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Il pensiero di Lorenzin nella conversazione con Turati e Remuzzi

Confronto sulla salute al Festival dell’Economia – Di Daniel. M. Bornancin

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Uno degli incontri tra i più attesi del Festival dell’Economia 2017 è stato quello con la ministra Lorenzin, nel confronto con Turati, professore dell’Università Cattolica di Roma e con Remuzzi, medico e ricercatore dell’Istituto Negri di Bergamo.
Interessante il pensiero dei tre esperti nel campo della salute e della sanità, una scoperta nuova di persone che, usando esempi semplici e un linguaggio alla portata di tutti i presenti al Teatro Sociale, ha destato curiosità, ma anche una notevole attenzione.
Sul sistema sanitario nazionale Lorenzin ha evidenziato le differenze tra i Servizi sanitari del Nord e quelli del Sud; servizi comunque giudicati tra i migliori d’Europa, dove la causa di un sistema differente è data dalla modifica al titolo V della Costituzione del 2001, che nel dare responsabilità alle Regioni e alle Provincie Autonome, dal punto di vista sanitario, ha creato distorsioni, è esplosa la spesa sanitaria, specie nel Centro e nel sud dell’Italia senza corrispondere con servizi adeguati, costringendo così il Governo centrale a commissariare diverse ASL (dal 2007 al 2009).
 
Le Regioni, in alcuni casi, non sono riuscite in questo compito a rendersi responsabili, e hanno creato un forte indebitamento, (è esplosa la spesa sanitaria) con un’offerta di servizi non di qualità; i Commissari non sono riusciti a ridurre il peso dei costi e la parte burocratica della gestione.
La crisi economica e finanziaria avvertita sin dal 2008 ha fatto inoltre la sua parte, mettendo in difficoltà le persone anziane per l’acquisto di farmaci.
E’ nato quindi il «Patto Nazionale della Salute», dove si sono rivisti i compiti dello Stato e quelli delle Regioni, in materia sanitaria e sociale.
Alcuni punti di tale accordo, riguardano il monitoraggio degli ospedali e dei centri di servizi, la nascita delle centrali di acquisto regionali, la riorganizzazione delle reti regionali di assistenza ospedaliera, dove il problema principale è quello della gestione, con un risparmio previsto di circa il 20% delle spese (cambia il sistema sanitario nazionale).
Tutto questo per cercare di eliminare le differenze esistenti dei piani diagnostici tra una città e l’altra della stessa regione, ma anche per una trasparenza di dati, e una valutazione sul funzionamento delle Aziende Sanitarie.

Giuseppe Remuzzi.

Fra le riforme avviate vi è l’introduzione dell’albo nazionale dei Direttori Generali delle Aziende Sanitarie, nominati per merito, e non com’è sempre accaduto, scelti dai politici del territorio.
La politica deve dare indirizzi chiari, i Dirigenti Generali devono applicare tali indirizzi, pena la revoca dell’incarico.
Il nuovo sistema sanitario deve incamminarsi in un percorso preciso che riguarda la qualità dei servizi e la salute delle persone, diritto di ogni cittadino.
Sulla chiusura dei piccoli ospedali periferici, la ministra ha esposto alcune situazioni, ed ha indicato l’importanza della chiusura di piccole strutture, per la sicurezza sanitaria dei servizi al cittadino. Nel settore delle nascite, mantenere gli standard di sicurezza di piccoli ospedali che non raggiungono 500 nascite l’anno, (la soglia di 500 nati l’anno è un compromesso tra le parti interessate) in un periodo di diminuzione complessiva delle nascite, è molto arduo, ma con un’azione di responsabilità collettiva, sono state applicate alcune deroghe.
 
Ha inoltre aggiunto che, dove gli ospedali non presentano parametri di sicurezza per i punti nascita, per permettere alle mamme di partorire in sicurezza, non rischiando di morire, o dove il bambino e/o può nascere con handicap, questi ospedali vanno chiusi e trasformati in presidi di salute o poliambulatori.
Oggi uno dei problemi principali della nostra società è l’invecchiamento delle persone, e la diminuzione in ogni Regione di nuovi nati; questo comporta, dove oggi i punti nascita raggiungono la soglia di 500 nati l’anno, che in futuro avranno problemi a ottenere anche eventuali deroghe numeriche e a rispettare i parametri fissati dal Pino sanitario nazionale.
Sui farmaci, Lorenzin ha dichiarato che l’industria farmaceutica, negli ultimi anni, ha fatto passi da gigante nella ricerca di medicinali per la cura delle malattie.
Bisogna, però, riuscire a conoscere il reale costo della ricerca che è giunta alla scoperta di nuovi farmaci, per definire il costo finale del prodotto:
Oggi il prezzo del farmaco è basato sul volume prodotto e quindi sul numero dei consumatori; così, come sono importanti anche le fasi e i costi di validazione e di brevettazione dei medicinali.
 

