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Trento nella grafia di Othmar Winkler – Di Daniela Larentis

Ivo Winkler, curatore dell’opera del padre Othmar, ha esposto dieci schizzi di Trento in una sede non istituzionale, visibili fino a fine giugno

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Ivo Winkler, curatore dell’opera del padre Othmar, ha esposto dieci schizzi di Trento in una sede non istituzionale, il Soul bar di via S. Croce, nel cuore della città.
Si tratta di un’esposizione che dà il via a un ciclo di iniziative dedicate all’artista e alla città di Trento previste per l’anno in corso.
L’esposizione, inaugurata già nel marzo scorso innanzi a un pubblico entusiasta, alla presenza dell’Assessore comunale alla Cultura Andrea Robol e dell’architetto Alessandro Franceschini, sarà ancora visitabile fino alla fine di giugno 2017.
Orario di apertura: tutti i giorni dalle 7.00|20.00.
 

 
Come ci racconta Ivo Winkler «si ripresenta la mostra che mio padre ha tenuto a Trento 35 anni fa, nel dicembre 1982, proponendo lo stesso titolo.
«Per l’occasione – precisa – era stata stampata una prestigiosa pubblicazione di Aldo Gorfer, il noto giornalista e scrittore trentino a cui la città ha dedicato una via e una scuola, realizzata dalla casa editrice Saturnia in prima edizione proprio nel 1982 e ristampata nel 1993 con testi parzialmente rivisti.
«Il commento che Aldo Gorfer scrisse per i disegni di mio padre rivela la grande amicizia che legava queste due persone. Esistono molti modi per approcciare una tematica, diversi termini da poter scegliere per evidenziare sfumature differenti, e quando leggiamo ciò che aveva in animo il grande giornalista trentino possiamo immaginare perfettamente la stima che provava per l’artista.»
 

 
«Othmar Winkler – sottolinea il figlio Ivo – non raccontava la storia dei grandi. Gli interessava la gente comune, il popolo lavoratore, con i suoi tumulti interiori, con la forza di superare le fatiche della vita, capace di atti ammirevoli come anche di immani bassezze.
«La sua infanzia travagliata lo aveva portato ad essere un ottimo conoscitore dell’animo umano, delle sue ombre e dei suoi segreti. Gli schizzi di Trento rappresentano un dono prezioso che mio padre fece alla cittadinanza, fu il suo modo personalissimo di interpretare la città.»
 
Approfittiamo dell’occasione per ricordare che Othmar Winkler trascorse alcuni anni in Norvegia.
Sul finire degli anni Trenta del secolo scorso, infatti, da Roma si trasferì ad Oslo; là imparò presto la lingua e conobbe il pittore Edvard Munch.
Nel periodo norvegese eseguì diversi importanti lavori, ritrasse personaggi famosi e strinse amicizie (a questo periodo è stata tempo fa dedicata una mostra).
 

 
Di lui Marcello Farina scrive (dal catalogo di Claudio Tessaro de Weth intitolato «Othmar Winkler e la Norvegia – 1937-1939» a cura di Sergio Rossi e Massimo Micheli, edito da Saturnia):
«La Norvegia, si potrebbe dire, gli permette di scoprire una parte importante, decisiva, di sé, del suo talento gotico e romano contemporaneamente…
E ancora: «Così la Norvegia per due anni, tra il 1937 e il 1939, diventa il luogo da cui Winkler osserva la storia dell’Europa, il farsi di un mondo che diventerà via via sempre più drammatico, più contorto, impenetrabile». 

Aggiunge poi nel suo intervento in catalogo: «È stupefacente la velocità della mente e del cuore con cui l’artista si impossessa della realtà norvegese: ne parla la lingua, intense rapporti preziosi molto diversi, con esponenti istituzionali, con attori, musicisti, uomini di cultura.  



«Non è estraneo al fascino esercitato a quell’epoca dal genio di Munch. Ma è la sua arte che si arricchisce di nuova potenza, di una forza che proviene certamente dal contatto con una natura e una tradizione severa, perfino arcigna, con le lunghe notti e con la nostalgia del sole, dei colori, della luce.
«Sono le trame della mitologia norrena, cariche di forza, di violenza, che fanno da sottofondo all’azione pittorica e alla scultura di Othmar Winkler in quel biennio prezioso della sua vita.
«Le sue opere acquistano, allora, anche il valore di una profezia, di un’anticipazione di quello che poi l’Europa avrebbe sperimentato in termini di distruzione e di morte…»
 
Daniela Larentis – d.larentis@d.ladigetto

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