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Sait-sindacati: incontro a vuoto sulla mobilità volontaria

Caramelle (Filcams): «Ad oggi nessuna risposta sui criteri oggettivi né sulla riduzione del numero di esuberi proporzionale alle uscite volontarie»

Si è concluso con un nulla di fatto l'incontro di questa mattina tra il Sait e i sindacati. I vertici del consorzio (erano presente per Sait il dottor Masè e lo studio Elko) e i segretari di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs si sono confrontati sulla mobilità volontaria.
Sulla questione, però, non si è registrata, almeno per il momento, nessuna intesa.
In particolare Filcams ha posto sul tavolo due richieste: da una parte che le uscite volontarie in tutti e tre gli ambiti, uffici, magazzino e negozi, portino ad una pari riduzione del numero di esuberi e, dunque, il conseguente rientro anche dalla cassa integrazione; dall'altra che si determino e concordino dei parametri oggettivi per gestire l'esodo volontario.

«Su entrambe le questioni Sait non ha fatto aperture – sottolinea il segretario della Filcams Roland Caramelle – dimostrando l'intenzione di volersi tenere le mani libere, sia sul numero degli esuberi sia sull'esodo volontario che l'azienda vuole gestire con accordi individuali. Per noi, dunque, la valutazione di questo primo confronto è negativa, anche se registriamo la disponibilità di Sait di approfondire ulteriormente questi aspetti e di discuterne ancora nel prossimo incontro già programmato per la prossima settimana.»
 
Filcams ha anche chiesto che per i lavoratori in cassa integrazione venisse garantita la continuità di versamento a Coop Salute.
«Registriamo che purtroppo è stata interrotta e questi lavoratori non possono più contare, su questa copertura – aggiunge Caramelle -. Sait ha comunque preso l'impegno di approfondire la questione nel prossimo incontro.»
Resta invece ancora in alto mare tutta la partita del piano sociale e di riqualificazione dei lavoratori.
«Ad oggi Sait ha dimostrato di non avere nessun progetto per la gestione degli esuberi e piani molto vaghi e non definiti per la loro riqualificazione e formazione, – conclude Caramelle. – Sarebbe ora che il consorzio uscisse da questa situazione di incertezza e si assumesse le proprie responsabilità sociali.»

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