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Uomo contro macchina, dove vince la tecnologia

Il sorpasso è già avvenuto nei giochi che hanno appassionato le personalità più dotate del pianeta nell’arco di secoli… Ma non è detta l’ultima parola

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Edward Thorp.

Fin dove si spingerà la tecnologia? Almeno fino a battere l’uomo in diverse specialità d’intelligenza.
Il sorpasso è già avvenuto nei giochi che hanno appassionato le personalità più dotate del pianeta nell’arco di secoli.
Non resta che prenderne atto e cercare di sfruttare a nostro vantaggio l’enorme potenziale a disposizione. E magari trovare una piccola rivincita in altri campi.
 
Il primo sonoro schiaffo cibernetico è datato 1997. A riceverlo il campione di scacchi Garry Kasparov, leader mondiale dal 1985 al 2000 e leggenda vivente della specialità. Tanto da venire considerato il più grande di sempre. Il più grande uomo, per lo meno.
La prima vittoria del 1989 contro il programma Deep Thought è stata seguita da un ulteriore successo nel 1996, che certo non lasciava presagire il tonfo di vent’anni fa.
Il 6-1 con cui il nuovo Deep Blue ha sconfitto il pluricampione ha aperto una nuova era nella storia dell’umanità: l’era delle macchine più intelligenti dell’uomo, anche del più intelligente.
La conferma è arrivata tramite il gioco Go, una variante più complicata degli scacchi.
La pedana 19x19 (contro la tradizionale 8x8) moltiplica il fattore di imprevedibilità, rendendo difficile il compito di una macchina.
Nonostante questo, il campione coreano Lee Sedol ha dovuto arrendersi alla macchina AlphaGo. Un altro punto a favore della tecnologia.
 
La forza delle nuove invenzioni ha permesso di sconfiggere l’uomo in settori ludici meno impegnati a livello culturale.
È il caso di Watson, intelligenza artificiale che si è cimentata in un quiz televisivo statunitense contro i due concorrenti più vincenti.
Inutile dire che l’esito non ha sorriso al genere umano, sconfitto sia nella prova fuori onda sia nelle due sfide trasmesse in televisione.
Su internet invece sta prendendo piede Deepmind, un software in grado di leggere ogni pixel della schermata di un gioco per valutare la mossa migliore. In questo modo i diversi videogame online rischiano di venire dominati da utenti bot, togliendo parte del divertimento.
Almeno in questo caso ci sarebbe la consolazione di venire battuti sul campo della tecnologia, proprio all’interno della rete.
Nel futuro le macchine riusciranno a battere l’uomo in qualsiasi gioco?
 
Probabilmente no. Lo dimostra il fallimento, almeno parziale, del progetto Polaris, lanciato nel 2007 e riproposto nel 2008.
L’ambito scelto è il gioco d’azzardo, la specialità il Texas Hold’Em Poker.
Una variante ritenuta adatta ad applicare le skill del giocatore, riducendo il ruolo della fortuna. Esperimento riuscito solo in parte, perché nel poker intervengono fattori diversi dalla strategia.
L’uomo può bluffare, applicare criteri di gioco diversi da quelli riconosciuti dal sistema, fare mosse azzardate contro i principi matematici e in sostanza essere illeggibile per la macchina.
Che dal canto suo ha bisogno di una modalità di gioco prestabilita per funzionare bene.
Il gioco d’azzardo rimarrà quindi zona off-limits per le invenzioni tecnologiche, almeno se la tendenza dovesse essere confermata.
Intanto l’uomo si è già preso la soddisfazione di prendere il posto della macchina prima che essa venisse inventata, nell’incredibile storia del mago della roulette Edward Thorp.
Forse un precursore dell’epoca digitale e tecnologica, forse un uomo che ci aveva visto lungo. In un campo che non è ancora per menti artificiali, e forse non lo sarà mai.

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