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La Cassa Rurale di Lavis torna in utile e punta alle famiglie

Il presidente Villotti: «Sono stati due anni di lacrime e sangue» – Il direttore Paolo Pojer: «Ora la Cassa è più solida, possiamo guardare al futuro con fiducia»

La Cassa Rurale di Lavis e Valle di Cembra rivede l’utile dopo due esercizi di segno negativo.
Grazie a politiche rigorose di contenimento dei costi e soprattutto di pulizia del bilancio dalle partite di crediti deteriorati – mantenendo sempre aperti i rubinetti del credito – l’istituto si presenterà venerdì prossimo ai soci più solida, efficiente, competitiva, e pronta ad “accogliere” nella propria compagine sociale i soci della Cassa Rurale di Mezzocorona, dal prossimo mese di ottobre.
 
«Il piano industriale di fusione è in costruzione – afferma il presidente Ermanno Villotti – attendiamo la decisione della Banca d’Italia e poi daremo la parola ai soci per il voto finale. Ma siamo preparati per affrontare questa nuova sfida con i conti in ordine ed un progetto territoriale ampio e ambizioso.
«La fusione con Mezzocorona rappresenta il 70% del piano originario che prevedeva l’aggregazione di tutte le Casse della Rotaliana, Ci sembra che sia ugualmente molto significativo.
«Nascerà una Cassa solida, moderna ed in grado di rispondere nella maniera migliore alle richieste di famiglie e imprese.»
 
«Abbiamo trascorso gli ultimi diciotto mesi a migliorare i nostri conti isolando le partite deteriorate per restituire ai soci una Cassa Rurale fedele al proprio ruolo ed ancora più solida», – afferma il direttore Paolo Pojer.
 
 I numeri 
«Abbiamo interrotto il calo degli impieghi, che sono rimasti stabili attorno ai cinquecento milioni di euro, più spostati verso le famiglie, che ora rappresentano il 43,4% dei prestiti, rispetto alle imprese (la media delle Casse Rurali trentine è del 37,9% degli impieghi alle famiglie), – afferma il direttore Pojer. – La raccolta complessiva si attesta attorno ai 740 milioni di euro, con la diretta in leggera flessione a 574 milioni (-5%), e l’indiretta a 166 milioni, in crescita del 10%.
«Il patrimonio è di circa 70 milioni di euro. Di grande significato il parametro di solidità patrimoniale: il cosiddetto “cet1” raggiunge ora il 15,56% (18 mesi fa era al 12,14%).»
 
 Grande attenzione alla qualità del credito 
«Abbiamo deconcentrato i prestiti, riducendo l’impatto del settore immobiliare, che passa dal 46% al 36,4% – dice ancora il direttore– privilegiando il territorio con i crediti verso le famiglie, i piccoli artigiani, l’agricoltura.»
I crediti deteriorati. Il rapporto tra i deteriorati lordi e gli impieghi lordi è del 20,46%, inferiore alla media provinciale del 21,31% (18 mesi fa era al 25,74%).
Il livello di copertura media è del 42%, con l’80% dei crediti garantiti da ipoteca. Attualmente l’ammontare del credito deteriorato è di 110 milioni, contro il 150 di un anno e mezzo fa.
Migliora anche il conto economico, con le commissioni nette cresciute di 200 mila euro e un margine di intermediazione significativo.
Calano i costi del personale, passati da 7,7 milioni a 6,5 con il blocco del turn-over.
«Lo scorso anno in assemblea abbiamo detto ai soci di essere a metà del guado, – conclude Villotti. – La nostra visione e strategia messa in campo in questo periodo ci consentirà di dire quest’anno di avere raggiunto la riva.»

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