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Forte Corno palcoscenico del 5° Simposio di scultura a Praso

Opere degli artisti esposte sulla storica terrazza della Valle del Chiese

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Lo splendido scenario di Forte Corno ha fatto da palcoscenico l’atto finale del Simposio 2017 di scultura in legno dedicato ai Rintocchi nel Legno che per l’intera settimana ha animato il piccolo centro di Praso, in Valle del Chiese, nel Trentino Occidentale.
Per la quinta volta il borgo si è così nuovamente trasformato in un laboratorio d’arte a cielo aperto grazie al lavoro degli scultori Carlo Abbà (Piemonte), Hugo Maciel (Portogallo), Marco Martello Martalar (Vicenza), Pavel Spelda (Repubblica Ceca), Emanuela Camacci (Roma) e dell’artista di casa Antonella Grazzi.
Le loro opere rimarranno in esposizione a Forte Corno sino a fine agosto.
Saranno anche una delle attrazioni dell’evento Camminata di Pace che il 5-6 agosto coinvolgerà i forti Corno e Larino in uno degli appuntamenti inseriti da Trentino Marketing e Ana Trento nel calendario di avvicinamento all’adunata nazionale degli Alpini Trento 2018.
 
Poi le opere torneranno a Praso per arricchire ulteriormente la collezione di statue in legno che abbelliscono e rendono artisticamente unica la borgata del nuovo Comune di Valdaone.
La chiusura del Simposio è stata ospitata sulla splendida terrazza che da Forte Corno si affaccia sulla valle e sui Forti Larino e Cariola, in uno scenario caratterizzato dal verde dei boschi che ricoprono il maestoso gruppo del Cadria, con il Monte Nozzolo.
A rimarcare il valore artistico, sociale e turistico del Simposio sono stati nei vari interventi Giacomo Nicolini (La Büsier), il sindaco di Valdaone Kety Pellizzari e la vicesindaco Nadia Baldracchi e Massimo Valenti (presidente Consorzio turistico Valle del Chiese).

La novità della quinta edizione del Simposio - organizzato dall’Associazione di promozione sociale filodrammatica La Büsier, con il supporto dell’amministrazione comunale di Valdaone - è, infatti, la collaborazione nata con la Galleria Civica di Trento che fino al 17 settembre ospita la mostra Legno | Lën | Holzè, a cura di Gabriele Lorenzoni.
Per questo, dopo i canti del coro Arnica di Praso, è toccato a Gabriele Salvaterra (addetto all'Ufficio Collezioni del Mart e curatore indipendente) tracciare il profilo artistico delle opere con un tratto sintetico ma estremamente efficace.
 
Questo il quadro emerso: Hugo Maciel ha realizzato una forma astratta fortemente verticale attorno alla quale salgono con un movimento a spirale una serie di campane scolpite nel legno che, come note musicali alludono ai rintocchi delle campane, e, partendo dal basso, si liberano verso l’alto con un andamento potenzialmente infinito.
Pavel Špelda propone una donna con la schiena inarcata, che guarda al futuro senza dimenticare il passato.

Attorno a lei si sviluppa una fascia armoniosa anch’essa rappresentante il tempo, il flusso che lega passato presente e futuro.
A segnare l’attimo presente in questo flusso una piccola campana proprio sopra la fronte della donna.
Per Marco Martello Martalar la potenzialità comunicativa e relazionale del suono delle campane, che non solo identifica le comunità ma le avvicina attraverso l’immaterialità del suono, è rappresentato da un semplice filo che unisce le due mani/campanili e al quale è appesa una simbolica campana.
 
Carlo Abbà utilizza una doppia forma astratta scavata anche all’interno che si sviluppa in maniera sinuosa e che allude anch’essa alla foggia delle casse armoniche o allo sviluppo del suono nell’ambiente.
Emanuela Camacci ha creato nella solidità del legno effetti di morbidezza e sinuosità quasi «gommosa».
Anche in questa astrazione dell’idea di suono la scultura si compone di due parti perfettamente incastrate tra loro, che si compenetrano come in un abbraccio.

Infine l’artista di casa Antonella Grazzi ha realizzato un tributo alla figura del campanaro di Praso, persona cara e nota nella comunità che fino ad alcuni anni fa si occupava di eseguire effettivamente i rintocchi delle campane.
Con quest’opera la scultrice si confronta con la memoria del luogo e con l’idea di monumento, inteso come «manufatto per ricordare», dedicandolo non a un personaggio «ufficiale» o «istituzionale» ma a una persona che nella sua semplicità era ugualmente importante.

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