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A proposito di «Balena blu» – Di Giuseppe Maiolo, psicanalista

Il piacere del rischio in adolescenza è aumentato a dismisura perché oggi è più facile sentirsi eroi, anzi super con un video o un selfie virale

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L’allarme è «virale», come si dice ora nel tempo digitale. È bastato un servizio decisamente inquietante per mettere in angoscia genitori e educatori, infuocare gli animi di preoccupazione e far gridare all’emergenza.
Il caso della «Balena blu» spaventa, anzi terrorizza.
Potrebbe essere, come alcuni sostengono, una falsa notizia diffusa da uno scoop televisivo, ma non è questo il punto. Anzi sostenere che è un fake può servire a contenere l’angoscia e lo sgomento, ma non ad affrontare il problema sottostante.
A mio parere il punto centrale è la riflessione da fare d’urgenza sul disagio giovanile e sulla solitudine dei nuovi adolescenti che in rete spesso sono in balia del pericolo e disattrezzati a riconoscerne i rischi.
 
«Blue whale» non fa che accendere i riflettori sulle nuove forme di sofferenza e su quel dolore interno che conduce i minori a compiere gesti gravi.
E tutto questo, purtroppo, sfugge a molti adulti distratti e lontani dal mondo dell’infanzia e dell’adolescenza e che, puntualmente e con sorpresa, dicono «non me lo sarei mai immaginato».
Il dolore in adolescenza non è cosa nuova, ha sempre caratterizzato un’epoca difficile di cambiamenti e di trasformazioni, ma è tutto nuovo l’isolamento che oggi accompagna lo sviluppo e quasi totale, ormai, la mancanza dei riti di passaggio che una volta sosteneva la crescita.
Oggi non può sfuggire a nessuno che quei macabri rituali presenti nel folle «gioco» della Balena blu siano il segno devastante di un vuoto di attenzione e della mancanza di presenza protettiva e rassicurante degli adulti di riferimento.
 
È impressionante la solitudine che si coltiva adesso nel corso dell’intera crescita e che i minori tentano di compensare con le infinite relazioni virtuali e con quella schiera di «amici» che fa loro compagnia, ma di cui spesso non sanno nulla.
I bambini e gli adolescenti di oggi coltivano l’illusione di essere in grado di cavarsela da soli e hanno la percezione profonda che all’adulto di turno non si possa chiedere niente perché distante e soprattutto poco competente dei nuovi codici di comunicazione.
Il piacere del rischio in adolescenza è aumentato a dismisura perché oggi è più facile sentirsi eroi, anzi super con un video o un selfie virale.
Le sfide giovanili non sono più prove da superare per dimostrare di essere diventati grandi ma hanno un significato nuovo: bisogna essere visibili a tutti i costi e occupare uno spazio di attenzione, anche per un solo istante.
E anche quando il prezzo da pagare è alto, altissimo.
 
La Balena blu ci impone di riflettere sull’«emergenza educativa» di questo nostro tempo digitale, ovvero quella di non aspettare che il dolore interno di un adolescente si trasformi in tagli sulle braccia o diventi isolamento sociale e rifiuto della vita reale.
Impone di non attendere che arrivino altri «curatori» ad occuparsi dei figli ma che i bambini abbiano precocemente strumenti per riconoscere i nuovi «lupi cattivi» e tutti quelli che sanno adescare sul web con decise abilità persuasive o sono capaci di manipolare in modo subdolo le loro menti.
Perché i minori sappiano cavarsela e siano realmente protetti, c’è bisogno di educatori efficaci, che sappiano davvero curarsi di loro, che li facciano crescere capaci di riconoscere i pericoli e, quando serve, di chiedere subito aiuto.
Ma sono necessari adulti prima di tutto competenti e poi assolutamente affidabili.
 
Giuseppe Maiolo – Psicoanalista


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