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Guerre di bande di extracomunitari nel cuore della città di Trento

La situazione verrà ripristinata senza problemi dalle Forze del’Ordine, ma il problema va risolto politicamente alla radice

Non è la prima volta che accade. Nel 2011 avevamo scattato la foto che riportiamo qui sopra di un subsahariano che era stato ferito in fronte con una bottiglia davanti alla Stazione delle Autocorriere di Trento. Era estate anche allora.
Era accaduto che due bande erano arrivate alle mani per vari motivi, non ultimo quello del diverso status tra richiedenti asilo politico e clandestini. Una sorta di vendetta per la differente accoglienza… In realtà alla base di tutto c’era comunque lo spaccio di sostanze stupefacenti, una sorta di supremazia di posizione.
Allora il presidente della Provincia era Dellai e aveva chiesto e ottenuto l’intervento massiccio delle Forze dell’Ordine.
Il sindaco Andreatta aveva avviato i lavori per rendere più controllabile i giardini di Piazza Dante. Fece togliere la vegetazione che impediva la vista entro i giardini, poi avviò i lavori per rendere abitabile sia la palazzina Liberty che la palazzina dell’APT.
Il tutto era volto a impedire che i giardini più belli della città dovessero venire recintati, cosa che avrebbe significato una sconfitta per le istituzioni, nell’ipotesi – per nulla sbagliata – che per svuotare una piazza di gente per male era necessario riempirla di gente per bene.
 
Sembrava che il progetto avesse raggiunto i risultati prefissati, ma proprio in questi giorni sono accaduti dei fatti che sembrano riportare la città indietro di cinque anni.
Nuovamente delle bande di extracomunitari sono venuti alle mani nel cuore della city, tra la Palazzina Liberty e il Grand Hotel Trento, tra La Provincia e la Regione.
Si parla di decine di individui che, indifferenti alle forze di polizia, hanno scatenato vere e proprie risse di stile africano. Non solo ci sono stati dei feriti tra le parti, ma le bande hanno addirittura reagito malamente all’intervento della Polizia locale.
Ora, se è vero che la città deve accogliere i rifugiati che migrano da zone di guerra, è altrettanto vero che non deve esistere un solo metro quadro in cui le istituzioni non abbiano il controllo totale. Non possiamo importare l'inciviltà del Terzo mondo.
Il sindaco Andreatta ha telefonato al Prefetto, al Questore di Trento e al comandante provinciale dei Carabinieri per ottenere l’appoggio necessario per riprendere il controllo della città.
 
La problematica dunque è rimasta la stessa. La zona della stazione, piazza Dante, via Pozzo e piazza Santa Maria, per quanto rinnovate sia in termini di arredo urbano che di attività sociali, sono tornate teatro di guerre di bande.
Ovviamente nei prossimi giorni la zona sarà presidiata da reparti della Celere di Padova e dal battaglione mobile dei Carabinieri di Laives, per cui l’ordine verrà ripristinato senza ombra di dubbio.
Ma il problema va risolto alla radice. 
Come abbiamo detto, se l’accoglienza è un dovere di civiltà, l’intransigenza alla violenza è un dovere nei confronti dei cittadini.
I provvedimenti da prendere nei confronti di chi viene sorpreso in atti di violenza di gruppo devono essere drastici. Ai «regolari» va tolto lo status di rifugiato o interrotta la domanda se non è ancora stato concesso, con le conseguenze amministrative del caso.
Per gli irregolari non possono esserci vie di mezzo. Vanno rispediti a casa. E in questo deve intervenire lo Stato, perché l’espulsione non deve essere solo un atto formale ma sostanziale. Solo così potranno capire che non stiamo scherzando.
In tutti i casi, rifiutiamo l’idea che i Giardini di Piazza Dante debbano essere recintati. Il male non va curato, ma estirpato.
 
GdM

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