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Un castello di suoni al Castello di Pergine, martedì 18 luglio

Le percussioni ortodosse (e non) della Compagnia d’arte drummatica di Bologna accompagneranno il pubblico in un concerto itinerante tra le opere di Roger Rigorth

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Quello in corso è l’ultimo anno di gestione del Castello di Pergine da parte di Verena Neff e Theo Schneider, che 25 anni fa hanno cominciato il loro lavoro presso il maniero, portandolo a diventare un punto di riferimento nel panorama turistico trentino.
A loro il Circolo del cinema Effetto notte dedica il terzo appuntamento di Scirocco – Festival di cinema, musica e contaminazione delle arti, un concerto itinerante tra le istallazioni dell’artista Roger Rigorth, fuori e dentro il Castello, con le musiche originali della Compagnia d’arte drummatica di Bologna, le loro percussioni ortodosse e non, strumenti tradizionali, etnici e inventati (tra cui violino, toy piano, clarino, sax, sega musicale, chitarra, saz, armonium, batteria).

L’iniziativa è stata resa possibile grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Compagnia d’Arte Drummatica opera nel panorama della musica sperimentale.
Il progetto, ideato da Mario Martignoni per esplorare il mondo della percussione ortodossa e non, si è arricchito in seguito alla partecipazione attiva di altri musicisti che ha portato all'ensemble nuovi timbri e indirizzato la compagnia nella dimensione della musica incidentale, una musica che nasce e vive in relazione ad altro.
L'interesse verso questo settore ha portato il gruppo a relazionarsi ad altre forme d'arte realizzando collaborazioni con gruppi di danza, artisti figurativi, scrittori, e operando in ambiti come il cinema e il teatro.


 
L'organico vede insieme musicisti provenienti da esperienze diverse, e combina l’uso delle percussioni con altri strumenti tradizionali e vari strumenti inventati.
Le peculiarità del lavoro svolto vanno dalla riscoperta di una musicalità primitiva alla ricerca di effetti e sonorità particolari ottenute dall'uso non sempre ortodosso degli strumenti, il tutto con un orecchio sempre teso verso tradizioni musicali «altre»‚ e una tecnica compositiva che lascia largo spazio all'improvvisazione.
 
La mostra di Roger Rigorth, Sense of belonging, conta circa venti opere poetiche esposte lungo il percorso tra le due cinte murarie e prima del parcheggio alla base del colle.
Altre opere sono collocate nella sala d'entrata e nella «Prigione della goccia».
Alcune piccole sculture si trovano infine nelle Sala del Trono.
Per ogni spazio l’artista ha scelto forme diverse, graticci messi a terra, nidi sospesi a un'altezza vertiginosa, bozzoli che sembrano volersi schiudere da un momento all’altro, poesie mute, oggetti da fiaba che si raccontano a ogni visitatore in modo diverso, a seconda della propria storia di vita, del proprio «senso di appartenenza», come recita il titolo della mostra.

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