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Autonomie di Trento e Bolzano, una storia da rileggere oggi / 19

L’ombra delle violenze, l’avanzare del «Calendario operativo» – Di Mauro Marcantoni

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Un agguato di fredda e crudele lucidità. Il 25 giugno 1967 a Cima Vallona, in provincia di Belluno, al confine tra Austria e Italia, persero la vita quattro militari.
Il Governo italiano reagì in modo risoluto, inoltrando al Governo austriaco una durissima nota di protesta.

Contestualmente, Fanfani incaricò gli ambasciatori italiani a Bonn e a Parigi di comunicare a Germania e Francia che l’Italia non avrebbe dato il suo assenso all’apertura di trattative per l’ingresso dell’Austria nelle Comunità europee sino a quando il Governo austriaco non si fosse dimostrato realmente collaborativo nella lotta al terrorismo.
Negli ultimi mesi del 1967, infatti, continuarono gli episodi terroristici: l’atto più efferato accadde a Trento, il 30 settembre.
Due poliziotti, Filippo Foti e Eduardo Martini, morirono nel tentativo di allontanare dai binari della stazione affollata di gente, una valigia piena di esplosivo rinvenuta sull’Alpen Express.
Solo dopo la deflagrazione, si sarebbe compreso che i due poliziotti avevano compiuto un gesto eroico, evitando, con il sacrificio delle loro vite, una terribile strage.
 
Le trattative diplomatiche con l’Austria, nel frattempo, subirono una pausa forzata, dovuta alle elezioni politiche in Italia, ma nella seconda metà del 1968 entrarono in una nuova fase, concentrandosi soprattutto su tre aspetti: il confronto tra sudtirolesi e Governo austriaco, i rapporti tra la Volkspartei e il Governo italiano e le trattative tra Governo austriaco e Governo italiano.
Dopo alcuni mesi di scambi a vuoto, un’accelerazione decisiva si ebbe a ottobre, quando i Ministri degli Esteri italiano e austriaco si incontrarono a New York.
In quell’occasione Kurt Waldheim, nuovo Ministro degli Esteri austriaco, tenne all’ONU un discorso improntato alla moderazione e alla fiducia.
Sui contenuti dell’autonomia da concedersi alla minoranza del Sudtirolo, l’intesa era stata sostanzialmente raggiunta, mentre restava aperta la questione procedurale relativa alla chiusura della vertenza internazionale.
Il clima positivo lasciava però presagire che si fosse finalmente vicini a una soluzione.
 
Un ulteriore decisivo passo in tal senso fu l’accordo sull’adozione da parte dei due governi del cosiddetto «Calendario operativo», uno strumento del tutto innovativo nell’ambito dei rapporti internazionali tra Stati, che avrebbe potuto costituire l’ancoraggio internazionale a garanzia delle intese raggiunte sul piano interno tra il Governo e la minoranza sudtirolese.
Non costituiva di per sé un accordo tra i due Paesi, ma piuttosto un’intesa sulla procedura da seguire per pervenire alla conclusione della controversia.
Tale procedura era basata su atti autonomi, che dovevano essere compiuti parallelamente, secondo un calendario concordato, da ciascuna delle due parti.
L’obiettivo era giungere alla «quietanza liberatoria» e alla conseguente comunicazione all’ONU dell’avvenuta chiusura della controversia.
Il Calendario operativo rappresentava, in sostanza, una garanzia molto flessibile per l’Austria, anzitutto, ma anche per l’Italia, che consentiva a ciascuno dei due Paesi di non procedere oltre, nell’assolvimento degli impegni assunti, se la controparte avesse contravvenuto a quanto pattuito.
 
Le trattative, a tutti i livelli, si protrassero per buona parte anche dell’anno successivo, il 1969.
Quelle interne, tra Governo italiano e Volkspartei, portarono alla definizione del Pacchetto di 137 misure a favore delle popolazioni altoatesine.
Le trattative tra Italia e Austria, invece, consentirono di stabilire tempi e modalità del Calendario operativo.
Una delle questioni di maggior rilievo, all’interno del Calendario operativo, era quella riguardante la tempistica con cui si sarebbe dovuta attivare la competenza della Corte internazionale di Giustizia de L’Aia, per la composizione di eventuali future controversie.
L’accordo su questo punto fu raggiunto solo poco prima dell’intesa globale: si decise, allora, che tale competenza sarebbe scattata subito dopo il rilascio della quietanza liberatoria e dopo la notifica all’ONU relativa alla definitiva chiusura della controversia.  
 
Mauro Marcantoni

(Precedenti puntate)

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