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Statuto per i lavoratori autonomi, un passo avanti

Ianeselli: «Passo avanti per il riconoscimento di tutele ad una significativa fetta del mondo del lavoro»

«Il nuovo statuto per i lavoratori autonomi rappresenta un significativo passo in avanti per riconoscere diritti e tutele ad un'importante fetta di lavoratrici e lavoratori, che spesso in questi anni hanno pagato la loro autonomia con la precarietà.»
Si ritiene abbastanza soddisfatto il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli, del testo approvato mercoledì in Parlamento.
«Come giustamente sottolineato dal presidente dell'Agenzia del Lavoro, Riccardo Salomone, mettere nero su bianco forme di protezione sociale e welfare anche per chi non ha un contratto di lavoro dipendente, era un passaggio atteso e necessario», prosegue Ianeselli ricordando la positiva sperimentazione condotta in Trentino, prima che la Dis-coll diventasse una misura strutturale, sulla disoccupazione per gli assegnisti di ricerca, introdotta sul Piano delle Politiche del lavoro nel 2016.
 
«Se per certi aspetti il testo poteva essere maggiormente incisivo, non possiamo non apprezzare il risultato sul piano della maternità, sul piano fiscale e soprattutto su quello del riconoscimento del diritto alla formazione. Per la gran parte di queste lavoratrici e lavoratori la formazione continua è un elemento essenziale per restare sul mercato. Non è un caso se il Trentino, con l'ultimo aggiornamento del Piano delle Politiche del Lavoro, ha inserito misure anche per l'aggiornamento professionale degli autonomi.»
Il testo votato dal Parlamento dovrà essere, adesso declinato sul piano concreto, con una serie di decreti attuativi che spettano al governo.
«Ritengo si aprano spazi significativi anche l'azione delle parti sociali trentine, per sperimentare insieme modalità per far accedere gli autonomi al nostro sistema integrato di welfare territoriale. Da parte delle organizzazioni sindacali serve uno sforzo costante e attento per incontrare le istanze di questi soggetti, dare loro voce. Anche in questo modo il sindacato può sperimentare, nei fatti, una forma di rappresentanza veramente inclusiva.»

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