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«Affrontare le difficoltà come un surfista su onde imprevedibili»

Questo è uno dei massaggi lanciati negli interventi oggi in Piazza Duomo in occasione della quarta edizione della cerimonia pubblica di laurea

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Credits ©GiuliaAdami.com.
 
Una festa per i 446 neodottori e neodottoresse, tra cui un gruppo di 15 formato dai migliori neodottori e dalle migliori neodottoresse di ricerca di ogni corso di dottorato dell’Ateneo.
Oggi alla cerimonia delle lauree in Piazza Duomo c’erano i 431 laureati e laureate (che hanno sostenuto l’esame di prova finale nel periodo ottobre 2016-marzo 2017) dei corsi di laurea di primo ciclo del CIBIO - Centro di Biologia integrata e dei dipartimenti di Economia e Management; Ingegneria civile, ambientale e meccanica; Ingegneria e Scienza dell’Informazione; Ingegneria industriale; Fisica; Matematica; Psicologia e Scienze cognitive; Lettere e Filosofia; Sociologia e Ricerca sociale.
Con loro familiari e amici, generosi di applausi, che hanno affollato Piazza Duomo.
L’iniziativa, organizzata dall’Università di Trento in collaborazione con il Comune di Trento e con la Provincia autonoma di Trento, ancora una volta ha dato visibilità a una rappresentanza dei cervelli e dei cuori che durante i loro studi all’Ateneo trentino portano dinamismo e vitalità all’intera comunità locale.
 

 
Il programma si è aperto pochi minuti prima delle 11 con il corteo accademico che è partito dal Rettorato per raggiungere Piazza Duomo. A segnare l’avvio della cerimonia l’Inno nazionale e il benvenuto del rettore dell’Università di Trento, Paolo Collini. Quindi i saluti istituzionali.
Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, il primo a intervenire, si è congratulato con i laureati, le laureate e con le loro famiglie per il traguardo raggiunto.
«Non avete studiato solo per voi stessi, per il vostro futuro. Certo, l'avete fatto anche per questo, per trovare – ve lo auguro – un buon lavoro, per realizzare i vostri più ardimentosi progetti.
«Ma tenete sempre presente che la vostra preparazione, le vostre idee nate nelle aule di questa università non sono solo vostre: vanno ad aumentare anche il capitale di conoscenza comune, la nostra capacità collettiva di affrontare i problemi, di trovare soluzioni adeguate, di rispondere alle sfide sempre più complesse di questo nostro tempo in bilico tra la catastrofe ambientale e la missione su Marte, tra guerre più o meno permanenti e una pace a cui non possiamo e non vogliamo rinunciare.»
 

 
«Sentitevi protagonisti a pieno titolo di questo tempo che è così avaro con voi giovani, – ha aggiunto. – Sentitevi in dovere e in diritto di dire la vostra, di provare a cambiare quello che non funziona, di tentare in ogni modo di fare la differenza.
«Non vivete solo per voi stessi e per la vostra felicità privata, che pure è importantissima e che spero sia abbondante.
«Impegnatevi, partecipate, portate nuove energie anche alla nostra vita associata, alle nostre democrazie stanche e assediate da mille pericoli, il più grande dei quali è forse il disinteresse, l'indifferenza per la stessa democrazia.
«Vi ringrazio per aver deciso di vivere a Trento negli anni cruciali della vostra formazione. Siate residenti o fuori sede, la città vi è grata per il contributo di pensiero, di umanità, di giovinezza e di vivacità che avete lasciato qui.»
 

 
«È bello che università abbia deciso di ritrovarsi in questa piazza, – ha detto nel suo intervento il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Alessandro Olivi. – È un atto simbolico, ma molto vero e sincero, che aiuta a sentirsi tutt'uno con la comunità.
«Non esiste un'università distante, chiusa, ma un ateneo che si sente corpo vivo, che partecipa alla costruzione del Trentino, dell’Italia, dell’Europa.
«È parte di un territorio che, in virtù della sua autonomia, si sente carico di responsabilità e si impegna nell’aumentare il senso coscienza civile. Senza l’università il territorio sarebbe povero di sapere, di coscienza, di coesione.
«Per voi studenti e studentesse il percorso non si chiude. Con il vostro contributo generoso alla comunità, questa esperienza maturata a Trento diventerà spinta propulsiva nel costruire un ponte tra la consapevolezza delle vostre competenze e la sfida che vi attende nel mondo del lavoro.
«Ricordatevi che in questi anni di gioia e fatica avete investito sulla vostra libertà, il bene più prezioso che questa comunità vi può dare.»
 

 
Il rettore Paolo Collini nel suo intervento ha chiesto di non temere le novità, ha lanciato un messaggio di fiducia e di incoraggiamento.
«La scelta dell’università è una scelta di vocazione che condiziona il futuro della propria vita. All’Università di Trento abbiamo cercato di aiutarvi a crescere, a diventare più esperti. Ma l'esperienza di apprendimento nella vita non si conclude mai.
«Mi auguro che stando a Trento sia cresciuta in voi la curiosità, che è il motore della conoscenza. Siete diventati capaci di affrontare la realtà, parte di una comunità che vi accompagnerà attraverso il senso di appartenenza.»
 

