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La grande festa della Chiesa di Trento per i beati Mario e Paolo

In cattedrale i rappresentanti del popolo Hmong, tra cui operò il missionario trentino martire nel 1960 – Il vescovo: «Siete il segno che la Pasqua è viva e reale»

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Foto di Gianni Zotta.
 
Due grandi immagini con il loro volto sorridente, ai lati del presbiterio: il missionario trentino padre Mario Borzaga e il suo catechista Paolo, martiri in Laos nel 1960, proclamati beati da papa Francesco l’11 dicembre scorso.
Nella cattedrale gremita, oggi pomeriggio, la Chiesa di Trento e gli Oblati di Maria Immacolata, la congregazione di Mario, hanno espresso con una solenne s. Messa il «grazie» per il dono della loro beatificazione.
Un trentino di soli ventisette anni e un laotiano appena diciannovenne di etnia Hmong, proprio come gli oltre cinquanta laotiani presenti a Trento, arrivati dalla Francia: tratti somatici inconfondibili, fasciati in abiti coloratissimi.
In mezzo a loro anche un nipote del catechista Paolo e uno dei primi battezzati da padre Mario, nel gennaio del 1960, nel villaggio di Kiukatian, sulle montagne del Laos.
 

 
Proprio ai «fratelli Hmong» - protagonisti anche al mattino al Collegio Arcivescovile in una coinvolgente carrellata di testimonianze su Mario (da loro chiamato semplicemente «uomo mite, dal cuore buono») - si è rivolto in Duomo l’arcivescovo Lauro, definendoli il «segnale che la Pasqua è viva e reale».
Monsignor Tisi parla di padre Mario come «salutare provocazione» per il cammino della Chiesa, chiamata non «a generare operatori pastorali, ma testimoni della Bellezza seducente di Gesù di Nazareth».
«Ad essa – aggiunge il vescovo – ha continuato a far riferimento per tutta la sua vita il nostro Beato, Cristo è davvero stato il chiodo fisso della sua vita, mi si passi il termine, l’ossessione continua della sua ricerca.»
Non a caso al centro del presibiterio viene collocato il crocifisso originale del beato Mario, l’unico segno tangibile, oltre al suo diario, restituito ai familiari dopo il martirio.
 

 
Oltre ai rappresentanti del popolo Hmong il vescovo ritaglia altre due immagini simbolo: i sacerdoti trentini, ormai anziani, compagni di seminario di padre Mario e la famiglia Oblata, rappresentata in particolare, oltre al Provinciale padre Alessandro Gnemmi, dal vescovo Alessandro Staccioli e da padre Gigi Sion, compagni di missione di Borzaga in Laos.
Nella carrellata a più voci del mattino, coordinata da Paolo Damosso, regista del docufilm di cui sono state presentate alcune sequenze, i testimoni, a cominciare dalla sorella Lucia, hanno tutti raccontato il lato più umano di Mario, compreso quello ironico e scherzoso.
 

 
Ad ascoltarli, tra almeno quattrocento persone (tanti gli amici della famiglia oblata da fuori regione) anche l’arcivescovo emerito Bressan, già Delegato apostolico in Laos, che tanto si è speso per la beatificazione di Borzaga e che in francese ha salutato la comunità Hmong.
La festa per i nuovi beati Mario e Paolo, aperta ieri da una partecipata veglia nella chiesa di Sant’Antonio e conclusa nel pomeriggio di oggi da uno spettacolo musicale della compagnia Aquero al teatro Arcivescovile, è avvenuta – lo ricordava l’arcivescovo Lauro nella s. Messa – a 22 anni esatti dalla beatificazione del vescovo Giovanni Nepomuceno de Tschiderer: nel piazzale dell’Interporto, in quello storico 30 aprile 1995, a 450 anni dall’inizio del «suo» Concilio, la Chiesa di Trento ebbe il dono della visita di Papa Giovanni Paolo II.

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