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Terza giornata intensa al Trentino Book Festival

Un libro per mettere in ordine le idee – L’incantesimo delle parole di Dacia Maraini: per convivere dobbiamo sublimare

La mattinata della terza giornata del Trentino Book Festival 2017 è stata introdotta nella sala Marchesoni della biblioteca di Caldonazzo da un laboratorio ludico-didattico rivolto al pubblico più giovane della manifestazione.
Durante il laboratorio è stato spiegato e mostrato il libro «faccio quello che posso: racconto la mia storia», dell’autrice e mamma Alessandra Spada.
L’opera della scrittrice è divisa in due libri: uno rivolto ai genitori ed uno per i giovani figli.
Il primo è una guida per aiutare le mamme e i papà nella difficile impresa di crescere i figli ed infatti per ogni parola chiave della prima fase di crescita e sviluppo del rapporto madre-figlio troviamo un capitolo rivolto a dare consigli per superare i problemi al meglio.
Un esempio che è stato mostrato durante l’attività di questo sabato mattina è il capitolo rivolto all’ordine, nel quale i genitori trovano consigli su come affrontare questo grande e ricorrente problema nella vita in famiglia, per evitare di diventare il tipo di persona che, per avere la casa perfetta, deve rinunciare alle attività fuori casa.
 
Il secondo testo è invece interattivo ed il suo maggiore scopo è di segnare e ricordare le emozioni e i ricordi della vita dei bambini, che spesso vengono dimenticati o riposti in un cassetto.
Obbiettivo del libro è anche di passare del tempo in famiglia, in un periodo nel quale troppo spesso i rapporti sono sostituiti dall’utilizzo di un computer o un cellulare.
Durante il laboratorio i bambini scoprono come realizzare e personalizzare il loro libro, per raccontare la loro storia.
Aiutati da amici, fratelli e genitori partono in un viaggio alla scoperta dell’importanza della famiglia nel loro sviluppo.
Nella prima parte del libro diventano intervistatori alla ricerca dei ricordi delle loro «prime volte»: la loro prima festa di compleanno, il loro primo regalo, le loro prime parole.
 
Nel libro troviamo due metafore di ciò di cui un bambino ha bisogno per il suo sviluppo: delle radici ed un paio d’ali.
Le radici sono chiaramente metafora della famiglia, dalla quale il bambino prende, come un albero, sostegno ed energie.
Le ali sono metafora del «volare via» e lasciare il nido materno.
Queste ali vengono costruite, sia nel libro che nella realtà, con l’aiuto della famiglia e degli insegnanti e sono essenziali nella vita del bambino per crescere e diventare indipendente.
 
Nella seconda metà della giornata, Fausta Slanzi intervista la pluripremiata Dacia Maraini, autrice di libri come «La lunga vita di Marianna Ucria» e «Buio», tradotti in tutto il mondo.
Questo incontro ha tenuto luogo a Corte Trapp, sabato 17 giugno a Caldonazzo, con le letture di Layla Betti e il suono d’arpa di Lorena Coser.
Il libro presentato è «La bambina e il sognatore», che narra la storia del maestro che tutti vorrebbero avere: Nani Sapienza.
Egli considera i bambini, come dice il suo nome, come piccoli saggi, che hanno bisogno di essere istruiti e motivati per far uscire le loro emozioni. Il maestro fa questo utilizzando favole, come ad esempio quelle dei fratelli Grimm, che lo aiutano a demolire l’odio verso il prossimo e a trasmettere valori importanti, come l’integrazione, ai suoi studenti.
Facendo questo va contro alla preside della scuola, convinta che il maestro, avendo un metodo innovativo, vada contro il programma tradizionale.
Durante la storia il maestro fa tutto ciò che è in suo potere per liberare una bambina rapita, sua studente, toccando la sensibilità di un pubblico che comprende tutti i sessi e le razze.
 
Ciò che il maestro, prima voce narrante maschile nelle opere di Dacia Maraini, prova a fare e ciò in cui lui e la scrittrice si identificano, è che per convivere bisogna sublimare.
Infatti tutti quanti dentro di noi abbiamo la possibilità di fare del male, ma dobbiamo imparare a rispettare l’altro. Questo si può fare tramite la cultura e l’istruzione, dice la Maraini.
La scuola e l’istruzione sono infatti temi sottolineati più volte durante questo incontro, che ha visto la sala di Corte Trapp completamente riempita.
Dacia critica da una parte la scuola italiana, che forza gli studenti a chiamare il preside «dirigente», rimandando a un ambiente aziendale che non li stimola.
Dall’altro lato elogia i tanti insegnanti italiani che mettono tutti loro stessi per trasmettere valori e formare i loro studenti, facendo ancora di più di ciò che è dovuto.
 
La scuola, per la Maraini, non deve essere un luogo dove collezionare informazioni, ma formare la mente degli studenti per eliminare odio e pregiudizi.
L’autrice discute di questi temi durante l’incontro appunto perché nel suo libro «la bambina e il sognatore» sono trattati temi di grandissima attualità, tra i più importanti pedofilia, razzismo, integrazione, femminicidio e violenza che hanno tutti come comune denominatore l’ignoranza.
«La democrazia – dice la scrittrice – deve essere costruita tramite la scuola e la cultura.»
Il tema maggiormente trattato nell’incontro è stato la violenza e l’abuso sulle donne, che ha attratto una grande affluenza di pubblico femminile.
La scrittrice cerca di trovare una spiegazione a queste crudeltà, dicendo che il femminicidio è un atto storico, che non ha nulla a che vedere con la natura dell’uomo.
 
Nella società in cui viviamo oggi, uno dei più grandi cambiamenti avvenuti nell’ultimo secolo è la nuova autonomia della donna, che non sempre viene accettata da tutti.
Un bambino non nasce infatti violento, ma i più deboli e i più ignoranti, quelli che identificano la propria virilità con la proprietà, non accettano il cambiamento e l’emancipazione femminile.
Questo aspetto si individua in tutti i casi di violenza ed abuso di donne e bambini.
«Io ti amo e quindi ti posseggo» la sintesi di Dacia Maraini.
Il libro non descrive solo la crudeltà della violenza, ma dà anche un messaggio di grande fiducia e speranza: il bene vince sempre sul male alla fine.

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