'obiettivo di rivitalizzare un settore che attraversa un momento di sofferenza.
In primo luogo, le nuove regole sulla prima e seconda lavorazione, che hanno l'obbiettivo di consolidare la filiera produttiva e dare ai processi una dimensione più industriale.
Per questo in futuro - ed esauritasi la fase transitoria - vi sarà l'obbligo da parte delle imprese concessionarie di lavorare in proprio una quantità minima di materiale estratto pari all’80%.
Fin da subito, inoltre, tutto il grezzo, anche quello che non viene lavorato in cava, deve essere pesato e tracciato.
A monte vi è la consapevolezza che la frammentazione della catena di produzione ha creato diseconomie, ha schiacciato la concorrenza verso il basso, ha inibito anche chi voleva crescere.
 

 
Nel prossimo futuro chi ha una cava dovrà quindi estrarre il porfido, lavorarlo e costruire attorno alla sua attività una rete commerciale tracciabile.
Le imprese terziarie (cioè quelle che a regime e salvo deroghe espressamente previste potranno lavorare fino ad un massimo del 20% del materiale estratto) saranno comunque legate al concessionario da un vincolo sostanziale, anche per quanto riguarda il trattamento riservato ai dipendenti.
«Non è solo una scelta etica - ha detto Olivi - ma di qualità industriale.»
Il secondo punto è quello delle «regole di ingaggio», bandi di gara, clausole sociali e quant'altro, che saranno in capo alla Provincia assumendo un carattere più stringente ed omogeneo.
«La Provincia - ha sottolineato Olivi - definirà le regole di un bando-tipo, andando verso l’aggregazione dei lotti. Recupereremo concetti e strumenti come il marchio di qualità, il registro delle imprese, le certificazioni ambientali, premiando le aziende che lavorano meglio, nel rispetto delle regole, le economie di scala. Chi lavora in cava deve riconoscersi in un sistema di regole omogenee, valido per tutti. Deve essere consapevole insomma di fare parte di un distretto.»
 
Altrettanto importante il tema del lavoro. In un settore come questo, in parte industriale e in  parte anche artigianale, conta in maniera determinante il «saper fare».
Il capitale umano, pertanto, deve essere valorizzato. La legge ha introdotto alcuni elementi di severità nella verifica delle condizioni del lavoro e ha messo al centro la responsabilità sociale.
«Già la norma sul grezzo è una scelta di campo forte - ha detto Olivi - perché se si dice che l'impresa deve impegnarsi a lavorare il materiale estratto per l’80% con propri dipendenti è chiaro che si sta spingendo verso la stabilizzazione del personale e la qualità del lavoro. Ma è previsto anche che chi fa parte dell’impresa di seconda lavorazione non sarà lasciato solo, la regolarità retributiva e contributiva dovrà essere rispettata. Ed ancora: l'importanza della clausola sociale. Chi farà un’offerta per concorrere ad una nuova concessione su un nuovo giacimento dovrà impegnarsi a riassorbire l’occupazione utilizzata nelle concessioni nel frattempo scadute.»
Spazio anche alle domande di amministratori e operatori: sul regime transitorio, sulle aziende artigiane e sull'ipotesi di albo a cui potranno iscriversi, sui margini dei comuni rispetto al bando-tipo  che verrà indicato dalla Provincia.

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