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Il ministro Padoan come una pagina aperta verso il futuro

Un tecnico della finanza a conclusione del Festival dell’Economia che affronta la situazione italiana attuale e futura – Di Daniele M. Bornancin

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Era un incontro da non perdere quello con il ministro Padoan, non solo perché si è rientrati nell’ampio settore dell’economia, ma anche per la sua capacità di riassumere le questioni, con estrema chiarezza e preparazione.
Infatti, il teatro era colmo di persone e di molti giovani studenti e appassionati alla materia.
L’avvio del dibattito si è incentrato sulla situazione italiana attuale e sui conti pubblici con l’affermazione che Il compito degli amministratori è di consolidare la finanza pubblica e sostenere la crescita.
Sembra, ad oggi, che la crescita in Italia si presenti più attiva di quella della Francia e dell’Austria. Noi stiamo andando nella direzione giusta, la crescita, se non vi sono intoppi, sarà migliore delle statistiche, per il cambio dei parametri e per le riforme degli ultimi anni che danno più prospettive.
In Europa comunque la produttività è più alta in Francia, dove il valore, per addetto, è molto maggiore rispetto a quello della Germania. In Italia assistiamo a uno squilibrio commerciale dovuto a una domanda molto debole, pertanto è su questo che bisogna agire.
 
Il nostro Paese per crescere deve far parte del nuovo motore franco tedesco, quindi non si può agire in senso inverso.
La produzione cala in fase di recessione perché cala il consumo, mentre è quando l’economia cresce che deve crescere anche la produttività.
L’ultima cosa da fare è sprecare la manovra finanziaria in dirittura d’arrivo, che è la cosa più importante di quest’ ultimo periodo di legislatura.
Il mio compito, ha aggiunto Padoan, anche in queste condizioni politiche è lasciare i conti pubblici in sicurezza. Chiunque farà la prossima legge di bilancio avrà spazi dati dalle proiezioni delle manovrine già effettuate negli ultimi anni e dallo sconto chiesto a Bruxelles.
L’Italia ha sostenuto e affronta una crisi finanziaria profonda, una perdita di 10 punti del PIL, una perdita di ricchezza che ha colpito l’economia. Ma bisogna agire!
Bisogna fare le riforme, occorre abbattere il debito pubblico, rinnovare la burocrazia.
Riforme che devono cambiare i comportamenti, riforme strutturali. Gli effetti delle riforme strutturali già intrapresesi si vedranno a lungo termine non subito.
 

 
La politica economica funziona se è basata su un consenso vero. Soprattutto quando si adottano misure strutturali, complicate da costruire e da mettere in pratica, queste devono essere passate nella società e produrre risultati che migliorano la qualità della vita dei cittadini e delle imprese.
I problemi che si sono accumulati negli anni sono risolvibili, ma non esistono bacchette magiche o scorciatoie, sono necessarie azioni chiare e precise.
La situazione difficile che sta attraversando l’Italia è legata all’instabilità politica. L’incertezza è la base del quadro che offre in questi tempi la governabilità, poi ci sono gli interessi bancari troppo alti, e inoltre la riforma del sistema della giustizia civile, il sistema tributario; molti operatori economici ritengono che il processo di riforma di questi settori, sia improvvisamente arrestato.
Per l’Europa, sono necessarie convergenze economiche e di politica monetaria, un lavorare insieme, anche con un’agenda strutturale dell’economia della Francia, Germania e Italia, con i criteri di coesione e unificazione, nel momento in cui l’Europa stessa ha riconosciuto il percorso di aggiustamento dl bilancio per favorire la crescita.
 
Il progresso è favorito dall’abbassamento delle tasse alle imprese in particolare, e alle famiglie, secondo misure adeguate alle risorse disponibili. In una proiezione 2018/2020.L’integrazione del capitale umano inoltre è una strategia di sviluppo che deve essere accompagnata dal sostegno agli investimenti pubblici e privati e a un’apertura all’innovazione tecnologica e alla ricerca che sono le fonti principali della produzione.
Oggi sono necessarie misure che mobilitino risorse, che migliorino la situazione economica e finanziaria generale.
Nella conclusione Padoan ha toccato il tema dello sviluppo economico che si basa sul manifatturiero con servizi avanzati e tecnologici, una sorta di nuova industria molto tecnologica.
Questo perché l’innovazione porta occupazione qualificata.
La velocità del progresso tecnologico obbliga a rivedere le formule del lavoro per giungere a nuovi lavori che si basano sull’elettronica, l’informatica, la telematica, la scienza e su altre materie, non esclusivamente manuali come un tempo.
 

 
Quindi, un insieme di approcci nuovi, sulla crescita per una garanzia occupazionale, dando sostegno e prospettive alle nuove generazioni. Un insieme di stimoli, di sfide, anche difficili che mettono in chiaro quello che sarà il futuro delle nostre comunità.
Si rende obbligatorio un grande sforzo collettivo, anche se vi saranno molti ostacoli da superare di un percorso che è oramai tracciato.
Quel rimboccarsi le maniche per migliorare il nostro Paese, che non può rimanere fermo, deluso e preoccupato di ogni futuro.
Con queste piccole considerazioni si chiudono le riflessioni del nostro giornale sul Festival dell’Economia 2017, dando a tutti i lettori appuntamento alla prossima edizione 2018, naturalmente con il nostro scoiattolo nero simbolo del turismo culturale e scientifico della città di Trento e del Trentino.

Daniele Maurizio Bornancin

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