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All'assemblea dei pubblici esercizi l’accorata relazione del presidente

Buratti: «Uno sviluppo bio per valorizzare l’autenticità del nostro territorio. E la qualifica di lavoro usurante per gli addetti del settore»


 
È una relazione ricca di spunti, quella che il presidente Giorgio Buratti ha tenuto nel corso dell’assemblea annuale dell’Associazione dei pubblici esercizi del Trentino, svoltasi oggi nella sede di Confcommercio Trentino.
Spunti che, partendo da un’analisi della situazione attuale del settore dei pubblici esercizi, mirano a rafforzare e sviluppare l’identità e la competitività delle imprese, partendo sia dall’offerta autenticamente «bio» sia da una rinnovata attrattività del lavoro nel settore grazie alla qualifica di «lavoro usurante».
 
«Il nostro settore – ha esordito il presidente Giorgio Buratti – al pari dell’economia non soltanto nazionale ma globale, vive una stagione di profonde trasformazioni, in un clima di incertezza che ci impedisce di guardare al futuro non solo con fiducia ma nemmeno con serenità.
«Eppure dobbiamo trovare le risorse e gli stimoli per andare avanti e ritrovare quella spinta creativa, intraprendente e innovativa che ha da sempre caratterizzato il terziario e, in particolare il nostro settore».
 
 I pubblici esercizi, «avamposto» del turismo trentino 
«Il Trentino – prosegue – trova buona parte delle chances per il suo sviluppo attorno al settore del turismo che, in questi anni particolari, più che difficili, ha dimostrato di essere un volàno anticongiunturale capace di mitigare gli effetti negativi della crisi.
«I pubblici esercizi sono, diciamo così, l’avamposto dell’ospitalità trentina e come tali dobbiamo lavorare affinché da un lato ci venga riconosciuta questo ruolo fondamentale e dall’altro esprimiamo al meglio la nostra vocazione turistica.
«Non mi stancherò mai di ripetere che il Trentino deve sviluppare una vera e propria cultura dell’accoglienza, che metta al primo posto l’ospite in quanto tale e non soltanto in quanto cliente.
«Ovviamente è un compito non esclusivo della nostra categoria ma che deve pervadere ogni attività in qualche modo legata al turismo e alla presenza di turisti sul nostro territorio, anche di coloro che magari non sono propriamente riconosciuti come addetti del settore.»
 
«Dobbiamo ricercare – è il monito del presidente – i capisaldi con cui sviluppare le nostre prossime strategie d’impresa proprio negli aspetti maggiormente caratterizzanti il brand Trentino: ambiente incontaminato, salubrità, propensione all’attività sportiva e all’aria aperta, socialità, natura.
«Credo sia giunto il momento di cominciare a mettere le basi per una nuova sensibilità delle nostre aziende verso tutto ciò che è bio, ovvero che possiede una certificazione di qualità e di autenticità, a partire proprio dai prodotti del nostro territorio.
«Un’azione di marketing che non è soltanto di facciata ma che riguarda profondamente l’assetto della nostra offerta sono sicuro potrà ottenere risultati sorprendenti, grazie anche all’azione sinergica degli altri canali di promozione del Trentino.
«I tempi, come dicevo, sono maturi e se servirà compiere anche un’azione di sensibilizzazione verso l’amministrazione pubblica non ci tireremo indietro. Anzi, vorremmo che proprio il decisore pubblico sposi la nostra idea e si faccia promotore, assieme alla nostra Associazione, di questa innovazione cercata.
«Una innovazione che non si limita soltanto ai prodotti ma che potrebbe anche riguardare, ad esempio, le fonti energetiche ed i rifiuti.
«Favorire l’impiego di energia proveniente da fonti rinnovabili è un modo per conferire ulteriore credibilità al progetto e fare qualcosa di profondamente sensato anche per le generazioni future.»
 
 La burocrazia 
Tra i problemi che ancora gravano la categoria, c’è senz’altro quello legato alla burocrazia.
«La burocrazia, la cattiva burocrazia, quella pleonastica e inutile, è uno di quei tre o quattro fattori - assieme al carico fiscale, il costo del lavoro, la microcriminalità - che tengono in scacco ogni tentativo - o anche solo ogni speranza - di crescita e di sviluppo della nostra economia.
«Sulle piccole e medie imprese, cioè la quasi totalità del nostro settore, poi la burocrazia è ancora più dannosa, perché sottrae e ruba tempo per lo svolgimento delle nostre attività.
«Continuiamo e continueremo a chiedere, quindi, come categoria, un impegno forte e senza sosta verso una riduzione sensibile degli adempimenti burocratici, una loro reale - e ripeto: vera - razionalizzazione.
«Non chiediamo alla politica contributi o finanziamenti. Chiediamo soltanto che ci liberino da tutte quelle incombenze non necessarie, ripetitive.»
 
 La proposta: «lavoro usurante» 
«La rivoluzione copernicana di cui parlavo all’inizio del mio intervento – ha detto Buratti – dovrà riguardare anche l’attrattività del lavoro nel nostro settore.
«Attualmente una buona parte dell’occupazione in forza al nostro settore, e non solo loro, considera il proprio lavoro come residuale rispetto ad altre opportunità di carriera.
«Sono davvero pochi coloro che scelgono di lavorare nel nostro settore per passione e volontà. Questa impostazione fa sì che l’attrattività del lavoro nel nostro settore sia molto bassa. In effetti, si tratta di un settore particolare, attivo nei momenti di svago e relax degli altri settori.
«La questione delle domeniche aperte che i nostri colleghi del commercio stanno affrontando in questi mesi, per noi è un problema praticamente inesistente: il nostro lavoro è quasi sempre 7 giorni su 7, giorno e notte, festività comprese, salvo rare eccezioni. Per questo credo sia sensato iniziare a parlare di lavoro usurante anche per il lavoro nel nostro settore.
«Chi lavora in un pubblico esercizio deve modificare gran parte della propria vita sociale e degli svaghi che normalmente sono concessi a chi fa lavori – per così dire – diurni.
«L’introduzione di questo tipo di tutela, applicata ad un settore, consentirebbe, oltre a riconoscere una effettiva usura nello svolgimento di questa professione, di garantire un livello di attrattività decisamente superiore, assicurando al settore risorse motivate e preparate, per un welfare migliore, più specifico, per un settore che merita più attenzione.»
 
L’assemblea – che ha approvato all’unanimità il bilancio 2016 dell’associazione – ha visto la partecipazione, oltre che di un numero consistente di associati, del presidente e del direttore di Confcommercio Trentino, Giovanni Bort e Giovanni Profumo, del direttore del Centro studi di Fipe nazionale Luciano Sbraga (autore di un intervento sull’evoluzione del pubblico esercizio) e di Roberto Calugi, assistente del presidente Fipe nazionale.

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