 
Bisogna quindi creare un nuovo approccio con l’industria farmaceutica, cambiando anche il metodo della remunerazione della ricerca in più anni e creare negoziazioni più chiare, anche attraverso un meccanismo regolatorio europeo, di conoscenza e apertura degli studi sui farmaci, cambiando così i modelli di governante, in campo farmaceutico. Tutto questo, perché la salute è la base di tutto, è al primo posto delle priorità di ogni amministratore e/o politico e di ogni Paese.
Sulle vaccinazioni risulta che vi è un tasso di vaccinazione che mette in pericolo la salute pubblica italiana, quindi è stato approvato un Piano di vaccinazioni con «calendario vaccinale», secondo classi di età e con vaccinazioni gratuite, in quanto indispensabili alla salute pubblica.
I bambini non vaccinati, fino ai 6 anni, hanno sei mesi di tempo per mettersi in regola, pena la segnalazione all’ASL e al Tribunale dei minori e all’assoggettamento di sanzioni pecuniarie previste, ma sino a oggi non ancora applicate.
I bambini devono essere vaccinati, certo è necessaria una nuova cultura sulle vaccinazioni, per togliere le vecchie paure, bisogna attivare altri momenti d’informazione a partire dalle scuole. Comunque tra pochissimi giorni sarà firmato dal Presidente della Repubblica un apposito decreto per le vaccinazioni, anche per perseguire l’obiettivo complessivo della salute dei cittadini di ogni età.
Il centro di Protonterapia è già stato inserito nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e saranno in brevissimo tempo fissate le tariffe, questo poiché i LEA devono essere garantiti da un sistema finanziario annuale. Tutto ciò rappresenta un passaggio epocale per il Trentino.

Gilberto Turati.

Per Remuzzi, il Servizio Sanitario Italiano funziona, ma è necessario investire sulla ricerca e sui grandi ospedali, anche perché se si segue la logica della sostenibilità dei piccoli ospedali, bisogna introdurre il metodo dell’etica per evitare gli sprechi.
È pur vero che la gente non vuole la chiusura dei piccoli ospedali periferici, ed è disposta a fare molti km per andare a fare le spese nei grandi centri commerciali, ma che vuole i piccoli ospedali e altri servizi, vicino casa. Purtroppo queste sono anche le stranezze, oltre che le disuguaglianze di visione.
Il sistema sanitario ha bisogno di una diagnostica specializzata, che funziona in strutture medio grandi, con collaborazioni con Istituti di ricerca e Università, immettendo giovani e bravi medici negli ospedali, qualificando così le scelte.
 
Turati si è soffermato sulla necessità di modificare la composizione delle entrate del bilancio nazionale e regionale per i servizi sanitari, per meglio responsabilizzare le Regioni.
Questo perché nel tempo non si è fatta chiarezza sui mali delle Regioni nella sanità, il diritto alla salute inoltre viene meno dove vi è poca organizzazione e le Regioni così usano male le competenze in materia sanitaria.
Le risorse in materia sanitaria, che derivano dallo Stato, devono essere maggiormente controllate, quindi necessitano di nuove forme di attribuzione e di competenze decentrate, ai fini di non creare sovrapposizioni, contenziosi e rallentamenti delle procedure.
Un insieme d’idee, di esempi, d’informazioni del settore sanitario italiano, che rimane uno degli argomenti sostanziali per il cittadino, quanto esposto praticamente dai tre interlocutori, rispondendo così a pieno alle attese degli ascoltatori.
Temi quelli trattati in quest’occasione, che dimostrano ancora di più, che le scelte delle Regioni devono basarsi sulla ricerca scientifica e tecnologica, sullo sviluppo sull’educazione e quindi sulla salute.
 
Daniele Maurizio Bornancin

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