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«Ordine e Bizzarria: il Rinascimento di Marcello Fogolino»

In mostra a Trento, Castello del Buonconsiglio, dall’8 luglio al 5 novembre 2017

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Il Castello del Buonconsiglio svela, con un’ampia mostra, la grandezza di Marcello Fogolino. L’iniziativa che si sviluppa in collaborazione con i Musei Civici di Vicenza e in particolare con la pinacoteca di Palazzo Chiericati, riscopre un artista notevolissimo ma la cui fama di pittore venne offuscata dalle sue vicende private.
La condanna per l’omicidio di un barbiere, eseguito, pare, insieme al fratello, la messa al bando, l’attività di spionaggio a favore della Serenissima, gli alti e bassi con la committenza delineano un personaggio dalle tinte forti.
Dopo le grandi mostre monografiche dedicate ai pittori che affrescarono il maniero ovvero Girolamo Romanino e i fratelli Dosso e Battista Dossi, il Castello del Buonconsiglio rende ora omaggio al terzo artista che contribuì alla decorazione del Magno Palazzo: il veneto Marcello Fogolino.
 

 
La rassegna intitolata «Ordine e bizzarria: Il Rinascimento di Marcello Fogolino», che verrà inaugurata venerdì 7 luglio al Castello del Buonconsiglio, vuole far conoscere al grande pubblico un pittore che fu costretto a una forzata permanenza in Trentino, ma che riuscì a guadagnarsi, con la sua opera, la fiducia del Principe Vescovo Bernardo Cles fino a divenirne il pittore di corte.
Figlio d’arte - suo padre era un pittore di buon livello – fu mandato da giovane a bottega da Bartolomeo Montagna, in quel di Vicenza.
In quella città lasciò opere importanti in numerose chiese prima di trasferirsi per otto anni a Venezia.
È documentato il suo rientro a Vicenza verso il 1518 e il suo operare insieme a Giovanni Speranza.
La sua pittura di quegli anni mostra un distacco dai modelli quattrocenteschi e una adesione ai nuovi modelli che, nelle ville e chiese venete stava imponendo il Veronese.
Rientrato nel natio Friuli, nel Pordenonese ottiene commesse di rilevo per diverse chiese della città e del territorio, in parte purtroppo oggi perdute.
In Friuli torna ancora, insieme al fratello pittore anche egli, dopo una nuova parentesi vicentina ma incappa nelle note vicende giudiziarie che gli resero difficile ottenere nuove commesse di rilievo.
 

 
Destino volle che Fogolino approdasse quindi a Trento dove, tra il 1528 e il 1533, si costruiva il Magno Palazzo del Castello del Buonconsiglio, un grandioso cantiere rinascimentale nel quale pittori, scultori, artigiani, garzoni di bottega lavorarono a tempo record per rendere sontuosa la nuova dimora rinascimentale del principe vescovo Bernardo Cles.
Qui Fogolino trovò fama, commissioni e, grazie alla protezione del Principe Vescovo e alla benevolenza della corona imperiale austriaca e un sicuro rifugio.
Il contesto trentino sarà illustrato con sue opere provenienti da chiese e dalle collezioni del museo, in merito alle quali particolare attenzione verrà dedicata alle figure dei relativi committenti, mentre la sua produzione profana sarà approfondita partendo dai cicli pittorici del Castello del Buonconsiglio, ma anche dalla scarne ma preziose testimonianze grafiche.
 

 

 
Dopo il 1541, sotto Cristoforo Madruzzo, successore del Cles e organizzatore del Concilio, il suo percorso diventa nuovamente ondivago.
Di certo, come detto, lavora ad Ascoli Piceno, per il vescovo di quella città, conosciuto a Trento, poi a Gorizia e ancora a Bressanone. Si sa che venne cercato per la Residenza di Innsbruck ma di lui nulla è noto in quella città.
Finì quindi da artista errante una vicenda cominciata allo stesso modo. Molti sono ancora i problemi aperti intorno alla personalità e alla produzione del pittore vicentino, ma trentino d’elezione: da quelli relativi alla biografia e all'itinerario artistico a quelli connessi con la definizione del catalogo e la periodizzazione delle opere.
Nodi che possono ora essere dipanati anche grazie alla serrata campagna di restauro condotta nell’ultimo ventennio sui cicli affrescati del Magno Palazzo, agli studi condotti sul cantiere voluto dal Cles e sulla figura del Fogolino, nonché all’accurata campagna di verifiche archivistiche.
 

 
La mostra si snoderà nelle sale del Magno Palazzo, in parte affrescate da Romanino e dai fratelli Dossi e in parte affrescate dallo stesso Fogolino, e prenderà avvio da pale d’altare che hanno contraddistinto l’evolversi del suo percorso stilistico tra Vicenza e la provincia di Pordenone, evidenziando la ricca valenza del patrimonio artistico e culturale del Triveneto ed approfondendo lo studio dei rapporti e della collaborazione culturale con gli altri artisti vicentini, tra cui Giovanni Bonconsiglio, Bartolomeo Montagna e Francesco Verla.
In mostra le magnifiche pale d’altare provenienti dal Rijksmuseum di Amsterdam, come la pala con Madonna con bambini e santi mai esposta in Italia, dalla Galleria dell’Accademia di Venezia, dalla Pinacoteca Nazionale di Siena, dalla Pinacoteca di Palazzo Chiericati a Vicenza ma anche le rarissime incisioni provenienti dal museo statale di Dresda e di Amburgo.
 

 
La mostra convivrà temporalmente con la rassegna che il Museo Diocesano Tridentino dedicherà a Francesco Verla (di cui abbiamo già parlato – vedi), altro importante artista che nei primi anni del XVI secolo soggiornò a lungo in Trentino. Il particolare clima culturale che contraddistinse il periodo clesiano, non senza positive influenze sull’arte fogoliniana e sulla importante stagione rinascimentale trentina, verrà messo in evidenza da materiali di confronto ispirati al gusto antiquario del tempo, alla statuaria, alla produzione libraria e incisoria.
La mostra è curata da Giovanni Carlo Federico Villa, dal direttore del Castello del Buonconsiglio, Laura Dal Prà, e dalla conservatrice del museo Marina Botteri e il relativo catalogo raccoglie i contributi di oltre venti studiosi.
L’allestimento è a cura dell’architetto Michelangelo Lupo in collaborazione con l’architetto Adriano Conci.

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