 
«L’università di Trento si è sempre sentita un ponte – ha aggiunto il rettore – da attraversare per essere cittadini del mondo più grande e del nostro Paese.
«Abbiamo cercato di rendervi internazionali, aperti a un mondo sempre più difficile, fatto di barriere e confini che sembrano non avere molta importanza, ma che invece a volte si fanno sempre più alti da superare.
«Ma è nei cambiamenti, oggi più rilevanti, frequenti e veloci, che si aprono spazi nuovi. I mutamenti possono generare ansia, ma non dovete avere paura, perché la vostra capacità vi sosterrà nell’affrontare queste sfide.
«Cercate di intravedere le opportunità e di coglierle secondo le vostre vocazioni. Nella vita non c'è nulla di più appagante della propria passione. Cercate di seguirla, consci delle responsabilità che ci dà.»
Infine, un appello al senso di responsabilità nei confronti della società.
«Con i vostri comportamenti e con il vostro esempio sarete chiamati a contribuire a un nuovo livello di coesione sociale dentro alle vostre comunità.»
 

 
Ha preso così la parola Leonardo Bottaro, che nel 2009 si è laureato in Mediazione linguistica per le imprese e il turismo a UniTrento e che ora è responsabile di Swatch & Sports International (Swatch Ltd, Svizzera).
Ha ringraziato l’Università di Trento per aver contribuito alla sua formazione sia personale sia professionale.
«L’esperienza vissuta insieme mi sarà sempre vicina perché ricca di emozioni, successi e serate passate sui libri.»
Quindi si è soffermato sulla sua passione per il mondo sportivo.
«Lo sport ha sempre fatto parte del mio mondo aiutandomi a crescere come persona. Fino a oggi questa connessione mi ha permesso di vivere esperienze indimenticabili e raggiungere traguardi importanti, per esempio ora sono a capo della business-unit sportiva di Swatch a livello globale.»
 

 
Quindi ha raccontato quattro storie che legano il mondo del surf alla sua esperienza lavorativa e che gli hanno insegnato molto. Dalla storia dell’onda perfetta ha imparato a mettersi continuamente in gioco.
Preziosa per lui anche la storia delle correnti marine.
«Come nel surf, anche nel mondo del lavoro mi ritrovo circondato da fattori che sono, e rimarranno, al di fuori del mio controllo.
«Alcuni esempi possono essere i colleghi di lavoro, la rivoluzione tecnologica, le crisi economiche, l’instabilità politica internazionale e il comportamento imprevedibile dei consumatori.
«Con il tempo ho imparato a relazionarmi con questi fattori esattamente come ogni surfista fa con le onde.
«Accetto e capisco in pieno la situazione in cui mi trovo, mi concentro sui punti di forza e lavoro sui punti di debolezza.  Questo mi aiuta ancora oggi a essere più presente, preciso ed efficace nel mio lavoro. Vi assicuro che la maggior parte delle aziende premiano coloro che riescono a tirare fuori il meglio da ogni situazione, indipendentemente dai fattori esterni che li circondano.»
 

 
È cresciuto grazie alle difficoltà, ai wipeouts, quando si perde il controllo e si cade.
«Nella mia mente – ha riferito – ho sempre agito da surfista; aspetto che le acque si calmino, analizzo la situazione, imparo dai miei errori e mi rimetto subito in gioco.»
Stesso discorso di fronte ai set di onde perché «non sono altro che gruppi di onde imprevedibili che offrono il miglior surf.
«I set di onde mi ricordano una frase legata alla fortuna: la fortuna in sé non esiste, non è altro che il momento in cui la preparazione incontra le opportunità.
«È cosi che nel surf ho imparato a crearmi la mia fortuna tenendo sempre gli occhi aperti verso l’orizzonte, facendomi trovare sempre pronto e rimanendo concentrato sui miei obiettivi».
 

 
«Che questa laurea sia il primo passo verso la realizzazione dei vostri sogni, – ha esordito Nicole Bizzotto, laureata in Scienze e Tecniche di Psicologia cognitiva (Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive), migliore laureata tra chi partecipa alla quarta edizione della cerimonia. – «Ho continuato imperterrita a seguire la mia intuizione di trovarmi nel posto giusto al momento giusto.
«Ed è proprio questo il messaggio che desidererei condividere con voi oggi: continuate a credere in voi stessi poiché solamente voi conoscete i vostri limiti, le vostre capacità.»
In un altro passaggio ha ribadito: «Occorre scovare la propria scintilla di unicità.
«Quel qualcosa che noi e solo noi possiamo dare di buono al mondo. E una volta scoperta, non ci resta che coltivare la parte migliore di noi stessi con zelo e fervore.»
 

 
Ha parlato di giovani che si impegnano, che lavorano per mantenersi agli studi, «che approfondiscono ben oltre i libri di testo, mossi dalla più pura curiosità intellettuale. Senza tralasciare la solidarietà disinteressata tra compagni nello scambio di appunti e consigli.
«Questi studenti conoscono bene la differenza tra ambizione e arrivismo.»
Oltre ai suoi genitori, ha ringraziato il corpo docente, il personale tecnico e amministrativo, i compagni di corso e di appartamento dell'Opera Universitaria provenienti da diverse parti del mondo e il territorio in generale (la città di Rovereto).
Quindi, rivolte a colleghi e colleghe, ha concluso: «Auguro a tutti voi un futuro promettente, e che davanti a ogni foglio bianco, voi abbiate sempre qualcosa da scrivere, davanti ad ogni platea, proprio come questa, voi abbiate sempre qualcosa da dire».
 

 
Al suono delle campane del mezzogiorno è iniziata la consegna dei 446 diplomi da parte del rettore Paolo Collini e del prorettore vicario Flavio Deflorian.
Si è cominciato con le 15 pergamene ai migliori neodottori e alle migliori neodottoresse di ricerca di ogni corso di dottorato dell’Ateneo. Poi è stata la volta di neolaureati e neolaureate.
Ci si è quindi avviati al termine con i saluti del rettore, il canto dell’inno degli universitari «Gaudeamus Igitur», la proclamazione da parte del rettore e il lancio in aria di tocchi e feluche sulle note dell’«Hallelujah» di Händel.

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